PROFESSIONE RELATIVA A
CRISTO
Matteo 16:13-20
Questo capitolo di Matteo riporta una
confessione solenne relativa alla Persona di Gesù Cristo. La confessione fu fatta da Pietro a Cesarea di Filippi, che si trovava nella parte settentrionale della Palestina, a circa quaranta
chilometri a nord del mare della Galilea. La città si trovava sul fianco meridionale del monte Hermon, il monte dove avrebbe
avuto luogo la trasfigurazione. Il nome "Filippi" derivava da Erode Filippo, che cambiò il nome della città da Paneion a Cesarea di Filippi. L'aggiunta del nome Filippi distingueva la città dalla
Cesarea situata a sud del monte Carmelo. L'importanza del luogo per la professione risiede nel fatto che fu una città caratterizzata dal paganesimo e ai tempi dell'Antico Testamento fu una
roccaforte dell'adorazione di Baal, mentre in seguito fu chiamata Paneion in onore dell'idolo pagano Pan. Tuttavia, la grande confessione relativa a Cristo fu pronunciata in questa cittadina
famosa per la religione pagana.
1. La domanda per la professione (Matteo 16:13-16)
La grande professione di fede che Pietro fece riguardo a Cristo fu introdotta dalla domanda di Gesù riguardo a chi pensava la gente che fosse.
• Domanda riguardo all'idea degli altri. "Chi dice la gente che sia il Figliuol dell’uomo?" (Matteo 16:13). La prima domanda riguardava la gente in generale. I discepoli conoscevano l'opinione
pubblica e sapevano cosa pensava la gente di Cristo. La risposta fu istruttiva.
Primo, i dettagli della risposta. "Gli uni dicono Giovanni Battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti" (Matteo 16:14). La gente stimava Cristo molto più delle guide religiose di quei
tempi, che volevano ucciderlo.
Secondo, la lacuna della risposta. Pur onorando Cristo considerandolo un profeta stimato o persino Giovanni Battista, la gente fallì miseramente perché non riconobbe la Deità di Cristo o il suo
ufficio messianico. Si può considerare Cristo un grande uomo, un grande maestro o un grande esempio, ma questo non basta perché Cristo è Dio, è l'unico Salvatore dell'uomo, il Messia. Escludendo
queste tre grandi verità si disonora Cristo, ma purtroppo questo è ciò che fanno numerose chiese. Questa è una forma celata di incredulità perché non è quello che dicono, bensì è ciò che non
dicono a rendere la loro dottrina una via verso la dannazione.
• Domanda riguardo all'opinione dei discepoli. "E voi, chi dite ch’io sia?" (Matteo 16:14). A questo punto Cristo andò sul personale chiedendo cosa pensavano i discepoli. Il nostro benessere
spirituale non dipende da ciò che credono gli altri, ma da quello che crediamo noi. La risposta a questa domanda fu data da Pietro, che spesso fece da portavoce ai dodici. La sua risposta fu
grandiosa, e sarà esaminata separatamente nel prossimo punto.
2. La comunicazione della professione (Matteo 16:16)
Pietro fece due professioni relative a Cristo: una nel brano in esame e l'altra in Giovanni 6:66-69. In questa occasione, Pietro rispose dicendo: "Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio
vivente" (Matteo 16:16). Nessuna traduzione conferisce l'incisività della risposta di Pietro perché in Greco sono utilizzati quattro articoli determinativi, dunque la traduzione corretta sarebbe:
"Tu sei IL Cristo, IL Figliuol DELL''Iddio IL vivente". Pietro aveva un'ottima teologia, e sicuramente la sua teologia (e la sua morale) era migliore di quella della denominazione religiosa che
lo reputa la sua principale guida. La risposta di Pietro si divide in due parti importanti.
• Gesù è il Messia. "Tu sei il Cristo" (Matteo 16:16). Il termine "Cristo" usato in questa espressione denota l'Unto e si riferisce all'ufficio del Messia. Pietro credeva che Gesù fosse realmente
il Messia promesso.
• Gesù è Dio. "Il Figliuol dell’Iddio vivente" (Matteo 16:16). Questa affermazione proclama espressamente la Deità di Cristo. A quei tempi questa era una dottrina disprezzata, e continua a
esserla perché oggi la maggior parte delle chiese rifiutano la dottrina della Deità di Cristo, anche se è insegnata chiaramente e ripetutamente dalle Scritture. Soprattutto i Testimoni di Geova
si oppongono a questa dottrina.
3. Le istruzioni dopo la professione (Matteo 16:17-19)
La grande professione fatta da Pietro riguardo alla Persona di Cristo fu seguita da istruzioni importanti date da Gesù.
• Rivelazione riguardo al Cristo. Cristo illustrò due verità importanti relative alla confessione fatta da Pietro, spiegando che la confessione era il risultato di una rivelazione divina.
Primo, il favore nella rivelazione. "Tu sei beato" (Matteo 16:17). Conoscere queste grandi verità relative a Cristo era una grande benedizione. Conoscere la verità spirituale è una benedizione
molto più grande che conoscere qualsiasi altra cosa perché può garantire accesso al paradiso eterno. Ignorare le verità spirituali, invece, può causare la dannazione eterna, dunque nessuna
conoscenza è importante quanto quella spirituale.
Secondo, il Padre nella rivelazione. "Non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli" (Matteo 16:17). La conoscenza che Pietro aveva di Cristo fu il risultato
di una rivelazione di Dio. Questa verità su Cristo non era stata appresa mediante la sapienza o l'intelligenza naturali, bensì era una verità rivelata dall'Onnipotente. L'apprendimento spirituale
non dipende solo dalle scuole o dalle facoltà o capacità intellettive, bensì dipende anche dall'illuminazione divina, che non è mai concessa a chi è incredulo. Questo spiega perché i grandi
intelletti sono dannatamente ignoranti riguardo alle verità spirituali, perché il loro cuore è colmo di incredulità e questo impedisce loro di ricevere rivelazioni da Dio.
• Rivelazione riguardo alla chiesa. Questa è la prima volta che nelle Scritture Cristo parla della chiesa e ciò che dice è molto istruttivo, ma spesso è interpretato male, soprattutto dalla
chiesa di Roma.
Primo, il fondamento della chiesa. "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Matteo 16:18). La pietra su cui Cristo edificò la chiesa non era Pietro. Il suo nome significa
pietra, ma denota una pietra piccola o un frammento di una roccia, mentre il termine "pietra" usato nel versetto in esame si riferisce a una roccia enorme. Cristo non edifica la propria chiesa su
un piccolo frammento di roccia, bensì la edifica sulla roccia enorme, cioè su se stesso. Paolo spiega chiaramente la questione dicendo: "poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già
posto, cioè Cristo Gesù" (1Corinzi 3:11).
Secondo, la stabilità della chiesa. "Le porte dell’Ades non la potranno vincere" (Matteo 16:19). La chiesa durerà nel corso degli anni, e nessun nemico riuscirà a distruggerla.
Terzo, il favore riguardo alla chiesa. "Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà
sciolto ne’ cieli" (Matteo 16:19). Le chiavi denotano autorità perché chi possiede le chiavi ha l'autorità per aprire o chiudere, per legare o sciogliere. L'autorità si basa sulla Parola di Dio,
non sui capricci di quelli che detengono le chiavi. La Parola di Dio indica chi è salvato e chi è perduto perciò, proclamando la Parola, i discepoli proclamano chi è redento e chi non lo è.
4. L'ordine dopo la professione (Matteo 16:20)
"Allora vietò ai suoi discepoli di dire ad alcuno ch’egli era il Cristo" (Matteo 16:20). Qui il silenzio non riguarda il Vangelo, bensì riguarda la Messianicità di Gesù ("il Cristo"). I discepoli
non compresero che il Messia doveva soffrire sul Calvario (come vedremo nel prossimo punto del capitolo), ma proclamare Cristo come Messia escludendo il Calvario significava proclamare un
messaggio distorto. Gli Ebrei volevano un re, ma non volevano il Calvario. Alla gente interessava di più sconfiggere i Romani e cacciarli dal proprio territorio, piuttosto che sconfiggere il
peccato nei loro cuori.