Introduzione

Nell'epistola agli Ebrei ricorre per tre volte, riferito a Cristo, il verbo "considerare". Nella lingua originale di volta in volta vengono usati tre verbi differenti, che hanno il compito di evidenziare aspetti diversi dell'unico tema, queste sfaccettature approfondiremo nella presente breve serie di studi.

In apertura desideriamo sottolineare con forza l'insegnamento biblico che presiede all'argomento: l'esigenza di applicare tutto il nostro essere alla conoscenza del Salvatore Cristo Gesù. Nel nostro tempo la contemplazione, intesa come meditazione rapita, non riscuote alcun interesse, anzi sembra non avere cittadinanza. Il ritmo della vita quotidiana è scandito dal "mordi e fuggi", si fa molto più di ieri ma con meno partecipazione e riflessione. Anche la comunione con il Signore Gesù forse è meno partecipata.

Considerare, cioè contemplare, è un imperativo della Scrittura, che si deve tradurre nell'impegno sincero per scoprire la dimensione ineffabile della preghiera, quella dell'ammirazione concreta del nostro Signore e Salvatore Cristo Gesù.

"Considerare", in questo versetto, vuoi dire fissare attentamente lo sguardo della mente e del cuore. Non uno sguardo "fisico" ma un'attenta meditazione d'ordine spirituale (Luca 12:24,27Atti 11:6).

 

1. Il modo della "considerazione" acuta. La vita moderna impone ritmi che frastornano la mente, privandola del piacere di riflettere. Anche la comprensione neopentecostale della fede, così attenta all'immediato ed allo spettacolo, spinge ad una comunione "mordi e fuggi", senza alcuna attenzione verso l'opera che lo Spirito Santo compie nella coscienza. La Parola di Dio esorta a fermarsi, osservare e meditare, in poche parole a considerare. Ecco alcune caratteristiche di questa attività spirituale.

a) Il realismo, che rifugge dagli estremi della depressione e dell'esaltazione, i quali inducono rispettivamente alla disperazione ed alla delusione. Un sano realismo biblico spinge alla fede (Romani 4:19-20).

b) La curiosità, quella sana, spirituale, che non si accontenta di registrare fenomeni ma ne cerca 1 a Causa (Atti 7:31-32).

c) La penetrazione, per spingersi oltre le apparenze e comprendere i collegamenti che stanno dietro gli avvenimenti (Luca 20:23).

 

2. L'Oggetto della "considerazione" acuta. E' unico ed è Cristo. L'invito è fra i più alti ed entusiasmanti (Ebrei 12:1-2). Non uno sguardo distratto e superficiale attrae il Signore (Proverbi 23:5), ma un devoto ed ammirato slancio dell'animo. Il testo indica quale Oggetto della considerazione Gesù, attribuendoGli due titoli.

a) Gesù. E' la forma greca dell'ebraico Joshua (Zaccaria 3:1), fu questo il suo nome umano per volere divino (Matteo 1:21Giovanni 1:14,16-18).

b) Gesù l'Apostolo della nostra confessione di fede. Apostolo vuol dire "mandato", Gesù è l'inviato di Dio per eccellenza (Giovanni 17:3Matteo 15:241Giovanni 4:9). In particolare la prima e pistola di Giovanni offre alcuni insegnamenti che riguardano l'apostolato di Cristo (1Giovanni 4:9-10,14).

c) Gesù il Sommo Sacerdote della nostra confessione di fede. Lo scopo dell'apostolato di Cristo è stato il Suo sacrificio. L'epistola agli Ebrei è ricca di particolari riguardo al sommo sacerdozio di Gesù:

I) il carattere di fedeltà (Ebrei 3:2) e purezza (7:26);

II) l'efficacia assoluta (9:13,14,23);

III) l'attualità (2:187:25).

 

3. Le conseguenze della "considerazione" acuta. Da questa contemplazione il credente trae una fede fortificata e la determinazione celeste a perseverare fino alla fine (Ebrei 12:2). Considerando attentamente il ministerio di Cristo si ricava anche un modello perfetto di servizio e della virtù che ad esso è legata, la fedeltà (Ebrei 3:2,5Matteo 24:45-46). Si consideri la fedeltà di Cristo (Apocalisse 1:519:11).

a) Verso il Padre. Non si confonda la fedeltà con l'inferiorità (Matteo 5:37Galati 5:22). Nell'eternità il disegno della redenzione contemplava la missione del Figlio, nome che indica la piena divinità (Giovanni 5:18 cfr. 10:36 e 19:27).

b) Nel Suo ministerio. La casa è la Chiesa di Dio. Cristo è stato fedele in quest'opera di:

I) Costruzione e preparazione (Matteo 20:28Filippesi 2:7-8).

II) Governo. Nel testo di Filippesi 2:9-11 si parla della restaurazione e dell'ascensione.

 

Non è forse ancora oggi Cristo "sulla casa"? Egli è il Capo supremo (Efesini 1:22).

L'imperativo "considerate" è un invito perentorio ad osservare con attenzione e con un fine ben preciso (Marco 15:47;Luca 10:18); indica lo sguardo indagatore, attento ai dettagli (Luca 23:34,35).

 

1. Il modo della "considerazione" attenta. A questo proposito risulta utile tracciare il parallelo con la realtà della nostra vita quotidiana. E' un dato di fatto che i più giovani incontrano delle difficoltà nel seguire lo sviluppo logico di un discorso. L'immagine è la regina del discorso, impera con il suo naturale contorno di musica.

a) Osservazione dei particolari dell'opera di Dio (Giovanni 20:6,12,14). Può accadere che gli occhi dei credenti siano "ritenuti" dall'incredulità (Luca 24:16).

b) Conoscenza della Parola di Dio (Giovanni 8:51). Osservare, in questo caso, vale per meditare e mettere in pratica. Quanto sia importante non soltanto leggere ma osservare, meditare, elaborare la Parola del Signore ogni credente lo sa per esperienza (Salmi 110Genesi 14).

c) Contemplazione della gloria di Cristo (Giovanni 17:24). Sembra di capire che nella gloria eterna non cesseremo di saziarci della gloria di Cristo.

 

2. Considerare attentamente la grandezza di Cristo. Melchisedec è personaggio unico nella Bibbia e per questo è figura di Cristo (v. 3). Nel brano di Ebrei i credenti sono invitati a considerare attentamente l'importanza e la superiorità di Melchisedec rispetto ad Abramo (v. 7), per giungere al riconoscimento della superiorità di Cristo rispetto al sacerdozio levitico (vv. 15-17). Di Cristo si pretende di sapere quasi tutto eppure non si considera spesso la sua "grandezza", che comporta assoluta superiorità e che risiede:

a) Nella natura divina (vv. 16-17), che nei versetti viene caratterizzata da:

I) La vita indissolubile, è la qualità di Cristo quale Figliuolo di Dio (Giovanni 1:43:365:26) e quale Uomo perfetto (Atti 3:15Giovanni 10:11).

II) L'eternità , è un attributo proprio di Dio (Salmi 90:2Isaia 40:28Romani 1:20).

b) Nella perfezione morale (v. 26-27), tre aggettivi qualificano moralmente il Signore Gesù e ne evidenzia no l'abissale superiorità rispetto al sacerdozio (Efesini 1:20-22).

 

3. Le conseguenze della considerazione della grandezza di Cristo. Sono edificanti oltremodo, poiché riguardano la vita cristiana, anzi la determina ed addirittura la colorano.

a) L'autorità di Cristo. Deriva dalla Sua divinità e dalla Sua opera, le conseguenze sono evidenti e potenti:

I) Nell'opera di Dio, Cristo è Dio (Ebrei 8:1), Egli è Signore dell'universo in senso fisico ed in senso storico (Ebrei 1:3), la Sua vittoria è chiara (Ebrei 10:12). La vita dei credenti è al sicuro in Lui (Colossesi 3:1).

II) Nella comunione, Cristo è la via per accedere a Dio (Ebrei 10:19), i credenti godono della libertà, della fede e della purificazione (Ebrei 10:22).

b) L'opera di Cristo. In particolare la potenza del sacrificio di Cristo:

I) La redenzione (Romani 3:24,25). La parola chiave del testo biblico è: "Redenzione" (1Pietro 1:18,19).

II) La santificazione (1Giovanni 1:7Efesini 2:13,19).

III) La comunione (Ebrei 9:14Efesini 2:13). Il sangue di Cristo avvicina a Dio, introduce il credente alla Sua presenza (Salmi 65:4).

IV) La vittoria (Apocalisse 12:11Colossesi 3:8Efesini 4:17-321Giovanni 1:7).

L'ultimo imperativo "considerate" vuoi dire "pensare comparando", evidenzia una presa di coscienza, farsi un'idea esatta per mezzo di un paragone.

 

1. Considerare Cristo che sostenne l'opposizione. Una semplice lettura delle profezie dell'Antico Testamento e dei Vangeli aiuterà a collegare le varie profezie messianiche ed i loro puntuali adempimenti. Fra le varie sofferenze che Cristo dovette sopportare, vi furono anche quelle di carattere "morale". Esaminiamo l'opposizione che Cristo sopportò, collegando le profezie con i Vangeli.

a) L'incomprensione dei Suoi intimi (Salmi 69:9Marco 3:21,31Giovanni 7:5).

b) L'odio spietato degli avversari (Salmi 22:769:5Luca 4:29Giovanni 8:5910:31) che dissimulavano attenzione soltanto per carpirGli qualche parola da ritorcerGli contro (Matteo 12:10).

c) La testardaggine dei discepoli (Marco 8:178:339:19), che puntualmente non comprende vano lo spirito dell'insegnamento di Cristo, anzi in alcune occasioni lo travisarono (Matteo 5:441Corinzi 1:14).

 

2. Considerare come Cristo sostenne l'opposizione. La meditazione sul testo ispirato dei Vangeli aiuterà a collegare i diversi tipi di opposizione che Cristo dovette sostenere agli atteggiamenti da Lui assunti di volta in volta. Pensare collegando vuoi dire anche individuare questi legami che si rivelano preziosi per la coerenza personale.

a) I rapporti familiari ben presto chiariti e ben presto onorati (Giovanni 2:4,7), mai rinnegati (Matteo 12:46-50) né dimenticati (Giovanni 19:26-271Corinzi 15:7).

b) L'odio spietato dei nemici trovò sempre in Cristo una buona coscienza e quindi chiarezza (Matteo 12:24-25), franchezza (Matteo 15:1-4), Egli seppe anche tacere (Luca 23:9), ma non si astenne dal bene (Luca 23:12) né dal perdonare tutti (Luca 23:34).

c) La testardaggine dei discepoli fu sempre prontamente ripresa (Matteo 8:17), esortata (Matteo 8:26). L'ammaestramento del Signore Gesù fu continuo, paziente ed elementare (Matteo 9:33-37).

 

3. Considerare che con Cristo si sostiene l'opposizione. Si concluderà questa serie di studi rivolgendosi al resto del Nuovo Testamento per collegare l'opposizione che Cristo dovette sostenere all'opposizione che i credenti di oggi devono fronteggiare:

a) Con Cristo i credenti si identificano. Ogni credente si identifica con il Signore e ne trova incoraggiamento supremo perché il Salvatore affrontò le stesse opposizioni (Ebrei 2:18), l'incoraggiamento viene dalla vittoria di Cristo (Ebrei 4:15Giovanni 16:33).

b) Cristo è l'amico inseparabile. I discepoli abbandonarono Gesù. Il Salvatore invece non li aveva mai abbandonati né lo ha mai fatto. I credenti non soffrono da soli ma con Cristo (Romani 8:171Corinzi 1:5).

c) Cristo è l'esempio. Le citazioni sarebbero davvero numerose, soltanto alcune che riguardano le accuse ingiuste (Matteo 27:12Marco 14:61), le cattiverie subite e mai rese (Matteo 26:531Pietro 2:23), la preghiera per i persecutori, l'unico vero mezzo di resistenza (Matteo 5:441Corinzi 1:14).

 

Salvatore Cusumano