Testimonianze Efesini 2: 8,10 “Poiché è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché nessuno si glori; perché
noi siamo fattura di Lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo”. Mi chiamo Ezio, sono nato a Velletri (RM) l'8.12.1922 e
sono il primo di quattro figli. Provenendo da una famiglia di contadini, ho vissuto in campagna, fuori dal centro cittadino, fino all’età di otto anni quando, nel 1930 ci trasferimmo a Velletri città
dove cominciai a lavorare come calzolaio. Nel 1940 svolsi il servizio militare a Ferrara e, nel 1944 mi trasferii a Roma con la mia famiglia dove mio padre era allora impiegato presso il Ministero
della Guerra. Nel 1945 fui nuovamente chiamato alle armi ma venni congedato a causa dell’aggravamento di una malattia che avevo in precedenza contratto. Cominciai quindi a lavorare come calzolaio nel
negozio del mio futuro suocero, non sapendo che lui e tutta la sua famiglia erano di fede evangelica pentecostale. Egli cominciò a parlarmi costantemente dell’Evangelo ma io non avevo alcun interesse
ad ascoltarlo poiché la mia vita era completamente rivolta ai piaceri del mondo, infatti tutto quello che guadagnavo lo spendevo in spettacoli di varietà, cinema, teatri e per soddisfare il vizio del
fumo di cui ero schiavo. Mio suocero, però, continuava insistentemente ad evangelizzarmi fino a quando, per accontentarlo, decisi di andare ad una riunione di culto. Dovetti però ritardare la mia
visita di due o tre mesi, il tempo necessario per procurarmi un abito che, a mio avviso, fosse adatto all’occasione. Il giorno che, per la prima volta, varcai la soglia della chiesa, fui
profondamente colpito dal contegno delle donne che si trovavano in quel luogo a lodare il Signore e a testimoniare della salvezza in Cristo Gesù; ero improvvisamente di fronte ad una realtà, per me,
fino ad allora sconosciuta poiché, in quel tempo, la concezione che avevo del genere femminile era purtroppo molto bassa. Il mio cuore venne toccato, oltre che da tutto lo svolgimento della riunione,
anche alla fine, quando vidi l’amore che esprimevano i partecipanti salutandosi tra loro con quello che nella Bibbia viene chiamato il “santo bacio”. All’improvviso mi balenò una frase nella mente e
pensai: “questi sono i primitivi cristiani”, pur non comprendendone il reale significato. Tutto ciò mi portò a rivolgermi al Signore ed a dire: “Signore Iddio, se veramente Tu esisti, come dicono e
testimoniano loro, ed hai mandato Tuo figlio Gesù qui in terra a morire per i peccatori, ebbene io sono un peccatore, salvami!”. Nei giorni successivi mi regalarono un Nuovo Testamento facendo
riemergere in me una frase che mia nonna ripeteva spesso nella mia fanciullezza ovvero che l’Evangelo è verità, parole che, fino all’età di ventitre anni, ogni tanto mi tornavano in mente senza che
io vi dessi peso. Accettai, quindi, l’Evangelo con molto piacere e cominciai a leggerlo senza, però, riuscire ancora a comprenderlo. Nel frattempo andai ancora alcune volte in chiesa ma solo di
domenica. Continuai, comunque, la lettura dell’ Evangelo la quale portò, gradualmente, dei meravigliosi cambiamenti nella mia vita. La prima cosa che scomparve fu la bestemmia (all’epoca non ero
consapevole del fatto che fosse un peccato), poi ogni traccia di nervosismo svanì (ero, in effetti, un ragazzo con questo Lato del carattere molto accentuato”, mi accorsi che nulla mi faceva più
arrabbiare e la cosa mi meravigliò molto. Ma l’opera del Signore non era ancora finita! A quel tempo, ogni giorno prima di iniziare il lavoro, avevo l’abitudine radicata di leggere il giornale e
fumare una sigaretta. Mi apprestai così, una mattina, ad iniziare la giornata accendendo la mia sigaretta la quale, però, aveva un sapore decisamente cattivo. La buttai e ne accesi un’altra ma anche
quella non era buona; continuai così fino a quando le terminai. A quel punto chiamai un ragazzo chiedendogli di andare a comprarmene qualcuna (allora venivano vendute sfuse) ma il risultato fu lo
stesso, anche quelle erano decisamente cattive, tanto da non poterle fumare. Da quel giorno il desiderio di fumare scomparve completamente senza che ne capissi il motivo. La mia meraviglia fu enorme
e mi trovai a pensare: “ma cosa mi sta succedendo?” In uno di quei giorni mi trovavo in preghiera a casa di mio suocero quando il Signore fece un’opera meravigliosa entrando in profondità nel mio
cuore: all’improvviso mi sentii ricolmo di un grande amore verso tutta l’opera del Signore tanto che nacque in me il desiderio fortissimo di vedere Dio, di pregarLo e di amarLo con tutto me stesso.
In seguito, una domenica verso la fine della riunione di culto, scoppiai a piangere ma, ancora, non riuscivo a comprendere l’opera di Dio, infatti l’unica cosa di cui mi preoccupai fu il giudizio
degli altri ma il Signore che è pietoso e pieno d’amore verso i suoi figli, comprese i timori del mio cuore e fece cessare le lacrime non appena il pastore concluse la riunione pronunciando la parola
“Amen” (anche se poi, lungo la strada del ritorno a casa, scoppiai di nuovo in un pianto ininterrotto). Il 4 Novembre 1946 mi trovavo a partecipare ad una riunione in una casa privata in una zona di
Roma chiamata Tiburtino Terzo. Eravamo circa trenta persone ed il pastore, Ernesto Di Biagio, stava predicando sul capitolo 10 degli Atti degli apostoli, ovvero sul fatto che mentre l’apostolo Pietro
si trovava in casa di Cornelio lo Spirito Santo cadde su tutti coloro che stavano ascoltando ed in quel preciso momento lo Spirito Santo cadde anche su di me. Io, che non ero a conoscenza del
battesimo nello Spirito Santo, mi trovai con il cuore stracolmo di amore e di gioia e cominciai a parlare in altre lingue; altri presenti stavano per ricevere un’opera di liberazione dal maligno e lo
Spirito dentro di me mi portava a sgridarlo in altre lingue per essere liberati. Finalmente compresi tutto quello che, fino a quel momento, era per me incomprensibile, tutta l’opera meravigliosa che
il Signore aveva compiuto in me. Da quella sera crollò, senza nessuno sforzo da parte mia, tutta l’impalcatura di peccato che in quegli anni mi ero costruito addosso. Il Signore mi liberò
completamente tanto che non potevo più neanche avvicinarmi a quei posti che frequentavo in precedenza e non potevo più tenere nessun oggetto del quale mi ero appropriato illecitamente, tanto che
andai a riconsegnare tutto. Il desiderio di servire il Signore era diventato fortissimo in me ma non sapevo come metterlo in pratica; la conoscenza che avevo della Parola di Dio era poca, al punto
che non sapevo neanche dei doni e dei ministeri che il Signore elargisce ai Suoi figli. Un pensiero cominciò a turbare il mio cuore, delle parole che del continuo mi venivano in mente mi colpirono
nel profondo: “ma che vuoi servire Iddio, tu che non hai neanche studiato!” Questa frase mi causò una grande afflizione fino a quando, pochi giorni dopo, lessi: Matteo 10:19,20 “Ma quando vi
metteranno nelle loro mani non siate in ansietà del come parlerete o di quel che avrete a dire; poiché in quell’ora stessa vi sarà dato ciò che avrete a dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è
lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Queste parole mi confortarono e mi fecero capire che quello che importava non era lo studio, bensì la guida dello Spirito Santo; tornò, quindi, in me
quella bramosia di servire Iddio sapendo che lo Spirito Santo mi avrebbe sempre guidato. In Efesini 2:10 è scritto: “perché noi siamo fattura di Lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone
opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo”. Attendere e ricercare la guida dello Spirito Santo divenne, quindi, il mio unico desiderio ed il Signore non tardò a farmi
comprendere la Sua volontà. Mi disposi in preghiera per tutte quelle persone che il Signore mi metteva nel cuore e, proprio grazie a quelle preghiere ed alla mia testimonianza, venni a sapere che
molti venivano salvati, il Signore stava cominciando ad usarsi di me nella chiesa. Nel Gennaio del 1948 un mio parente che viveva a Genazzano (piccola cittadina fuori Roma) parlò con una donna della
mia conversione e lei, incuriosita, mi scrisse esprimendo il desiderio di conoscermi. Nel leggere quell’invito sentii fortemente la presenza di Dio tanto che per cinque o sei giorni non feci altro
che leggere continuamente quella lettera fino a quando decisi di andare da lei. La domenica presi il treno, andai e testimoniai dell’opera che Gesù aveva fatto in me a tutta la famiglia la quale mi
chiese di tornare anche la domenica successiva. Quando tornai da loro mi trovai di fronte ad una stanza piena di gente desiderosa di ascoltare le mie parole; il mio stupore era grande e mi chiedevo
chi glielo avesse potuto dire. Continuò così per altre due o tre settimane, la gente che cercava Iddio aumentava sempre di più, il Signore benediva grandemente ed alcuni vennero anche battezzati
nello Spirito Santo. Nel frattempo, a Roma, raccontavo tutto al fratello Di Biagio, allora pastore della chiesa di via Adige, e lo invitavo a venire ma egli, vedendo l’opera che il Signore stava
compiendo usandosi di me in quella cittadina, rifiutò per molto tempo, solo due anni dopo accettò il mio invito. Continuai, così, le mie visite a quella famiglia fino a quando un giorno, mentre
eravamo in preghiera, mi accorsi che sia il corridoio che tutta la piazzetta dove si affacciava la casa era gremita di gente infuriata contro di me. Dovettero intervenire i carabinieri i quali mi
portarono via insieme a mio cognato, costretti a proteggermi anche da una donna che mi insultava e minacciava di picchiarmi. Arrivati in caserma i militari ci consigliarono di non tornare più ma io
rifiutai un tale consiglio rispondendo loro che avrei seguito solamente la volontà del Signore e la sua guida. Fu così che tornai la domenica successiva ed, immancabilmente, avvenne la stessa cosa:
la piazzetta del paese era gremita di gente e le persone si affacciavano dalle finestre per osannare il nome di Maria e gridare contro di me. Ancora una volta dovettero intervenire i carabinieri per
riportarmi in caserma ma fu proprio in quella circostanza che uno di loro ricevette Gesù nel suo cuore e si convertì. Nacque così la chiesa di Genazzano della quale si prese cura il fratello Di
Biagio fino a quando non venne eletto il nuovo pastore Alberto Testa. In seguito si convertì anche il figlio ventenne di quella famiglia, il quale in principio, non credeva ma sperimentò
personalmente l’opera di Gesù nel suo cuore e nella sua vita. Anche il carabiniere entrò a far parte della famiglia di Dio sposando, oltretutto, la figlia di un credente. Nel Giugno del 1949 mi
sposai anch’io con Eva, la figlia del mio datore di lavoro e fratello in Cristo, Felice Patacchiola, con la quale ebbi cinque splendidi bambini. Tutti i miei figli, per un periodo della loro vita,
vollero conoscere i piaceri del mondo ma, grazie alle incessanti preghiere fatte con mia moglie, tornarono tutti al Signore. In quel tempo servivo la chiesa con il compito di diacono quando un
giorno, il fratello Ernesto Di Biagio ci annunciò di voler lasciare il pastorato e propose a tre credenti, il fratello Corino, il fratello Tramentozzi ed a me, di candidarsi al posto suo, ma tutti e
tre rifiutammo la proposta poiché in quel momento non sentivamo nel cuore di poter accettare un così grande compito. Il fratello Di Biagio ci consigliò quindi di disporci intensamente in preghiera
per una settimana al termine della quale, la domenica successiva, ci avrebbe domandato se avessimo avuto una risposta da parte del Signore. Domandò, quindi al fratello Corino ma egli rispose di no,
poi fece la stessa cosa con me, ma anch’io rifiutai, allora, rivolgendosi al fratello Angelo Tramentozzi affermò che lui sarebbe stato il pastore della chiesa di via Adige e ne ebbe la conferma
quando seppe che egli, proprio durante la notte, sognò di essere chiamato al pastorato. Nell’anno 1960 la chiesa si trasferì in via Tagliamento, dove è rimasta fino ai giorni d’oggi, e lì, per
ventotto anni continuai il mio fedele servizio al Signore testimoniando sempre della sua opera in me. Nel 1973, dopo molti anni di fedele ed umile servizio il Signore chiamò a sé il fratello
Tramentozzi e nel 1974 fui eletto pastore della chiesa di via Tagliamento. Il Signore stava continuando la sua opera gloriosa in me e cominciò a manifestarsi potentemente anche all’interno della
comunità. Molte anime vennero salvate e battezzate nello Spirito Santo ed alcuni credenti furono anche guariti da la di una donna affetta da sintomi molto gravi che le avevano causato la perdita
della ragione. La famiglia era stata costretta a ricoverarla per poterle assicurare le giuste cure ma anche perché doveva essere tenuta costantemente sotto controllo. Mia moglie ed io, sotto
richiesta del marito e del padre, andammo a trovarla e, avvicinatici al suo letto, facemmo una piccola preghiera confidando nella bontà del Signore. Immediatamente quella donna venne guarita.
Un’altra guarigione fu quella di una bambina molto piccola anch’essa affetta da molteplici malattie la quale, ogni volta che mangiava, rigettava il cibo; questa situazione l’aveva ridotta ad essere
molto debole e sotto peso. Quando andammo a trovarla pregammo per lei e mia moglie, sospinta dallo Spirito Santo, disse alla madre di darle da mangiare. La donna, dubbiosa, obbedì alla richiesta
raccomandandole, però, di spostarsi perché la piccola avrebbe potuto rigettarle addosso il cibo, ma così non fu. La bimba venne guarita e riacquistò il peso perduto diventando, così una bellissima
bambina piena di salute. Un’altra guarigione fu quella di una donna che, partecipando ad una riunione sotto una tenda di evangelizzazione organizzata dalla nostra chiesa fu guarita da un tumore e, da
quel momento, testimoniò a tutti dell’opera meravigliosa che il Signore aveva compiuto nella sua vita, donandole la salvezza dell’anima e la guarigione miracolosa del corpo. Queste sono solo alcune
delle meraviglie che il Signore ha compiuto nella mia vita. Naturalmente, in questi sessant’anni di fede, non sono mancate le prove, a volte anche molto dure ma, grazie a Dio, ho sempre assistito
all’intervento del Signore che mi ha sostenuto e liberato da ogni problema, l’unica cosa che ho dovuto fare è stata quella di affidarmi completamente a Colui che mi ha chiamato a questa alta e
superna vocazione. Ora non posso fare altro che ringraziare il mio Signore per tutto quello che ha fatto per me; Egli, infatti, ha mostrato il suo grande amore operando un meraviglioso miracolo di
gravissimo incidente stradale. I medici infatti, ci dissero che sicuramente non sarebbe sopravvissuta o che, nella migliore delle ipotesi, avrebbe subìto gravi danni fisici permanenti. Grazie a Dio
mia figlia ora è in perfetta salute. Il Signore mi ha dato inoltre la gioia di vedere l’ultimo dei miei figli, Fabrizio, chiamato al ministerio del pastorato nella chiesa che Dio aveva prima affidata
a me. Il Signore mi ha sempre mostrato il suo amore e la sua fedeltà donandomi tutto ciò di cui avevo bisogno, ed è pronto a salvare e benedire tutti coloro che Lo invocano e si confidano in Lui. Al
Signore solo che è degno rendo la lode e la gloria da ora in eterno. Iddio ci benedica. Ezio Evangelisti