Pronti per il ritorno
del Signore
“Il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio, e alla paziente attesa di Cristo”
(2 Tessalonicesi 3:5) |
Innanzi tutto va detto che è bella l’idea di Dio che dirige il cuore dell’uomo.
Indubbiamente il credente non è un burattino, ma dal momento che ama il Signore volontariamente, sapendo che è buono e che tutto il bene procede da Lui, egli mette fiduciosamente il proprio cuore
nelle Sue mani.
L’uomo di Dio sa ascoltare l’invito del Padre: “Figlio mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi
prendano piacere nelle mie vie” (Prov.23:26). Avverte, per fede, l’onore
altissimo di poter lasciare il proprio cuore nelle mani di Colui che può renderlo felice: “Il cuore del re, nella mano del Signore, è come un
corso d’acqua; Egli lo dirige dovunque Gli piace” (Prov.21:1).
Un cuore arreso, che considera l’amore di Dio manifestato alla croce, attende
il ritorno di Gesù. Con pazienza, speranza viva, beata, costante, amando la Sua apparizione, attendendo lo Sposo amato, celeste, vittorioso, eterno, Salvatore, Re, Signore.
Viviamo, però, in tempi difficili e Dio ci chiama ad attendere con cura e a
proteggere i nostri cuori: “Custodisci il tuo cuore più d’ogni altra
cosa…” (Prov.
4:23); “Siano le tue vesti bianche in ogni tempo e l’olio non
manchi mai sul tuo capo” (Eccl.9:8)
Quando siamo giovani è naturale una certa curiosità verso le cose che ci
circondano. Scoprire come funzionano certi meccanismi familiari, sociali, ambientali, scientifici, tecnologici … Affaticarsi, studiare, riflettere su queste cose rientra nello sviluppo
psicofisico del giovane.
Anche Salomone, anche gli amici di Daniele e Daniele stesso, Paolo ed Apollo,
erano persone particolarmente preparate. Ma occorre capire bene dove sia diretto il cuore: “Signore, inchina il mio cuore alle tue testimonianze e
non alla cupidigia” (Salmo
119:3 6).
Distrarsi spiritualmente e non capire bene la volontà di Dio è facile, le
conseguenze sono terribili, soprattutto nelle scelte sbagliate fatte in gioventù: un’attività lavorativa impropria, una compagnia cattiva, un matrimonio infelice, un’abitazione in luoghi inadatti
…
Ecco perché l’apostolo Paolo, nel capitolo 1 della seconda lettera ai
Tessalonicesi, loda l’eccellente crescita nella fede dei credenti, l’amore abbondante tra fedeli, la costanza nella prova. Tutte cose fondamentali in vista del momento in cui il Signor Gesù
apparirà dal cielo per darci riposo e vittoria e per essere in quel giorno glorificato nei Suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto.
Se è necessario evitare le distrazioni, è altresì indispensabile essere
impegnati nelle cose di Dio fin da giovani, affinché Egli ci ritenga degni della vocazione.
Più si considerano importanti la preghiera sincera al Dio Altissimo, la
meditazione dell’amata Parola di Dio, la celebrazione del culto benedetto insieme ai fratelli e la testimonianza efficace nel mondo, più come giovani sentiremo una voce interiore che ci dirà con
amore: “… Questa
è la via camminate per essa” (Isaia
30:21).
Dio compirà con potenza ogni nostro buon desiderio, in questo modo Egli si
adopererà alla nostra riuscita spirituale, perché i nostri pensieri saranno in linea con i Suoi. La Sua potenza si manifesterà man mano che procederemo nel cammino.
Se si evita qualcosa, ci s’impegna in qualcos’altro: non possiamo trascurare
che la fede deve tradursi in pratica, avere un’opera che la segue. La fede teorica è falsa, sterile, morta, “… quel che vale è la fede che opera per mezzo
dell’amore” (Gal.5:6).
Ecco perché si parla dell’opera della vostra fede, utile perché il nome del
Signor Gesù Cristo sia glorificato.
Quanti impegni doveva assolvere un re come Salomone: amministrare la giustizia,
seguire le varie costruzioni del regno, mantenere i contatti diplomatici con i paesi vicini. Mentre per suo padre Davide lo sviamento durò circa un anno, per Salomone durò molti
anni.
Si comincia col trascurare alcune priorità spirituali sostituendole con
attività materiali, il culto di famiglia con “indispensabili” attività ricreative, sportive, viaggi … Siccome si fa tardi al lavoro, la stanchezza serale impedisce la frequenza dei culti
infrasettimanali.
Si continua con il pensare che “non fa nulla se…”, che “tutti lo fanno…”, che “non possiamo distinguerci troppo dal mondo
…” si diventa materialisti, egoisti, rivolti a se stessi, se la
fede, che è sempre dottrina ed etica insieme (cfr Giuda
3), soffre un po’, non possiamo farci niente. Per mascherare
questo stato di cose con un paravento di spiritualità, ecco che si parla di cose che sconvolgono la mente e distorcono il cristianesimo puro e semplice. È l’apostasia! Il conformarsi al
mondo.
Attivismo, forma senza potenza; tutto sembra molto “operativo”, funzionale,
pragmatico, ma a che prezzo? Lasciando il primo amore! Non si ha tempo per le cose del Signore, ma quando il tempo finirà, cosa ne sarà dell’anima nostra nell’eternità?
Nel nostro tempo “l’iniquità aumenterà, l’amore dei più si raffredderà
…” e quando il Figliuol dell’uomo tornerà troverà la fede sulla
terra? E noi saremo pronti?
Tutto questo “divenire uguali al mondo” dei credenti non sembra preparare
ulteriormente la strada all’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è
chiamato Dio od oggetto di culto? (2
Te.2:4).
Si passa, con questo mutamento pratico dovuto al “non c’è tempo per le cose del
Signore”, da Colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo ad un altro Vangelo, che poi non c’è un altro Vangelo. Dio ha tutto il diritto di dirci: “Io mi ricordo dell’affetto che avevi per me quand’eri
giovane, del tuo amore da fidanzata ...” (Ger.2:2).
Gesù ha fatto un sacrificio tale per noi, così pieno di misericordia, amore,
compassione, grazia che non merita per niente di essere trascurato, negletto, abbandonato, messo da parte.
Quando vi è un senso d’appagamento, d’autocompiacimento, viene da pensare:
“ormai ho fatto abbastanza, ho dato tutto”.
Quando gli stimoli terminano, gli interessi scemano, anche nella Parola di Dio
si tende a dire: “Io non ci ho più alcun piacere.” (Eccl.
12:3)
Eppure gli anziani possono essere: “sobri, dignitosi, assennati, sani nella fede,
nell’amore, nella pazienza. Anche le donne anziane abbiano un comportamento conforme a santità, non siano maldicenti, né dedite a molto vino, siano maestre nel bene, per incoraggiare le giovani
ad amare i mariti, ad amare i figli, ad essere sagge, caste, diligenti nei lavori domestici, buone, sottomesse ai loro mariti perché la Parola di Dio non sia disprezzata” (Tito
2:2-5).
Il rilassamento eccessivo porta all’apatia. Spesso non si riescono a
distinguere segni e prodigi bugiardi, d’inganno e iniquità e si giunge a trascurare anche la santificazione nello Spirito e la fede nella verità. Invece la terza età è adatta per stare saldi e
ritenere gli insegnamenti, per essere confermati in ogni opera buona e in ogni buona parola.
Caro anziano, aspetti il ritorno di Gesù? Evitiamo dunque ogni eccesso di
distrazione da giovani, d’attività da adulti e di rilassatezza da anziani … Se ci pensiamo bene, potremmo usare il termine “disordine”.
“Fratelli, vi ordiniamo nel
nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l’insegnamento che avete ricevuto da noi... E se qualcuno non obbedisce a ciò
che diciamo” - scriveva l’apostolo Paolo sempre
nella 2 Tessalonicesi 3. - “notatelo e non abbiate relazioni con lui, affinché si
vergogni. Però non consideratelo un nemico ma ammonitelo come un fratello”
Il disordine spirituale crea disordine materiale, come il disordine alimentare
porta cattiva salute, e quello del tempo scompensi vari.
Dio vuole che ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine, e desidera
prepararci per il ritorno di Cristo, dirigendo i nostri cuori.
Lasciamoci “dirigere” e preparare adeguatamente!