UNA SANTA
RESPONSABILITÀ
"Pregate dunque il Signor della
mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse” (Luca 10:2)
La mancanza di preghiera limita
e ostacola il Santo d’Israele. La preghiera pone l’uomo nella condizione di ricevere da Dio ciò che Lui stesso desidera donare a piene mani. Come l’umidità sale al cielo e si condensa in nuvole,
per poi poter ricadere da qualche altra parte sotto forma di fresche precipitazioni, così i nostri desideri si elevano al Signore per scendere in piogge di
benedizioni. Caro lettore, accetta la tua responsabilità a questo riguardo. Nessun’attività cui potremmo dedicarci potrà mai compensare la carenza di preghiera. Coloro che sono consapevoli di
poter fare ben poco, comprendono meglio di altri l’urgenza e l’opportunità di ricorrere alla preghiera. È degno di nota che l’apostolo Paolo chieda in modo veemente le preghiere della chiesa per
la predicazione della Parola. Egli non chiede preghiere per la propria consolazione o per la propria liberazione, ma “per me, acciocché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con
franchezza il mistero dell’Evangelo” (Ef. 6:19). Paolo supplica i Colossesi “pregando in pari tempo anche per noi, affinché Iddio ci apra una porta per la Parola onde possiamo annunziare il
mistero di Cristo” (4:3). Poi si appella alla chiesa di Tessalonica: “...fratelli, pregate per noi perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata com’è tra voi”. “Se Paolo avvertiva che
le sue parole erano inadeguate rispetto alla grandezza dell’Evangelo quando si proponeva di predicarlo, come si deve sentire ogni altro ministro di Cristo? Se lui, nella pienezza
dell’ispirazione, supplicava di essere ricordato nelle preghiere dei fratelli, quanto più hanno bisogno di questo tipo di sostegno coloro che cercano di predicare la verità balbettando? Questi
devono rivolgersi a coloro che li amano per sollecitare le loro preghiere. I credenti non potranno mai fare qualcosa di più grande che presentare i propri ministri in preghiera” (A.
MacLaren).