Il saluto dell'angelo Gabriele a Maria è molto istruttivo. Nell'esaminarlo,
notiamo la terminologia che contiene, il turbamento che genera e la
tranquillità che ispira.
1. La terminologia che contiene
«E l’angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è
teco» (Luca 1:28) [«E l’angelo, entrato da lei, disse: Ben ti sia, o tu cui grazia è
stata fatta; il Signore è teco; benedetta tu sei fra le donne» (Diod)]. La
terminologia del saluto può essere divisa in quattro parti, per il nostro studio: il
saluto vero e proprio («ti saluto»), la grazia («favorita dalla grazia»), Dio («il
Signore è teco») e la gloria («benedetta tu sei fra le donne»).
Il saluto vero e proprio. «Ti saluto» era «una formula comune, che esprimeva
stima e benevolenza verso Maria e i suoi posteri» (Henry). Questo saluto si
trova solo nei Vangeli. In senso negativo, fu usato da Giuda quando tradì Cristo
(Matteo 26:49). Il termine originale ha, nel Nuovo Testamento, altri significati
oltre a quello di saluto ed è quindi stato tradotto in diversi modi, sempre
giustificati. Per esempio, la parola «rallegratevi» usata due volte in
«Rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo dico: Rallegratevi» (Filippesi
4:4) è la stessa tradotta «Ti saluto» nel nostro testo. Era una forma di saluto
nobile. Gli angeli mostravano sempre un ottimo comportamento,
incoraggiandoci ad avere buone maniere con gli altri.
La grazia: «favorita dalla grazia». Questa parte del saluto indica che Maria
aveva ricevuto molta grazia da Dio. La Vulgata ha tradotto «piena di grazia»,
una frase che la chiesa di Roma ha profanamente interpretato come
suggerimento che Maria, come Cristo, ha grazia da dare ad altri. Su questo
problema, il vescovo anglicano Ryle scrisse: «L'espressione "piena di grazia"
non rende il significato [...] e corre il rischio di essere tristemente travisata. Il
termine non può assolutamente significare "piena di grazia da concedere agli
altri". Il senso più vero è [...] "altamente favorita dalla grazia", una persona che
ha ricevuto tanta grazia, non che ha molta grazia da dare». Questo termine
indica semplicemente che Maria era un oggetto di abbondante grazia di Dio.
L'unico altro brano in cui si trova questo termine nel Nuovo Testamento è
Efesini 1:6, dove l'Apostolo Paolo dice: «A lode della gloria della sua grazia, la
quale egli ci ha largita nell’amato suo». La parola «largita» è la traduzione del
termine greco tradotto «favorita dalla grazia» nel nostro testo in Luca. Maria
ricevette molta grazia da Dio quando fu scelta come madre del nostro Signore.
Esamineremo meglio questa grazia data a Maria in seguito, nel nostro studio di
Luca 1:30.
Dio. «Il Signore è teco». Che grande benedizione per Maria! Puoi essere povero
e sconosciuto nel mondo, ma se «il Signore è teco», hai le più grandi
benedizioni. Fu così per Maria, che visse in «bassezza» (Luca 1:48). Meglio
essere povero e oppresso quando «il Signore è teco» che avere fama, fortuna e
divertimenti in questo mondo senza la presenza del Signore. Giuseppe,
nell'Antico Testamento, fu uno schiavo e un carcerato, ma non fu mai senza
Dio, perché «l’Eterno fu con Giuseppe» (Genesi 39:2,21), rendendolo più
onorato di chi occupava alte cariche in Egitto. Mosè stimava tanto la presenza
di Dio che gli disse che senza quella presenza non avrebbe voluto guidare oltre
gli Israeliti (Esodo 33:14,15). Com'è diversa la maggior parte della gente, che
sembra odiare la presenza di Dio, preferendo la presenza di chiunque altro!
Evita Dio come la peste, ma così facendo perde le più grandi benedizioni,
perché la Bibbia dice di Dio: «Vi son gioie a sazietà nella tua presenza; vi son
diletti alla tua destra in eterno» (Salmi 16:11). La maledizione del peccato ci
rende «senza Dio nel mondo» (Efesini 2:12), la situazione peggiore in cui ci si
possa trovare. Cercate ferventemente la presenza di Dio. Potete fare a meno di
tutto tranne di quella.
La gloria: «benedetta tu sei fra le donne» (Diod., LND). Questa parte del saluto
di Gabriele è ripetuta nel saluto di Elisabetta (Luca 1:42) quando Maria arrivò a
casa sua per rimanervi tre mesi (Luca 1:56). Dato che il termine tradotto
«benedetta» nel nostro testo è un termine di lode, significa che Gabriele disse
a Maria che sarebbe stata onorata tra le donne. Maria sarebbe stata molto
lodata per il suo ruolo nella nascita di Gesù Cristo.
Quando si parla di onorare Maria, i protestanti si preoccupano subito, per
buoni motivi. La chiesa cattolica romana ha infatti dato a Maria molto indebito
onore, un onore che dev'essere dato solo a Gesù Cristo. «La Chiesa cattolica
romana ha dichiarato formalmente che [lei stessa] è stata "concepita senza
peccato". I cattolici romani la innalzano come oggetto di adorazione e la
pregano come mediatrice tra Dio e l'uomo, potente quanto Cristo stesso.
Ricordiamoci comunque che tutte queste dichiarazioni non sono minimamente
avvalorate dalle Scritture: né da questi versetti, né da nessun'altra parte della
Parola di Dio. Allo stesso tempo, dobbiamo giustamente ammettere che
nessuna donna fu mai onorata [da Dio] quanto la madre del nostro Signore»
(Ryle). Anche se i cattolici hanno quindi dato indebito onore a Maria, non
dobbiamo andare all'estremo opposto e non renderle l'onore che le Scritture le
concedono. «La chiesa protestante ha fatto torto, troppo a lungo, alla Vergine
Madre. La Mariolatria è idolatria. Nel nostro abbandono della falsa posizione
della Chiesa di Roma riguardo alla madre del nostro Signore, noi l’abbiamo
però spesso trascurata, trattata ingiustamente e gettata nell'oblio» (Morgan).
2. Il turbamento che genera
«Ed ella, avendolo veduto, fu turbata delle sue parole; e discorreva in sé stessa
qual fosse questo saluto» (Luca 1:29). Nell'esaminare il turbamento provato da
Maria durante questo incontro con Gabriele, notiamo la natura del
turbamento, la causa del turbamento e la riflessione nel turbamento.
La natura del turbamento. Ryle scrive: «Il termine greco usato qui è molto
forte e intenso e non si trova in altri brani del Nuovo Testamento». Indica che
Maria era fortemente sconvolta, terrorizzata, turbata e perplessa in questo
incontro improvviso e inaspettato con l'angelo Gabriele.
Questa è la terza volta che l'angelo Gabriele spaventa la persona che visita.
Aveva spaventato molto Daniele, la prima volta che lo visitò per dichiarargli gli
eventi futuri (Daniele 8:17). Spaventò molto anche Zaccaria quando gli apparve
nel Tempio per annunciargli la nascita di Giovanni Battista (Luca 1:12). Nel
nostro testo, turba molto Maria.
I ministri del Vangelo possono trarne incoraggiamento, perché anche loro
spesso non sono benvenuti. I messaggeri di Dio non sono sempre ricevuti bene.
Al contrario, spesso incontrano ostilità. Devono però ricordare che non si
presentano agli altri per essere onorati, ma per dichiarare il messaggio divino,
in modo che Dio possa ricavarne onore. Il messaggio è più importante del
messaggero.
La causa del turbamento. «Avendolo veduto, fu turbata delle sue parole». Sia
l'apparizione che le parole di Gabriele turbarono Maria.
Primo, l'apparizione di Gabriele. Il timore di Maria all'apparizione dell'angelo
non era insolito. Le apparizioni di esseri soprannaturali spaventavano sempre
gli Ebrei devoti, che credevano solitamente che vedere Dio voleva dire morire.
Per tutte le Scritture vediamo questa reazione. Per esempio, Giacobbe ebbe lo
stesso timore dopo aver lottato con l'angelo, prima di incontrare Esaù. Chiamò
infatti il luogo di quella lotta «Peniel, "perché," disse, "ho veduto Iddio a faccia
a faccia, e la mia vita è stata risparmiata"» (Genesi 32:30). Gedeone confessò lo
stesso timore dopo il suo incontro con «l'angelo del Signore» (Giudici 6:22,23).
Isaia esclamò: «Ahi, lasso me, ch’io son perduto! Poiché [...] gli occhi miei han
veduto il Re, l’Eterno degli eserciti!» (Isaia 6:5). Quando l'affermazione di Dio a
Mosè: «L’uomo non mi può vedere e vivere» (Esodo 33:20) è usata fuori
contesto, sembra confermare la legittimità di questo timore. Alla luce di questo
timore innato della vista di Dio e del fatto che anche dei grandi uomini avevano
temuto l'incontro con Gabriele, non ci sorprende che Maria si fosse spaventata
nel vederlo.
Secondo, le parole di Gabriele. Abbiamo studiato i termini usati nel saluto di
Gabriele. Anche se le sue parole non fecero che onorare Maria, senza
espressioni ostili o avverse, la spaventarono. Perché? Perché improvvise
espressioni di onore spesso innervosiscono anche le persone migliori. Maria
viveva una vita molto umile (Luca 1:48), come abbiamo già notato. Ciò
accrebbe il suo timore e la sua innocente timidezza di fronte ai grandi onori
ricevuti. Questo timore ha però un grande valore. Dobbiamo temere gli onori, o
ci distruggeranno. L'onore può essere una rovina e non solo una ricompensa. Ci
vuole molta forza di carattere per riceverlo bene. Maria aveva quella forza di
carattere, che giustifica il «non temere» (Luca 1:30) di Gabriele.
La riflessione nel turbamento. Maria «discorreva in sé stessa qual fosse questo
saluto». La parola tradotta «discorreva in sé stessa» significa ragionare.
Secondo Vine è «una combinazione di due termini greci che significano
"ragionare" "attraverso"», quindi, ragionare diligentemente. Indica che Maria
rifletté a lungo sul saluto. Lo stesso termine appare circa sedici volte nel Nuovo
Testamento ed è tradotto anche "ragionare". Solo qui è tradotto «discorreva in
sé stessa».
Maria rifletté spesso sugli eventi della sua vita in relazione a Gesù Cristo. Lo
vediamo qui e in Luca 2:19 e 51. Dobbiamo meditare su ciò che riguarda Cristo
e la nostra relazione con lui. Alla maggior parte delle persone non piace
riflettere su cose spirituali e quella mancanza non fa che maledirle
eternamente. Dobbiamo dar credito a Maria per aver riflettuto tanto e
imparare dal suo esempio a riflettere maggiormente sulle questioni spirituali.
Meditate molto sulla Parola di Dio e pensate molto a Gesù Cristo e otterrete
dei benefici eterni.
3. La tranquillità che ispira
«E l’angelo le disse: Non temere, Maria, perciocché tu hai trovata grazia presso
Iddio» (Luca 1:30). Notando il timore di Maria, Gabriele tranquillizzò subito il
cuore e la mente di lei riguardo al saluto dicendole due cose: una riguardante la
rimozione del timore e una la dichiarazione di grazia.
La rimozione del timore. «Non temere». Che parole gioiose quando sono
pronunciate dal Cielo. Quando il Cielo dice di non temere, non si deve temere.
Quando lo dicono gli uomini, può non voler dire niente, perché spesso gli
uomini ci dicono di non temere quando dobbiamo farlo. Spesso ci dicono di
non temere le conseguenze delle cattive azioni, quando invece dobbiamo
provarne un forte timore. Chi ama il Signore quanto lo amava Maria non deve
temere la sua presenza e le sue benedizioni. Per gli empi, le cose sono diverse.
La dichiarazione di grazia: «tu hai trovata grazia presso Iddio». Nell'esaminare
queste grandi notizie date a Maria, notiamo il significato della grazia, i mezzi
della grazia, il modo in cui fu data la grazia e il dolore a causa della grazia.
Primo, il significato della grazia. La grazia ci fa pensare soprattutto alla
salvezza. «Poiché gli è per grazia [stesso termine] che voi siete stati salvati»
(Efesini 2:8). Era lo stesso per Maria, che ricevette in gran misura la grazia
divina in quanto madre del nostro Signore. La frase «tu hai trovata grazia
presso Iddio» è come «Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno» (Genesi 6:8). Sia
Noè che Maria trovarono grazia presso Dio ricevendo Cristo nella loro vita
(l'arca era un tipo di Cristo nel caso di Noè). Avere Cristo nella propria vita è
un'opera esclusiva della grazia.
Secondo, i mezzi della grazia. «Tu hai trovata grazia presso Iddio». Dio era il
mezzo della grazia. È il miglior genere di grazia. Gli uomini possono favorirci, ma la grazia migliore è di Dio. Tutti possono guardarvi storto, ma non importa
se avete il favore di Dio. Al contrario, se tutti gli uomini vi favoriscono mentre
Dio vi disapprova, tutto il favore del mondo non compenserà la
disaprovvazione divina. Cercate il suo favore più di quello di chiunque altro.
Terzo, il modo in cui fu data la grazia. Come trovò grazia Maria presso Dio? La
grazia di cui parla il nostro testo consiste nel fatto che Cristo sarebbe nato da
lei. La grazia che Maria trovò presso Dio rappresenta la più grande grazia che si
possa ricevere da Dio, cioè, Gesù Cristo nella propria vita. La gestazione di
Maria che aveva Cristo in sé in senso fisico rappresentava la salvezza dell'anima
che riceve Cristo spiritualmente. Dio ci conferisce molte grazie, ma nessuna è
grande quanto quella che, tramite Cristo, ci salva eternamente dalle
conseguenze del peccato.
Quarto, il dolore a causa della grazia. Il diavolo odia chi Dio favorisce. Si può
esserne certi! La grande grazia che Maria ricevette da Dio le provocò grandi
afflizioni. Simeone le predisse nel tempio, poco dopo la nascita di Cristo: «a te
stessa una spada trapasserà l’anima» (Luca 2:35). Anzi, l'afflizione iniziò prima
ancora della nascita di Cristo, con il disonore di una gravidanza prenuziale, che
macchiò la sua reputazione per sempre (ancor oggi molti teologi la accusano di
infedeltà morale). L'afflizione continuò poco dopo la nascita di Cristo quando, a
causa della crudeltà sanguinaria di Erode, dovettero fuggire in Egitto per
salvare la vita del Cristo bambino. E che dolore atroce provò Maria
nell'assistere agli eventi al Calvario! Maria soffrì molto a causa della grande
grazia ricevuta da Dio, e sarà sempre così anche per gli uomini pii. Capiremo
però nella vita futura, se non in questa, che la grazia di Dio compensa più che
equamente qualunque afflizione che può causare.
C. I DETTAGLI DELL'ANNUNCIO
In questo fondamentale terzo punto del nostro capitolo sull'annunciazione,
osserveremo i dettagli importanti che Gabriele diede a Maria e che riguardano
la concezione, la chiamata, il carattere e il regno di Cristo.
1. La concezione di Cristo
«Ed ecco tu concepirai nel seno, e partorirai un figliuolo» (Luca 1:31). In questo
versetto, notiamo tre cose riguardo alla concezione di Cristo: la sua grandezza,
la sua innocenza e il sesso del figlio.
La sua grandezza. La parola «ecco», nel contesto di questo versetto, attira
l'attenzione a un annuncio realmente importante. La concezione di Gesù Cristo
in seno a Maria fu un'esperienza e un evento eccezionale, quindi Gabriele fece
precedere ai dettagli del suo annuncio un «ecco». Fu un grande evento perché
influenzò il destino eterno di ogni anima. Non c'è niente di più importante del
destino eterno di un'anima. Le questioni spirituali sono le più importanti.
Dobbiamo mettere un «ecco» di fronte alle questioni spirituali della nostra vita.
Dio lo fa, ma gli uomini raramente. Gli uomini mettono un «ecco» di fronte a
cose di poco valore. Gli «ecco» della nostra vita hanno molto a che fare con il
successo o il fallimento della nostra vita agli occhi di Dio. Il primo «ecco» della
nostra vita deve puntare alla nostra relazione con Gesù Cristo.
La sua innocenza: «tu concepirai nel seno». È un altro riferimento alla nascita
virginea di Cristo che dimostra e sottolinea il carattere innocente della sua
concezione. Notiamo qui l'enfasi sulla nascita virginea e l’essenzialità di questa.
Primo, l'enfasi sulla nascita virginea. Abbiamo già notato al versetto 27 che la
nascita virginea è stata messa in luce dalla ripetizione della parola «vergine».
Qui, al versetto 31, è evidenziata nel fatto che Maria, una vergine, avrebbe
concepito. Al versetto Luca 1:35 vedremo la nascita virginea sottolineata
ancora una volta nella spiegazione di Gabriele sul modo in cui Maria, pur
essendo vergine, avrebbe concepito. Con dei resoconti così chiari di Luca e
Matteo, gli scettici della nascita virginea non hanno fondamento scritturale su
cui basare il rifiuto di quella verità.
Secondo, l'essenzialità della nascita virginea. Un motivo importante della
nascita virginea era il sangue. Per una concezione immacolata, il sangue non
poteva essere corrotto. La maledizione del peccato influiva sul sangue, che è la
vita della carne (Levitico 17:11). Se il sangue è corrotto, l'uomo è corrotto. Per
essere nostro Salvatore, Cristo doveva quindi avere un sangue puro e
immacolato. La Bibbia dice che il sangue di Cristo è «sangue innocente»
(Matteo 27:4), per niente contaminato: «non con cose corruttibili [...] siete
stati riscattati [...] ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza
difetto né macchia» (1Pietro 1:18,19). Il sangue di Cristo purifica, quindi non
può essere corrotto: «Il sangue di Gesù [...] ci purifica da ogni peccato»
(1Giovanni 1:7). Come ebbe sangue puro Gesù Cristo? Mediante la nascita
virginea. «Dal momento della concezione a quello della nascita, non una sola
goccia di sangue passò da madre a figlio. [...] Tutto il sangue che è nel bambino
è prodotto nel bambino stesso come conseguenza dell'introduzione dello
sperma. La madre non contribuisce sangue. [...] In che modo stupendo Dio ha
preparato la nascita virginea di suo Figlio! Creò la donna in modo tale che il suo
sangue non passi ai figli. Il sangue è ereditato dal maschio. Dato che Adamo era
il capostipite dell'umanità, è il suo sangue che trasmette il suo peccato. Per
produrre un uomo senza peccato che sia tuttavia figlio di Adamo, Dio dovette
far sì che quest'uomo avesse un corpo umano derivato da Adamo senza una
goccia del sangue peccaminoso di quel progenitore. Questo è il motivo
scientifico e biologico della mancanza di peccato nell'uomo Cristo Gesù» (M. R.
DeHaan). Per avere sangue puro, Cristo doveva quindi essere concepito da una
vergine. Non poteva essere coinvolto lo sperma maschile, e non lo fu.
Il sesso del figlio. «Tu concepirai [...] e partorirai un figliuolo» (Luca 1:31). La
dichiarazione del sesso del figlio avrebbe dato a Maria una prova della validità
del messaggio dell'angelo. Al contrario dei ciarlatani, Dio è sempre pronto a
dare ampie prove dell'integrità del suo messaggio. La dichiarazione del sesso non sarebbe benaccetta nella nostra atmosfera moderna unisex e
omosessuale, ma se si eliminano questi riferimenti dalle Scritture, si finisce per
corromperle! Gesù era decisamente uomo!
2. La chiamata di Cristo
«E gli porrai nome GESÙ» (Luca 1:31). Il nome che Maria doveva dare al Figlio e
la vocazione di quel Figlio erano inseparabilmente collegati. Il nome era Gesù,
che significa "Yahweh è salvezza" o "Yahweh salva". Il significato di quel nome
parla del ministero di Cristo, che avrebbe salvato il suo popolo dai loro peccati.
Quando un angelo visitò Giuseppe per fargli sapere come Maria era rimasta
gravida, gli disse specificamente che sarebbe stato chiamato «Gesù» a causa
del suo compito salvifico: «Tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il
suo popolo dai loro peccati» (Matteo 1:21).
La chiamata di Cristo era ed è ancora il più grande bisogno umano. Non c'è
necessità più grande di quella di essere salvati dai propri peccati. Esamineremo
più a fondo questo argomento quando, in uno dei capitoli seguenti, studieremo
il brano delle Scritture che descrive la visita di un angelo al Giuseppe per
parlargli della gravidanza di Maria.
3. Il carattere di Cristo
«Esso sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo» (Luca 1:32).
Leggiamo due specificazioni distinte sul carattere di Cristo: è grande ed è Dio.
Cristo è grande: «sarà grande». In verità, Cristo era già grande prima di essere
concepito, ma l'angelo Gabriele non aveva torto nel dire: «sarà grande»,
perché la grandezza di Cristo continua per sempre.
Cristo è grande «prima di tutto, in santità, la vera grandezza agli occhi del
Cielo» (Godet). Il Cielo giudica le cose molto diversamente dal genere umano. Il
genere umano vede la grandezza generalmente come un conseguimento
sportivo, politico, economico o intellettuale. La santità non appare grande
nemmeno tra i Cristiani professanti, eppure è la base della vera grandezza. Più
grande la santità, più grande la persona. Dato che Cristo, al contrario di un
essere umano, è senza peccato, è il più grande di tutti e la sua grandezza è la
misura di ogni grandezza. Quanto è grande una persona oggi? Misurate il suo
carattere e comportamento secondo il carattere e comportamento di Cristo, e
vedrete che la grandezza umana non è niente al confronto.
Cristo è grande anche in molti altri sensi. Qui ne notiamo alcuni, oltre alla
santità, così come sono descritti nelle Scritture. Iniziamo dalla salvezza. Cristo
portò una salvezza veramente grande agli uomini, e «come scamperemo noi se
trascuriamo una così grande salvezza?» (Ebrei 2:3). È il «Sommo Sacerdote»
(Ebrei 4:14) i il «gran Pastore delle pecore» (Ebrei 13:20). È «più che Giona»
(Matteo 12:41) e «più che Salomone» (Matteo 12:42). La sua grandezza è ineguagliabile e insuperabile (Filippesi 2:9). Egli è «il Signor dei signori e il Re
dei re» (Apocalisse 17:14, 19:16).
Se non si riconosce la vera grandezza di Cristo, non gli si può dare il giusto
onore, e chi non gli rende il giusto onore subirà tremende conseguenze per
l'eternità. Il nostro mondo non dà certamente il giusto onore a Cristo. Al
contrario, lo deride. Come è sempre nel caso della vera grandezza, la grandezza
di Cristo non è ostacolata dalla derisione umana. Nonostante le derisioni, alla
fine tutti la riconosceranno (Filippesi 2:10). Nella maggior parte dei casi, però,
sarà a loro eterna dannazione e non a salvezza eterna, perché essi avranno
riconosciuto la sua grandezza troppo tardi.
Cristo è Dio. L'espressione «Figliuol dell’Altissimo» parla della divinità di Cristo.
In alcuni studi precedenti abbiamo visto la divinità di Cristo messa in luce
ripetutamente. Questo enfasi continua nell'annuncio a Maria della nascita di
Gesù Cristo. Si noti che, come abbiamo già visto, la divinità e l'umanità di Cristo
sono parallele in questo annunciazione. Gabriele disse a Maria: «Tu concepirai»
(Luca 1:31), mostrando la natura umana di Cristo. Poco dopo, chiamò il
bambino «Figliuol dell’Altissimo», mostrando la sua natura divina. Maria non
avrebbe concepito un bambino come tutti gli altri, ma l'eterno Figlio di Dio che
venne nel mondo in forma umana per salvare i peccatori.
4. Il regno di Cristo
«E il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre. Ed egli regnerà sopra la
casa di Giacobbe, in eterno; e il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1:32, 33).
Gabriele incluse nel suo annuncio alcune profezie messianiche riguardo al
regno di Cristo. Nel nostro testo notiamo il trono, le tribù e il termine di quel
regno.
Il trono del regno. Il trono del regno era «il trono di Davide, suo padre». Davide
è citato due volte (Luca 1:27,32) in questo annuncio. Ciò evidenzia il fatto che
Gesù Cristo è il Messia promesso che adempierà la promessa fatta a Davide.
«L’Eterno ha fatto a Davide questo giuramento di verità, e non lo revocherà: Io
metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere» (Salmi 132:11). «E la tua casa
e il tuo regno saranno saldi per sempre, dinanzi a te, e il tuo trono sarà reso
stabile in perpetuo» (2 Samuele 7:16). Queste promesse riguardo al regno di
Cristo sul trono di Davide confermano «chiaramente [...] che Maria stessa era
di stirpe regale» (Spence) e non solo Giuseppe. Altrimenti, Cristo non sarebbe
stato discendente di Davide, dato che era soltanto della stirpe di Maria.
Questa promessa è un'altra promessa divina che non sembrava esaudibile nel
corso dei secoli. Le circostanze sembravano del tutto avverse. Niente può però
impedire l'adempimento delle promesse di Dio. Una volta fatte, sono
irrevocabili! Al contrario, le circostanze saranno semplicemente mutate dal
potere di Dio quando egli deciderà di conformarle al suo volere.
Le tribù del regno. «Egli regnerà sopra la casa di Giacobbe, in eterno» (Luca
1:33). È una predizione dei giorni più grandi d'Israele. La nazione ebraica ha il
più grande futuro di ogni nazione terrena, perché Gesù Cristo sarà un giorno al
capo di quel governo. Alcuni vogliono spiritualizzare questa promessa e
applicarla alla Chiesa, come hanno fatto molti nel passato, ma «stiamo attenti a
non spiritualizzare il pieno significato di queste parole. La "casa di Giacobbe"
non comprende tutti i Cristiani. Il "trono di Davide" non indica la carica di un
Salvatore a tutti i credenti pagani» (Ryle). «Il trono di Davide non deve essere
interpretato qui come simbolo del trono di Dio, né la casa di Giacobbe come
descrizione figurativa della Chiesa. Queste espressioni pronunciate dall'angelo
mantengono il loro senso naturale e letterale» (Godet). Questi commenti di
Ryle e Godet sono lodevoli, perché risalgono a un periodo prima della nascita
dello stato di Israele nel 1948. Oggi non è altrettanto difficile applicare queste
promesse a un Israele letterale, che esiste davvero, ma prima, quando gli
Israeliti erano dispersi per tutta la terra, molti, anche diversi uomini pii,
applicavano queste promesse alla Chiesa.
Il termine del regno. «Il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1:33). I nostri
presidenti arrivano a mala pena al termine del loro incarico. Uzzia regnò su
Giuda cinquantadue anni e Manasse cinquantacinque, ma Cristo regnerà per
mille anni su Israele (Apocalisse 20:6) e poi per sempre su tutto il genere
umano, Ebrei e non Ebrei. Non ci saranno più elezioni, uomini politici e
cambiamenti di governo, ma solo Cristo per sempre. Non potrebbe esserci
niente di meglio per i suoi sudditi!
D. LA DOMANDA RIGUARDO ALL'ANNUNCIO
Dopo aver udito questo grande annuncio di Gabriele, Maria gli chiese delle
informazioni. Nell'esaminare questa richiesta, notiamo l'atteggiamento di
Maria e la risposta di Gabriele.
1. L'atteggiamento di Maria
«E Maria disse all’angelo: Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?»
(Luca 1:34). Questa domanda di Maria assomiglia a quella di Zaccaria quando
Gabriele gli annunziò la nascita di Giovanni Battista. Eppure, le due domande
sono diverse come notte e giorno per quanto riguarda l'atteggiamento che sta
dietro. La domanda di Zaccaria: «A che conoscerò io questo?» (Luca 1:18) rivela
che voleva un segno per poter credere. Chiedere un segno è una
manifestazione di incredulità (Matteo 12:38,39). La domanda di Maria:
«Come?» cerca semplicemente più informazioni. «Come» significava «in che
modo» (Strong). Zaccaria dubitava che la cosa avvenisse. Maria credette che
sarebbe accaduto e chiese semplicemente come. La sua domanda manifestò
fede, perché riconobbe che sarebbe accaduto. La fede di Maria è confermata
nell'"adorazione" di Elisabetta, quando disse di lei: «beata è colei che ha
creduto» (Luca 1:45). Gabriele concesse un segno a Zaccaria, ma in forma di
punizione per la sua incredulità: «Tu sarai muto, e non potrai parlare fino al
giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo» (Luca 1:20). Diede anche a Maria le informazioni
che chiedeva come ricompensa per la sua fede. La fede conosce sempre di più,
ma non l'incredulità.
L'apparente somiglianza delle due domande, molto diverse nella sostanza,
evidenzia una situazione comune nelle nostre chiese, dove tra molte persone
che hanno lo stesso aspetto e parlano allo stesso modo alcune hanno una fede
sincera e altre no. Non è sempre facile distinguerle, ma Dio lo fa certamente.
Alla fine, l'incredulità sarà riconosciuta e punita e la fede rivelata e
ricompensata.
2. La risposta di Gabriele
La risposta di Gabriele a Maria fornisce sia una spiegazione della concezione,
sia un incoraggiamento riguardo alla concezione stessa. Chi chiede con fede
non rimarrà ignorante o scoraggiato.
La spiegazione della concezione. «E l’angelo, rispondendo, le disse: Lo Spirito
Santo verrà sopra te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà; per tanto ancora ciò
che nascerà da te Santo sarà chiamato Figliuol di Dio» (Luca 1:35). Questa
rappresenta la descrizione scritturale più dettagliata della concezione di Gesù
Cristo in seno alla vergine Maria. È interessante che fu riportata da Luca, un
medico.
Il linguaggio usato in questa spiegazione è maestoso e descrive un evento
delicato con termini più che mai nobili. È un'immagine sia letterale che
figurativa che mette in luce l'impossibilità di descrivere adeguatamente con
parole umane l'opera divina in atti meravigliosi e miracolosi come la
concezione di Gesù Cristo, l'eterno Figlio di Dio, in seno a Maria.
Possiamo notare quattro parti di questa spiegazione della concezione di Maria:
chi presiede alla concezione, la virtù nella concezione, la santità della
concezione e la Persona concepita.
Primo, chi presiede a questa concezione. «Lo Spirito Santo verrà sopra te».
Questo linguaggio indica che fu lo Spirito Santo a presiedere su questa
miracolosa concezione di Cristo in seno a Maria. Alcuni lo hanno erroneamente
interpretato come se lo Spirito Santo fosse il Padre di Cristo. È un'ipotesi
assolutamente falsa che questo linguaggio non sostiene. Qualche anno fa,
parlando in una chiesa che mi stava prendendo in considerazione come
pastore, protestai presso il comitato riguardo alla loro dichiarazione dottrinale.
Il punto che contestai era un goffo tentativo di spiegare la nascita virginea di
Cristo dicendo che lo Spirito Santo era il Padre di Gesù. I membri del comitato
non sembravano abbastanza istruiti spiritualmente da comprendere la mia
protesta (com'è purtroppo tipico di molti capi delle chiese odierne). Ci sono tre
Persone nella Trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Lo Spirito Santo
non è il Padre, ma presiedette semplicemente sulla concezione. Non è il Padre di Gesù Cristo così come un dottore che impianta chirurgicamente lo sperma di
un uomo nel ventre di una donna non è il padre del bambino.
Secondo, la virtù nella concezione. «La virtù dell’Altissimo ti adombrerà». La
virtù e il potere di Dio dovettero certamente contribuire a questo stupendo
miracolo! Per molti è difficile credere alla nascita virginea di Cristo, ma quando
si pensa al potere di Dio, ogni difficoltà svanisce. Esamineremo più a fondo il
suo potere quando leggeremo l'incoraggiamento dell'angelo a Maria sul modo
in cui avrebbe concepito.
Terzo, la santità della concezione. «Ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato
Figliuol di Dio». Era una concezione santa, al contrario di tutte le altre. Davide
disse: «La madre mia mi ha concepito nel peccato» (Salmi 51:5). È così per ogni
nascita tranne la nascita di Cristo, che era diverso. Non fu concepito nel
peccato, altrimenti non sarebbe stato «il santo che nascerà». Gesù Cristo è
senza peccato e senza macchia, puro e assolutamente santo in ogni senso. È
«santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori» (Ebrei 7:26). Se non
fosse stato senza peccato, non avrebbe potuto morire al nostro posto per i
nostri peccati, perché avrebbe dovuto morire per i suoi.
Quarto, la Persona concepita. «Ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato
Figliuol di Dio». Qui l'angelo dichiara chiaramente la natura divina di Cristo.
Cristo era uomo, ma anche vero Dio. Maria non comprese tutto ciò che le fu
detto. Chi avrebbe mai capito? Era un messaggio alieno alla mente umana, e lei
non aveva il Nuovo Testamento come noi per comprendere l'incarnazione. Era
tutto nuovo per lei. Noi troviamo difficile capire come queste cose siano
avvenute e come Dio sia diventato uomo rimanendo Dio. Non dobbiamo quindi
stupirci se Maria non comprese tutto e poté solo riflettere di tanto in tanto.
Nonostante questo, credette a Dio. Avessimo tutti una fede così grande!
L'incoraggiamento per la concezione. Dopo aver dato una spiegazione sul
modo in cui Maria avrebbe concepito, Gabriele la incoraggiò riguardo alla
concezione stessa. Fu un ottimo e duplice incoraggiamento. Riguardava infatti
la gravidanza di Elisabetta e le possibilità di Dio.
Primo, la gravidanza di Elisabetta. «Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha
concepito anche lei un figliuolo nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese per
lei, ch’era chiamata sterile» (Luca 1:36). La concezione di Maria non fu l'unica a
stupire la mente umana. Maria aveva una parente («cugina» qui non significa
necessariamente cugina) che era rimasta gravida in maniera miracolosa.
Gabriele diede a Maria un esempio di un altro miracolo divino per incoraggiarla
riguardo al miracolo che sarebbe avvenuto in lei. Dio lo fa anche per noi,
riempiendo le Scritture con esempi che incoraggiano la nostra fede. Se
studierete diligentemente le Scritture, troverete continuo incoraggiamento per
proseguire il cammino della fede.
Secondo, le possibilità di Dio. «Poiché nulla è impossibile a Dio» (Luca 1:37).
Gabriele ricorda a Maria l'onnipotenza di Dio che gli permette di fare qualunque cosa. Dobbiamo ricordarci spesso questa verità. Quando Dio agisce,
niente dev'essere considerato impossibile. Le leggi della natura non limitano
Dio, che le ha fatte e può alterarle o annullarle quando vuole. Non lo
controllano, ma è lui che controlla loro! Le circostanze non sono ostacoli per
Dio. Possono ostacolare gli uomini, ma non Dio. Dio è il Dio delle circostanze, e
non viceversa. Dio può fare ciò che vuole, quando vuole, dove vuole e a chi
vuole! Al contrario dell'uomo, per Dio non ci sono cose impossibili.
E. LA SOTTOMISSIONE ALL'ANNUNCIO
La risposta di Maria all'annuncio di Gabriele riguardo alla concezione e nascita
di Cristo fu ammirevole. Non dubitò, né si lamentò, ma si sottomise.
Nell'esaminare questa sottomissione, notiamo la sua rapidità, il servizio offerto
e il suo accordo.
1. La rapidità della sottomissione
«E Maria disse: Ecco la serva del Signore; siami fatto secondo le tue parole»
(Luca 1:38). Maria pronunciò queste parole appena Gabriele smise di parlare. Si
sottomise al messaggio dell'angelo appena egli finì di annunciarlo. Non chiese
di poterci pensare. Non cercò di apportare modifiche. Non ci sono vantaggi nel
rimandare la sottomissione a Dio, né nel negoziare la sua volontà. Quando ce la
rende evidente, la cosa migliore è sottomettersi immediatamente. Prima vi
sottomettete alla volontà di Dio, prima riceverete le sue benedizioni.
2. Il servizio nella sottomissione
«E Maria disse: Ecco la serva del Signore». Sottomettendosi, Maria offrì il suo
servizio («ancella») a Dio. La parola «ancella» è la traduzione del termine greco
doulos che significa «legare» e «schiava» (Vine). È il livello più basso di
schiavitù. Dal significato di questa parola, notiamo due importanti lezioni. Una
riguarda la priorità del servizio e l'altra il periodo del servizio.
Primo, la priorità del servizio. Il termine greco doulos «si riferisce a una
persona che conforma la propria volontà a quella di un'altra» (Wuest). Maria
mise da parte i suoi desideri e le sue ambizioni per fare la volontà di Dio. Ciò
richiese dei sacrifici, perché questo programma di Dio avrebbe cambiato i suoi
progetti di nozze. Come vedremo studiando l'effetto di questa concezione su
Giuseppe, il matrimonio avvenne quando Maria era chiaramente gravida. Ciò
alterò ovviamente molte cose, ma era il piano di Dio e Maria accettò la sua
volontà al di sopra della propria.
Secondo, il periodo del servizio. La parola doulos si riferisce anche «a una
persona unita a un'altra da un rapporto che solo la morte può interrompere»
(Wuest). Una doulos era una schiava a vita del suo padrone. Assumendo questa
posizione di fronte a Dio, Maria si arrende totalmente al Signore, dichiarando
che sarà la sua ancella per tutta la vita. Prese un impegno a vita. Che decisione
eccellente e lodevole! È difficile trovare delle persone che vogliano servire in chiesa per un breve tempo, tanto meno per tutta la vita, ma se non si dedica
tutta la vita al Signore, non gli si recherà un gran servizio.
3. L'accordo nella sottomissione
«Siami fatto secondo la tua parola». Maria esprime il suo accordo. Non discute
con il Signore, né cerca di alterare le cose. Concorda semplicemente con le
condizioni dell'annunciazione, chiedendo che la sua sottomissione possa essere
in accordo con l'annunzio. Esaminando i dettagli, vedremo che l'accordo
riguarda sia il momento che il mandato.
L'accordo per quanto riguarda il momento. Le parole «siami fatto» all'inizio di
questa stipulazione sono la traduzione di un verbo greco che è espresso nel
tempo aoristo. Godet fa notare che, se fosse stato al presente, avrebbe
significato: «Siami fatto in questo istante!». Invece, «l'aoristo lascia la scelta del
momento a Dio» (ibid.). «Maria si mette a disposizione di Dio» (ibid.). Lascia
che Dio determini il momento. La sua sottomissione fu quindi realmente
nobile.
Com'è difficile sottomettersi all'orario di Dio! Eppure dobbiamo farlo se
vogliamo sottometterci pienamente. L'orario è molto importante e Dio conosce
il momento migliore. Siamo pronti a lasciare che Dio agisca quando vuole, ma
dobbiamo lasciare che sia lui a determinare l'ora.
L'accordo per quanto riguarda il mandato. «Siami fatto secondo la tua parola».
La parola di Gabriele era ovviamente la Parola di Dio, perché portava il
messaggio di Dio. Quindi, con questa espressione di sottomissione, Maria si
sottomise alla Parola di Dio, desiderando agire secondo quella Parola. Si offrì
come «ancella» del Signore. Chi vuole essere un vero servitore di Dio, deve
mettere la Parola di Dio al primo posto nella sua vita. Il buon servitore rispetta
ogni parola del padrone.
Molti sono occupati nell'opera della Chiesa senza provare un grande interesse
nella Parola di Dio. Il loro servizio diventa quindi difettoso e non è rivolto a Dio,
ma a loro stessi, perché lo svolgono per essere notati e lodati dagli altri. Non
sono guidati dalla Parola di Dio, ma dalla parola degli uomini e quindi non
servono Dio. La gran mancanza di enfasi sulla Parola di Dio nelle chiese non fa
che diminuire il vero servizio al Signore. Non si può incoraggiare il servizio a Dio
senza la sua Parola. Come si può essere buoni servitori se non si prova
interesse nella parola del padrone che determina il servizio? Non si servirà mai
molto o bene il Signore se la sua Parola non ha il primo posto nella nostra vita.
Molti fallimenti nel servizio cristiano sono il risultato di una mancanza di
interesse, attenzione e devozione alla Parola di Dio.