Il saluto dell'angelo Gabriele a Maria è molto istruttivo. Nell'esaminarlo, 

notiamo la terminologia che contiene, il turbamento che genera e la 

tranquillità che ispira. 

 

1. La terminologia che contiene 

 

«E l’angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è 

teco» (Luca 1:28) [«E l’angelo, entrato da lei, disse: Ben ti sia, o tu cui grazia è 

stata fatta; il Signore è teco; benedetta tu sei fra le donne» (Diod)]. La 

terminologia del saluto può essere divisa in quattro parti, per il nostro studio: il 

saluto vero e proprio («ti saluto»), la grazia («favorita dalla grazia»), Dio («il 

Signore è teco») e la gloria («benedetta tu sei fra le donne»). 

 

Il saluto vero e proprio. «Ti saluto» era «una formula comune, che esprimeva 

stima e benevolenza verso Maria e i suoi posteri» (Henry). Questo saluto si 

trova solo nei Vangeli. In senso negativo, fu usato da Giuda quando tradì Cristo 

(Matteo 26:49). Il termine originale ha, nel Nuovo Testamento, altri significati 

oltre a quello di saluto ed è quindi stato tradotto in diversi modi, sempre 

giustificati. Per esempio, la parola «rallegratevi» usata due volte in 

«Rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo dico: Rallegratevi» (Filippesi 

4:4) è la stessa tradotta «Ti saluto» nel nostro testo. Era una forma di saluto 

nobile. Gli angeli mostravano sempre un ottimo comportamento, 

incoraggiandoci ad avere buone maniere con gli altri. 

 

La grazia: «favorita dalla grazia». Questa parte del saluto indica che Maria 

aveva ricevuto molta grazia da Dio. La Vulgata ha tradotto «piena di grazia», 

una frase che la chiesa di Roma ha profanamente interpretato come 

suggerimento che Maria, come Cristo, ha grazia da dare ad altri. Su questo 

problema, il vescovo anglicano Ryle scrisse: «L'espressione "piena di grazia" 

non rende il significato [...] e corre il rischio di essere tristemente travisata. Il 

termine non può assolutamente significare "piena di grazia da concedere agli 

altri". Il senso più vero è [...] "altamente favorita dalla grazia", una persona che 

ha ricevuto tanta grazia, non che ha molta grazia da dare». Questo termine 

indica semplicemente che Maria era un oggetto di abbondante grazia di Dio. 

 

L'unico altro brano in cui si trova questo termine nel Nuovo Testamento è 

Efesini 1:6, dove l'Apostolo Paolo dice: «A lode della gloria della sua grazia, la 

quale egli ci ha largita nell’amato suo». La parola «largita» è la traduzione del 

termine greco tradotto «favorita dalla grazia» nel nostro testo in Luca. Maria 

ricevette molta grazia da Dio quando fu scelta come madre del nostro Signore. 

Esamineremo meglio questa grazia data a Maria in seguito, nel nostro studio di 

Luca 1:30. 

 Dio. «Il Signore è teco». Che grande benedizione per Maria! Puoi essere povero 

e sconosciuto nel mondo, ma se «il Signore è teco», hai le più grandi 

benedizioni. Fu così per Maria, che visse in «bassezza» (Luca 1:48). Meglio 

essere povero e oppresso quando «il Signore è teco» che avere fama, fortuna e 

divertimenti in questo mondo senza la presenza del Signore. Giuseppe, 

nell'Antico Testamento, fu uno schiavo e un carcerato, ma non fu mai senza 

Dio, perché «l’Eterno fu con Giuseppe» (Genesi 39:2,21), rendendolo più 

onorato di chi occupava alte cariche in Egitto. Mosè stimava tanto la presenza 

di Dio che gli disse che senza quella presenza non avrebbe voluto guidare oltre 

gli Israeliti (Esodo 33:14,15). Com'è diversa la maggior parte della gente, che 

sembra odiare la presenza di Dio, preferendo la presenza di chiunque altro! 

Evita Dio come la peste, ma così facendo perde le più grandi benedizioni, 

perché la Bibbia dice di Dio: «Vi son gioie a sazietà nella tua presenza; vi son 

diletti alla tua destra in eterno» (Salmi 16:11). La maledizione del peccato ci 

rende «senza Dio nel mondo» (Efesini 2:12), la situazione peggiore in cui ci si 

possa trovare. Cercate ferventemente la presenza di Dio. Potete fare a meno di 

tutto tranne di quella. 

 

La gloria: «benedetta tu sei fra le donne» (Diod., LND). Questa parte del saluto 

di Gabriele è ripetuta nel saluto di Elisabetta (Luca 1:42) quando Maria arrivò a 

casa sua per rimanervi tre mesi (Luca 1:56). Dato che il termine tradotto 

«benedetta» nel nostro testo è un termine di lode, significa che Gabriele disse 

a Maria che sarebbe stata onorata tra le donne. Maria sarebbe stata molto 

lodata per il suo ruolo nella nascita di Gesù Cristo. 

 

Quando si parla di onorare Maria, i protestanti si preoccupano subito, per 

buoni motivi. La chiesa cattolica romana ha infatti dato a Maria molto indebito 

onore, un onore che dev'essere dato solo a Gesù Cristo. «La Chiesa cattolica 

romana ha dichiarato formalmente che [lei stessa] è stata "concepita senza 

peccato". I cattolici romani la innalzano come oggetto di adorazione e la 

pregano come mediatrice tra Dio e l'uomo, potente quanto Cristo stesso. 

Ricordiamoci comunque che tutte queste dichiarazioni non sono minimamente 

avvalorate dalle Scritture: né da questi versetti, né da nessun'altra parte della 

Parola di Dio. Allo stesso tempo, dobbiamo giustamente ammettere che 

nessuna donna fu mai onorata [da Dio] quanto la madre del nostro Signore» 

(Ryle). Anche se i cattolici hanno quindi dato indebito onore a Maria, non 

dobbiamo andare all'estremo opposto e non renderle l'onore che le Scritture le 

concedono. «La chiesa protestante ha fatto torto, troppo a lungo, alla Vergine 

Madre. La Mariolatria è idolatria. Nel nostro abbandono della falsa posizione 

della Chiesa di Roma riguardo alla madre del nostro Signore, noi l’abbiamo 

però spesso trascurata, trattata ingiustamente e gettata nell'oblio» (Morgan). 

 

2. Il turbamento che genera 

 

«Ed ella, avendolo veduto, fu turbata delle sue parole; e discorreva in sé stessa 

qual fosse questo saluto» (Luca 1:29). Nell'esaminare il turbamento provato da 

Maria durante questo incontro con Gabriele, notiamo la natura del 

turbamento, la causa del turbamento e la riflessione nel turbamento.  

La natura del turbamento. Ryle scrive: «Il termine greco usato qui è molto 

forte e intenso e non si trova in altri brani del Nuovo Testamento». Indica che 

Maria era fortemente sconvolta, terrorizzata, turbata e perplessa in questo 

incontro improvviso e inaspettato con l'angelo Gabriele. 

 

Questa è la terza volta che l'angelo Gabriele spaventa la persona che visita. 

Aveva spaventato molto Daniele, la prima volta che lo visitò per dichiarargli gli 

eventi futuri (Daniele 8:17). Spaventò molto anche Zaccaria quando gli apparve 

nel Tempio per annunciargli la nascita di Giovanni Battista (Luca 1:12). Nel 

nostro testo, turba molto Maria. 

 

I ministri del Vangelo possono trarne incoraggiamento, perché anche loro 

spesso non sono benvenuti. I messaggeri di Dio non sono sempre ricevuti bene. 

Al contrario, spesso incontrano ostilità. Devono però ricordare che non si 

presentano agli altri per essere onorati, ma per dichiarare il messaggio divino, 

in modo che Dio possa ricavarne onore. Il messaggio è più importante del 

messaggero. 

 

La causa del turbamento. «Avendolo veduto, fu turbata delle sue parole». Sia 

l'apparizione che le parole di Gabriele turbarono Maria. 

 

Primo, l'apparizione di Gabriele. Il timore di Maria all'apparizione dell'angelo 

non era insolito. Le apparizioni di esseri soprannaturali spaventavano sempre 

gli Ebrei devoti, che credevano solitamente che vedere Dio voleva dire morire. 

Per tutte le Scritture vediamo questa reazione. Per esempio, Giacobbe ebbe lo 

stesso timore dopo aver lottato con l'angelo, prima di incontrare Esaù. Chiamò 

infatti il luogo di quella lotta «Peniel, "perché," disse, "ho veduto Iddio a faccia 

a faccia, e la mia vita è stata risparmiata"» (Genesi 32:30). Gedeone confessò lo 

stesso timore dopo il suo incontro con «l'angelo del Signore» (Giudici 6:22,23). 

Isaia esclamò: «Ahi, lasso me, ch’io son perduto! Poiché [...] gli occhi miei han 

veduto il Re, l’Eterno degli eserciti!» (Isaia 6:5). Quando l'affermazione di Dio a 

Mosè: «L’uomo non mi può vedere e vivere» (Esodo 33:20) è usata fuori 

contesto, sembra confermare la legittimità di questo timore. Alla luce di questo 

timore innato della vista di Dio e del fatto che anche dei grandi uomini avevano 

temuto l'incontro con Gabriele, non ci sorprende che Maria si fosse spaventata 

nel vederlo. 

 

Secondo, le parole di Gabriele. Abbiamo studiato i termini usati nel saluto di 

Gabriele. Anche se le sue parole non fecero che onorare Maria, senza 

espressioni ostili o avverse, la spaventarono. Perché? Perché improvvise 

espressioni di onore spesso innervosiscono anche le persone migliori. Maria 

viveva una vita molto umile (Luca 1:48), come abbiamo già notato. Ciò 

accrebbe il suo timore e la sua innocente timidezza di fronte ai grandi onori 

ricevuti. Questo timore ha però un grande valore. Dobbiamo temere gli onori, o 

ci distruggeranno. L'onore può essere una rovina e non solo una ricompensa. Ci 

vuole molta forza di carattere per riceverlo bene. Maria aveva quella forza di 

carattere, che giustifica il «non temere» (Luca 1:30) di Gabriele.  

La riflessione nel turbamento. Maria «discorreva in sé stessa qual fosse questo 

saluto». La parola tradotta «discorreva in sé stessa» significa ragionare. 

Secondo Vine è «una combinazione di due termini greci che significano 

"ragionare" "attraverso"», quindi, ragionare diligentemente. Indica che Maria 

rifletté a lungo sul saluto. Lo stesso termine appare circa sedici volte nel Nuovo 

Testamento ed è tradotto anche "ragionare". Solo qui è tradotto «discorreva in 

sé stessa». 

 

Maria rifletté spesso sugli eventi della sua vita in relazione a Gesù Cristo. Lo 

vediamo qui e in Luca 2:19 e 51. Dobbiamo meditare su ciò che riguarda Cristo 

e la nostra relazione con lui. Alla maggior parte delle persone non piace 

riflettere su cose spirituali e quella mancanza non fa che maledirle 

eternamente. Dobbiamo dar credito a Maria per aver riflettuto tanto e 

imparare dal suo esempio a riflettere maggiormente sulle questioni spirituali. 

Meditate molto sulla Parola di Dio e pensate molto a Gesù Cristo e otterrete 

dei benefici eterni. 

 

3. La tranquillità che ispira 

 

«E l’angelo le disse: Non temere, Maria, perciocché tu hai trovata grazia presso 

Iddio» (Luca 1:30). Notando il timore di Maria, Gabriele tranquillizzò subito il 

cuore e la mente di lei riguardo al saluto dicendole due cose: una riguardante la 

rimozione del timore e una la dichiarazione di grazia. 

 

 La rimozione del timore. «Non temere». Che parole gioiose quando sono 

pronunciate dal Cielo. Quando il Cielo dice di non temere, non si deve temere. 

Quando lo dicono gli uomini, può non voler dire niente, perché spesso gli 

uomini ci dicono di non temere quando dobbiamo farlo. Spesso ci dicono di 

non temere le conseguenze delle cattive azioni, quando invece dobbiamo 

provarne un forte timore. Chi ama il Signore quanto lo amava Maria non deve 

temere la sua presenza e le sue benedizioni. Per gli empi, le cose sono diverse. 

 

La dichiarazione di grazia: «tu hai trovata grazia presso Iddio». Nell'esaminare 

queste grandi notizie date a Maria, notiamo il significato della grazia, i mezzi 

della grazia, il modo in cui fu data la grazia e il dolore a causa della grazia. 

 

Primo, il significato della grazia. La grazia ci fa pensare soprattutto alla 

salvezza. «Poiché gli è per grazia [stesso termine] che voi siete stati salvati» 

(Efesini 2:8). Era lo stesso per Maria, che ricevette in gran misura la grazia 

divina in quanto madre del nostro Signore. La frase «tu hai trovata grazia 

presso Iddio» è come «Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno» (Genesi 6:8). Sia 

Noè che Maria trovarono grazia presso Dio ricevendo Cristo nella loro vita 

(l'arca era un tipo di Cristo nel caso di Noè). Avere Cristo nella propria vita è 

un'opera esclusiva della grazia. 

 

Secondo, i mezzi della grazia. «Tu hai trovata grazia presso Iddio». Dio era il 

mezzo della grazia. È il miglior genere di grazia. Gli uomini possono favorirci, ma la grazia migliore è di Dio. Tutti possono guardarvi storto, ma non importa 

se avete il favore di Dio. Al contrario, se tutti gli uomini vi favoriscono mentre 

Dio vi disapprova, tutto il favore del mondo non compenserà la 

disaprovvazione divina. Cercate il suo favore più di quello di chiunque altro. 

 

Terzo, il modo in cui fu data la grazia. Come trovò grazia Maria presso Dio? La 

grazia di cui parla il nostro testo consiste nel fatto che Cristo sarebbe nato da 

lei. La grazia che Maria trovò presso Dio rappresenta la più grande grazia che si 

possa ricevere da Dio, cioè, Gesù Cristo nella propria vita. La gestazione di 

Maria che aveva Cristo in sé in senso fisico rappresentava la salvezza dell'anima 

che riceve Cristo spiritualmente. Dio ci conferisce molte grazie, ma nessuna è 

grande quanto quella che, tramite Cristo, ci salva eternamente dalle 

conseguenze del peccato. 

 

Quarto, il dolore a causa della grazia. Il diavolo odia chi Dio favorisce. Si può 

esserne certi! La grande grazia che Maria ricevette da Dio le provocò grandi 

afflizioni. Simeone le predisse nel tempio, poco dopo la nascita di Cristo: «a te 

stessa una spada trapasserà l’anima» (Luca 2:35). Anzi, l'afflizione iniziò prima 

ancora della nascita di Cristo, con il disonore di una gravidanza prenuziale, che 

macchiò la sua reputazione per sempre (ancor oggi molti teologi la accusano di 

infedeltà morale). L'afflizione continuò poco dopo la nascita di Cristo quando, a 

causa della crudeltà sanguinaria di Erode, dovettero fuggire in Egitto per 

salvare la vita del Cristo bambino. E che dolore atroce provò Maria 

nell'assistere agli eventi al Calvario! Maria soffrì molto a causa della grande 

grazia ricevuta da Dio, e sarà sempre così anche per gli uomini pii. Capiremo 

però nella vita futura, se non in questa, che la grazia di Dio compensa più che 

equamente qualunque afflizione che può causare. 

 

C. I DETTAGLI DELL'ANNUNCIO 

 

In questo fondamentale terzo punto del nostro capitolo sull'annunciazione, 

osserveremo i dettagli importanti che Gabriele diede a Maria e che riguardano 

la concezione, la chiamata, il carattere e il regno di Cristo. 

 

1. La concezione di Cristo 

 

«Ed ecco tu concepirai nel seno, e partorirai un figliuolo» (Luca 1:31). In questo 

versetto, notiamo tre cose riguardo alla concezione di Cristo: la sua grandezza, 

la sua innocenza e il sesso del figlio. 

 

La sua grandezza. La parola «ecco», nel contesto di questo versetto, attira 

l'attenzione a un annuncio realmente importante. La concezione di Gesù Cristo 

in seno a Maria fu un'esperienza e un evento eccezionale, quindi Gabriele fece 

precedere ai dettagli del suo annuncio un «ecco». Fu un grande evento perché 

influenzò il destino eterno di ogni anima. Non c'è niente di più importante del 

destino eterno di un'anima. Le questioni spirituali sono le più importanti. 

 Dobbiamo mettere un «ecco» di fronte alle questioni spirituali della nostra vita. 

Dio lo fa, ma gli uomini raramente. Gli uomini mettono un «ecco» di fronte a 

cose di poco valore. Gli «ecco» della nostra vita hanno molto a che fare con il 

successo o il fallimento della nostra vita agli occhi di Dio. Il primo «ecco» della 

nostra vita deve puntare alla nostra relazione con Gesù Cristo. 

 

La sua innocenza: «tu concepirai nel seno». È un altro riferimento alla nascita 

virginea di Cristo che dimostra e sottolinea il carattere innocente della sua 

concezione. Notiamo qui l'enfasi sulla nascita virginea e l’essenzialità di questa. 

 

Primo, l'enfasi sulla nascita virginea. Abbiamo già notato al versetto 27 che la 

nascita virginea è stata messa in luce dalla ripetizione della parola «vergine». 

Qui, al versetto 31, è evidenziata nel fatto che Maria, una vergine, avrebbe 

concepito. Al versetto Luca 1:35 vedremo la nascita virginea sottolineata 

ancora una volta nella spiegazione di Gabriele sul modo in cui Maria, pur 

essendo vergine, avrebbe concepito. Con dei resoconti così chiari di Luca e 

Matteo, gli scettici della nascita virginea non hanno fondamento scritturale su 

cui basare il rifiuto di quella verità. 

 

Secondo, l'essenzialità della nascita virginea. Un motivo importante della 

nascita virginea era il sangue. Per una concezione immacolata, il sangue non 

poteva essere corrotto. La maledizione del peccato influiva sul sangue, che è la 

vita della carne (Levitico 17:11). Se il sangue è corrotto, l'uomo è corrotto. Per 

essere nostro Salvatore, Cristo doveva quindi avere un sangue puro e 

immacolato. La Bibbia dice che il sangue di Cristo è «sangue innocente» 

(Matteo 27:4), per niente contaminato: «non con cose corruttibili [...] siete 

stati riscattati [...] ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza 

difetto né macchia» (1Pietro 1:18,19). Il sangue di Cristo purifica, quindi non 

può essere corrotto: «Il sangue di Gesù [...] ci purifica da ogni peccato» 

(1Giovanni 1:7). Come ebbe sangue puro Gesù Cristo? Mediante la nascita 

virginea. «Dal momento della concezione a quello della nascita, non una sola 

goccia di sangue passò da madre a figlio. [...] Tutto il sangue che è nel bambino 

è prodotto nel bambino stesso come conseguenza dell'introduzione dello 

sperma. La madre non contribuisce sangue. [...] In che modo stupendo Dio ha 

preparato la nascita virginea di suo Figlio! Creò la donna in modo tale che il suo 

sangue non passi ai figli. Il sangue è ereditato dal maschio. Dato che Adamo era 

il capostipite dell'umanità, è il suo sangue che trasmette il suo peccato. Per 

produrre un uomo senza peccato che sia tuttavia figlio di Adamo, Dio dovette 

far sì che quest'uomo avesse un corpo umano derivato da Adamo senza una 

goccia del sangue peccaminoso di quel progenitore. Questo è il motivo 

scientifico e biologico della mancanza di peccato nell'uomo Cristo Gesù» (M. R. 

DeHaan). Per avere sangue puro, Cristo doveva quindi essere concepito da una 

vergine. Non poteva essere coinvolto lo sperma maschile, e non lo fu. 

 

Il sesso del figlio. «Tu concepirai [...] e partorirai un figliuolo» (Luca 1:31). La 

dichiarazione del sesso del figlio avrebbe dato a Maria una prova della validità 

del messaggio dell'angelo. Al contrario dei ciarlatani, Dio è sempre pronto a 

dare ampie prove dell'integrità del suo messaggio. La dichiarazione del sesso non sarebbe benaccetta nella nostra atmosfera moderna unisex e 

omosessuale, ma se si eliminano questi riferimenti dalle Scritture, si finisce per 

corromperle! Gesù era decisamente uomo! 

 

2. La chiamata di Cristo 

 

«E gli porrai nome GESÙ» (Luca 1:31). Il nome che Maria doveva dare al Figlio e 

la vocazione di quel Figlio erano inseparabilmente collegati. Il nome era Gesù, 

che significa "Yahweh è salvezza" o "Yahweh salva". Il significato di quel nome 

parla del ministero di Cristo, che avrebbe salvato il suo popolo dai loro peccati. 

Quando un angelo visitò Giuseppe per fargli sapere come Maria era rimasta 

gravida, gli disse specificamente che sarebbe stato chiamato «Gesù» a causa 

del suo compito salvifico: «Tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il 

suo popolo dai loro peccati» (Matteo 1:21). 

 

La chiamata di Cristo era ed è ancora il più grande bisogno umano. Non c'è 

necessità più grande di quella di essere salvati dai propri peccati. Esamineremo 

più a fondo questo argomento quando, in uno dei capitoli seguenti, studieremo 

il brano delle Scritture che descrive la visita di un angelo al Giuseppe per 

parlargli della gravidanza di Maria. 

 

3. Il carattere di Cristo 

 

«Esso sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo» (Luca 1:32). 

Leggiamo due specificazioni distinte sul carattere di Cristo: è grande ed è Dio. 

 

Cristo è grande: «sarà grande». In verità, Cristo era già grande prima di essere 

concepito, ma l'angelo Gabriele non aveva torto nel dire: «sarà grande», 

perché la grandezza di Cristo continua per sempre. 

 

Cristo è grande «prima di tutto, in santità, la vera grandezza agli occhi del 

Cielo» (Godet). Il Cielo giudica le cose molto diversamente dal genere umano. Il 

genere umano vede la grandezza generalmente come un conseguimento 

sportivo, politico, economico o intellettuale. La santità non appare grande 

nemmeno tra i Cristiani professanti, eppure è la base della vera grandezza. Più 

grande la santità, più grande la persona. Dato che Cristo, al contrario di un 

essere umano, è senza peccato, è il più grande di tutti e la sua grandezza è la 

misura di ogni grandezza. Quanto è grande una persona oggi? Misurate il suo 

carattere e comportamento secondo il carattere e comportamento di Cristo, e 

vedrete che la grandezza umana non è niente al confronto. 

 

Cristo è grande anche in molti altri sensi. Qui ne notiamo alcuni, oltre alla 

santità, così come sono descritti nelle Scritture. Iniziamo dalla salvezza. Cristo 

portò una salvezza veramente grande agli uomini, e «come scamperemo noi se 

trascuriamo una così grande salvezza?» (Ebrei 2:3). È il «Sommo Sacerdote» 

(Ebrei 4:14) i il «gran Pastore delle pecore» (Ebrei 13:20). È «più che Giona» 

(Matteo 12:41) e «più che Salomone» (Matteo 12:42). La sua grandezza è ineguagliabile e insuperabile (Filippesi 2:9). Egli è «il Signor dei signori e il Re 

dei re» (Apocalisse 17:14, 19:16). 

 

Se non si riconosce la vera grandezza di Cristo, non gli si può dare il giusto 

onore, e chi non gli rende il giusto onore subirà tremende conseguenze per 

l'eternità. Il nostro mondo non dà certamente il giusto onore a Cristo. Al 

contrario, lo deride. Come è sempre nel caso della vera grandezza, la grandezza 

di Cristo non è ostacolata dalla derisione umana. Nonostante le derisioni, alla 

fine tutti la riconosceranno (Filippesi 2:10). Nella maggior parte dei casi, però, 

sarà a loro eterna dannazione e non a salvezza eterna, perché essi avranno 

riconosciuto la sua grandezza troppo tardi. 

 

Cristo è Dio. L'espressione «Figliuol dell’Altissimo» parla della divinità di Cristo. 

In alcuni studi precedenti abbiamo visto la divinità di Cristo messa in luce 

ripetutamente. Questo enfasi continua nell'annuncio a Maria della nascita di 

Gesù Cristo. Si noti che, come abbiamo già visto, la divinità e l'umanità di Cristo 

sono parallele in questo annunciazione. Gabriele disse a Maria: «Tu concepirai» 

(Luca 1:31), mostrando la natura umana di Cristo. Poco dopo, chiamò il 

bambino «Figliuol dell’Altissimo», mostrando la sua natura divina. Maria non 

avrebbe concepito un bambino come tutti gli altri, ma l'eterno Figlio di Dio che 

venne nel mondo in forma umana per salvare i peccatori. 

 

4. Il regno di Cristo 

 

«E il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre. Ed egli regnerà sopra la 

casa di Giacobbe, in eterno; e il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1:32, 33). 

Gabriele incluse nel suo annuncio alcune profezie messianiche riguardo al 

regno di Cristo. Nel nostro testo notiamo il trono, le tribù e il termine di quel 

regno. 

 

Il trono del regno. Il trono del regno era «il trono di Davide, suo padre». Davide 

è citato due volte (Luca 1:27,32) in questo annuncio. Ciò evidenzia il fatto che 

Gesù Cristo è il Messia promesso che adempierà la promessa fatta a Davide. 

«L’Eterno ha fatto a Davide questo giuramento di verità, e non lo revocherà: Io 

metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere» (Salmi 132:11). «E la tua casa 

e il tuo regno saranno saldi per sempre, dinanzi a te, e il tuo trono sarà reso 

stabile in perpetuo» (2 Samuele 7:16). Queste promesse riguardo al regno di 

Cristo sul trono di Davide confermano «chiaramente [...] che Maria stessa era 

di stirpe regale» (Spence) e non solo Giuseppe. Altrimenti, Cristo non sarebbe 

stato discendente di Davide, dato che era soltanto della stirpe di Maria. 

 

Questa promessa è un'altra promessa divina che non sembrava esaudibile nel 

corso dei secoli. Le circostanze sembravano del tutto avverse. Niente può però 

impedire l'adempimento delle promesse di Dio. Una volta fatte, sono 

irrevocabili! Al contrario, le circostanze saranno semplicemente mutate dal 

potere di Dio quando egli deciderà di conformarle al suo volere. 

 Le tribù del regno. «Egli regnerà sopra la casa di Giacobbe, in eterno» (Luca 

1:33). È una predizione dei giorni più grandi d'Israele. La nazione ebraica ha il 

più grande futuro di ogni nazione terrena, perché Gesù Cristo sarà un giorno al 

capo di quel governo. Alcuni vogliono spiritualizzare questa promessa e 

applicarla alla Chiesa, come hanno fatto molti nel passato, ma «stiamo attenti a 

non spiritualizzare il pieno significato di queste parole. La "casa di Giacobbe" 

non comprende tutti i Cristiani. Il "trono di Davide" non indica la carica di un 

Salvatore a tutti i credenti pagani» (Ryle). «Il trono di Davide non deve essere 

interpretato qui come simbolo del trono di Dio, né la casa di Giacobbe come 

descrizione figurativa della Chiesa. Queste espressioni pronunciate dall'angelo 

mantengono il loro senso naturale e letterale» (Godet). Questi commenti di 

Ryle e Godet sono lodevoli, perché risalgono a un periodo prima della nascita 

dello stato di Israele nel 1948. Oggi non è altrettanto difficile applicare queste 

promesse a un Israele letterale, che esiste davvero, ma prima, quando gli 

Israeliti erano dispersi per tutta la terra, molti, anche diversi uomini pii, 

applicavano queste promesse alla Chiesa. 

 

Il termine del regno. «Il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1:33). I nostri 

presidenti arrivano a mala pena al termine del loro incarico. Uzzia regnò su 

Giuda cinquantadue anni e Manasse cinquantacinque, ma Cristo regnerà per 

mille anni su Israele (Apocalisse 20:6) e poi per sempre su tutto il genere 

umano, Ebrei e non Ebrei. Non ci saranno più elezioni, uomini politici e 

cambiamenti di governo, ma solo Cristo per sempre. Non potrebbe esserci 

niente di meglio per i suoi sudditi! 

 

D. LA DOMANDA RIGUARDO ALL'ANNUNCIO 

 

Dopo aver udito questo grande annuncio di Gabriele, Maria gli chiese delle 

informazioni. Nell'esaminare questa richiesta, notiamo l'atteggiamento di 

Maria e la risposta di Gabriele. 

 

1. L'atteggiamento di Maria 

 

«E Maria disse all’angelo: Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?» 

(Luca 1:34). Questa domanda di Maria assomiglia a quella di Zaccaria quando 

Gabriele gli annunziò la nascita di Giovanni Battista. Eppure, le due domande 

sono diverse come notte e giorno per quanto riguarda l'atteggiamento che sta 

dietro. La domanda di Zaccaria: «A che conoscerò io questo?» (Luca 1:18) rivela 

che voleva un segno per poter credere. Chiedere un segno è una 

manifestazione di incredulità (Matteo 12:38,39). La domanda di Maria: 

«Come?» cerca semplicemente più informazioni. «Come» significava «in che 

modo» (Strong). Zaccaria dubitava che la cosa avvenisse. Maria credette che 

sarebbe accaduto e chiese semplicemente come. La sua domanda manifestò 

fede, perché riconobbe che sarebbe accaduto. La fede di Maria è confermata 

nell'"adorazione" di Elisabetta, quando disse di lei: «beata è colei che ha 

creduto» (Luca 1:45). Gabriele concesse un segno a Zaccaria, ma in forma di 

punizione per la sua incredulità: «Tu sarai muto, e non potrai parlare fino al 

giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo» (Luca 1:20). Diede anche a Maria le informazioni 

che chiedeva come ricompensa per la sua fede. La fede conosce sempre di più, 

ma non l'incredulità. 

 

L'apparente somiglianza delle due domande, molto diverse nella sostanza, 

evidenzia una situazione comune nelle nostre chiese, dove tra molte persone 

che hanno lo stesso aspetto e parlano allo stesso modo alcune hanno una fede 

sincera e altre no. Non è sempre facile distinguerle, ma Dio lo fa certamente. 

Alla fine, l'incredulità sarà riconosciuta e punita e la fede rivelata e 

ricompensata. 

 

2. La risposta di Gabriele 

 

La risposta di Gabriele a Maria fornisce sia una spiegazione della concezione, 

sia un incoraggiamento riguardo alla concezione stessa. Chi chiede con fede 

non rimarrà ignorante o scoraggiato. 

 

La spiegazione della concezione. «E l’angelo, rispondendo, le disse: Lo Spirito 

Santo verrà sopra te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà; per tanto ancora ciò 

che nascerà da te Santo sarà chiamato Figliuol di Dio» (Luca 1:35). Questa 

rappresenta la descrizione scritturale più dettagliata della concezione di Gesù 

Cristo in seno alla vergine Maria. È interessante che fu riportata da Luca, un 

medico. 

 

Il linguaggio usato in questa spiegazione è maestoso e descrive un evento 

delicato con termini più che mai nobili. È un'immagine sia letterale che 

figurativa che mette in luce l'impossibilità di descrivere adeguatamente con 

parole umane l'opera divina in atti meravigliosi e miracolosi come la 

concezione di Gesù Cristo, l'eterno Figlio di Dio, in seno a Maria. 

 

Possiamo notare quattro parti di questa spiegazione della concezione di Maria: 

chi presiede alla concezione, la virtù nella concezione, la santità della 

concezione e la Persona concepita. 

 

Primo, chi presiede a questa concezione. «Lo Spirito Santo verrà sopra te». 

Questo linguaggio indica che fu lo Spirito Santo a presiedere su questa 

miracolosa concezione di Cristo in seno a Maria. Alcuni lo hanno erroneamente 

interpretato come se lo Spirito Santo fosse il Padre di Cristo. È un'ipotesi 

assolutamente falsa che questo linguaggio non sostiene. Qualche anno fa, 

parlando in una chiesa che mi stava prendendo in considerazione come 

pastore, protestai presso il comitato riguardo alla loro dichiarazione dottrinale. 

Il punto che contestai era un goffo tentativo di spiegare la nascita virginea di 

Cristo dicendo che lo Spirito Santo era il Padre di Gesù. I membri del comitato 

non sembravano abbastanza istruiti spiritualmente da comprendere la mia 

protesta (com'è purtroppo tipico di molti capi delle chiese odierne). Ci sono tre 

Persone nella Trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Lo Spirito Santo 

non è il Padre, ma presiedette semplicemente sulla concezione. Non è il Padre di Gesù Cristo così come un dottore che impianta chirurgicamente lo sperma di 

un uomo nel ventre di una donna non è il padre del bambino. 

 

Secondo, la virtù nella concezione. «La virtù dell’Altissimo ti adombrerà». La 

virtù e il potere di Dio dovettero certamente contribuire a questo stupendo 

miracolo! Per molti è difficile credere alla nascita virginea di Cristo, ma quando 

si pensa al potere di Dio, ogni difficoltà svanisce. Esamineremo più a fondo il 

suo potere quando leggeremo l'incoraggiamento dell'angelo a Maria sul modo 

in cui avrebbe concepito. 

 

Terzo, la santità della concezione. «Ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato 

Figliuol di Dio». Era una concezione santa, al contrario di tutte le altre. Davide 

disse: «La madre mia mi ha concepito nel peccato» (Salmi 51:5). È così per ogni 

nascita tranne la nascita di Cristo, che era diverso. Non fu concepito nel 

peccato, altrimenti non sarebbe stato «il santo che nascerà». Gesù Cristo è 

senza peccato e senza macchia, puro e assolutamente santo in ogni senso. È 

«santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori» (Ebrei 7:26). Se non 

fosse stato senza peccato, non avrebbe potuto morire al nostro posto per i 

nostri peccati, perché avrebbe dovuto morire per i suoi. 

 

Quarto, la Persona concepita. «Ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato 

Figliuol di Dio». Qui l'angelo dichiara chiaramente la natura divina di Cristo. 

Cristo era uomo, ma anche vero Dio. Maria non comprese tutto ciò che le fu 

detto. Chi avrebbe mai capito? Era un messaggio alieno alla mente umana, e lei 

non aveva il Nuovo Testamento come noi per comprendere l'incarnazione. Era 

tutto nuovo per lei. Noi troviamo difficile capire come queste cose siano 

avvenute e come Dio sia diventato uomo rimanendo Dio. Non dobbiamo quindi 

stupirci se Maria non comprese tutto e poté solo riflettere di tanto in tanto. 

Nonostante questo, credette a Dio. Avessimo tutti una fede così grande! 

 

L'incoraggiamento per la concezione. Dopo aver dato una spiegazione sul 

modo in cui Maria avrebbe concepito, Gabriele la incoraggiò riguardo alla 

concezione stessa. Fu un ottimo e duplice incoraggiamento. Riguardava infatti 

la gravidanza di Elisabetta e le possibilità di Dio. 

 

Primo, la gravidanza di Elisabetta. «Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha 

concepito anche lei un figliuolo nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese per 

lei, ch’era chiamata sterile» (Luca 1:36). La concezione di Maria non fu l'unica a 

stupire la mente umana. Maria aveva una parente («cugina» qui non significa 

necessariamente cugina) che era rimasta gravida in maniera miracolosa. 

Gabriele diede a Maria un esempio di un altro miracolo divino per incoraggiarla 

riguardo al miracolo che sarebbe avvenuto in lei. Dio lo fa anche per noi, 

riempiendo le Scritture con esempi che incoraggiano la nostra fede. Se 

studierete diligentemente le Scritture, troverete continuo incoraggiamento per 

proseguire il cammino della fede. 

 

Secondo, le possibilità di Dio. «Poiché nulla è impossibile a Dio» (Luca 1:37). 

Gabriele ricorda a Maria l'onnipotenza di Dio che gli permette di fare qualunque cosa. Dobbiamo ricordarci spesso questa verità. Quando Dio agisce, 

niente dev'essere considerato impossibile. Le leggi della natura non limitano 

Dio, che le ha fatte e può alterarle o annullarle quando vuole. Non lo 

controllano, ma è lui che controlla loro! Le circostanze non sono ostacoli per 

Dio. Possono ostacolare gli uomini, ma non Dio. Dio è il Dio delle circostanze, e 

non viceversa. Dio può fare ciò che vuole, quando vuole, dove vuole e a chi 

vuole! Al contrario dell'uomo, per Dio non ci sono cose impossibili. 

 

E. LA SOTTOMISSIONE ALL'ANNUNCIO 

 

La risposta di Maria all'annuncio di Gabriele riguardo alla concezione e nascita 

di Cristo fu ammirevole. Non dubitò, né si lamentò, ma si sottomise. 

Nell'esaminare questa sottomissione, notiamo la sua rapidità, il servizio offerto 

e il suo accordo. 

 

1. La rapidità della sottomissione 

 

«E Maria disse: Ecco la serva del Signore; siami fatto secondo le tue parole» 

(Luca 1:38). Maria pronunciò queste parole appena Gabriele smise di parlare. Si 

sottomise al messaggio dell'angelo appena egli finì di annunciarlo. Non chiese 

di poterci pensare. Non cercò di apportare modifiche. Non ci sono vantaggi nel 

rimandare la sottomissione a Dio, né nel negoziare la sua volontà. Quando ce la 

rende evidente, la cosa migliore è sottomettersi immediatamente. Prima vi 

sottomettete alla volontà di Dio, prima riceverete le sue benedizioni. 

 

2. Il servizio nella sottomissione 

 

«E Maria disse: Ecco la serva del Signore». Sottomettendosi, Maria offrì il suo 

servizio («ancella») a Dio. La parola «ancella» è la traduzione del termine greco 

doulos che significa «legare» e «schiava» (Vine). È il livello più basso di 

schiavitù. Dal significato di questa parola, notiamo due importanti lezioni. Una 

riguarda la priorità del servizio e l'altra il periodo del servizio. 

 

Primo, la priorità del servizio. Il termine greco doulos «si riferisce a una 

persona che conforma la propria volontà a quella di un'altra» (Wuest). Maria 

mise da parte i suoi desideri e le sue ambizioni per fare la volontà di Dio. Ciò 

richiese dei sacrifici, perché questo programma di Dio avrebbe cambiato i suoi 

progetti di nozze. Come vedremo studiando l'effetto di questa concezione su 

Giuseppe, il matrimonio avvenne quando Maria era chiaramente gravida. Ciò 

alterò ovviamente molte cose, ma era il piano di Dio e Maria accettò la sua 

volontà al di sopra della propria. 

 

Secondo, il periodo del servizio. La parola doulos si riferisce anche «a una 

persona unita a un'altra da un rapporto che solo la morte può interrompere» 

(Wuest). Una doulos era una schiava a vita del suo padrone. Assumendo questa 

posizione di fronte a Dio, Maria si arrende totalmente al Signore, dichiarando 

che sarà la sua ancella per tutta la vita. Prese un impegno a vita. Che decisione 

eccellente e lodevole! È difficile trovare delle persone che vogliano servire in chiesa per un breve tempo, tanto meno per tutta la vita, ma se non si dedica 

tutta la vita al Signore, non gli si recherà un gran servizio. 

 

3. L'accordo nella sottomissione 

 

«Siami fatto secondo la tua parola». Maria esprime il suo accordo. Non discute 

con il Signore, né cerca di alterare le cose. Concorda semplicemente con le 

condizioni dell'annunciazione, chiedendo che la sua sottomissione possa essere 

in accordo con l'annunzio. Esaminando i dettagli, vedremo che l'accordo 

riguarda sia il momento che il mandato. 

 

L'accordo per quanto riguarda il momento. Le parole «siami fatto» all'inizio di 

questa stipulazione sono la traduzione di un verbo greco che è espresso nel 

tempo aoristo. Godet fa notare che, se fosse stato al presente, avrebbe 

significato: «Siami fatto in questo istante!». Invece, «l'aoristo lascia la scelta del 

momento a Dio» (ibid.). «Maria si mette a disposizione di Dio» (ibid.). Lascia 

che Dio determini il momento. La sua sottomissione fu quindi realmente 

nobile. 

 

Com'è difficile sottomettersi all'orario di Dio! Eppure dobbiamo farlo se 

vogliamo sottometterci pienamente. L'orario è molto importante e Dio conosce 

il momento migliore. Siamo pronti a lasciare che Dio agisca quando vuole, ma 

dobbiamo lasciare che sia lui a determinare l'ora. 

 

L'accordo per quanto riguarda il mandato. «Siami fatto secondo la tua parola». 

La parola di Gabriele era ovviamente la Parola di Dio, perché portava il 

messaggio di Dio. Quindi, con questa espressione di sottomissione, Maria si 

sottomise alla Parola di Dio, desiderando agire secondo quella Parola. Si offrì 

come «ancella» del Signore. Chi vuole essere un vero servitore di Dio, deve 

mettere la Parola di Dio al primo posto nella sua vita. Il buon servitore rispetta 

ogni parola del padrone. 

 

Molti sono occupati nell'opera della Chiesa senza provare un grande interesse 

nella Parola di Dio. Il loro servizio diventa quindi difettoso e non è rivolto a Dio, 

ma a loro stessi, perché lo svolgono per essere notati e lodati dagli altri. Non 

sono guidati dalla Parola di Dio, ma dalla parola degli uomini e quindi non 

servono Dio. La gran mancanza di enfasi sulla Parola di Dio nelle chiese non fa 

che diminuire il vero servizio al Signore. Non si può incoraggiare il servizio a Dio 

senza la sua Parola. Come si può essere buoni servitori se non si prova 

interesse nella parola del padrone che determina il servizio? Non si servirà mai 

molto o bene il Signore se la sua Parola non ha il primo posto nella nostra vita. 

Molti fallimenti nel servizio cristiano sono il risultato di una mancanza di 

interesse, attenzione e devozione alla Parola di Dio. 

Il saluto dell'angelo Gabriele a Maria è molto istruttivo. Nell'esaminarlo, 
notiamo la terminologia che contiene, il turbamento che genera e la 
tranquillità che ispira. 
 
1. La terminologia che contiene 
 
«E l’angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è 
teco» (Luca 1:28) [«E l’angelo, entrato da lei, disse: Ben ti sia, o tu cui grazia è 
stata fatta; il Signore è teco; benedetta tu sei fra le donne» (Diod)]. La 
terminologia del saluto può essere divisa in quattro parti, per il nostro studio: il 
saluto vero e proprio («ti saluto»), la grazia («favorita dalla grazia»), Dio («il 
Signore è teco») e la gloria («benedetta tu sei fra le donne»). 
 
Il saluto vero e proprio. «Ti saluto» era «una formula comune, che esprimeva 
stima e benevolenza verso Maria e i suoi posteri» (Henry). Questo saluto si 
trova solo nei Vangeli. In senso negativo, fu usato da Giuda quando tradì Cristo 
(Matteo 26:49). Il termine originale ha, nel Nuovo Testamento, altri significati 
oltre a quello di saluto ed è quindi stato tradotto in diversi modi, sempre 
giustificati. Per esempio, la parola «rallegratevi» usata due volte in 
«Rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo dico: Rallegratevi» (Filippesi 
4:4) è la stessa tradotta «Ti saluto» nel nostro testo. Era una forma di saluto 
nobile. Gli angeli mostravano sempre un ottimo comportamento, 
incoraggiandoci ad avere buone maniere con gli altri. 
 
La grazia: «favorita dalla grazia». Questa parte del saluto indica che Maria 
aveva ricevuto molta grazia da Dio. La Vulgata ha tradotto «piena di grazia», 
una frase che la chiesa di Roma ha profanamente interpretato come 
suggerimento che Maria, come Cristo, ha grazia da dare ad altri. Su questo 
problema, il vescovo anglicano Ryle scrisse: «L'espressione "piena di grazia" 
non rende il significato [...] e corre il rischio di essere tristemente travisata. Il 
termine non può assolutamente significare "piena di grazia da concedere agli 
altri". Il senso più vero è [...] "altamente favorita dalla grazia", una persona che 
ha ricevuto tanta grazia, non che ha molta grazia da dare». Questo termine 
indica semplicemente che Maria era un oggetto di abbondante grazia di Dio. 
 
L'unico altro brano in cui si trova questo termine nel Nuovo Testamento è 
Efesini 1:6, dove l'Apostolo Paolo dice: «A lode della gloria della sua grazia, la 
quale egli ci ha largita nell’amato suo». La parola «largita» è la traduzione del 
termine greco tradotto «favorita dalla grazia» nel nostro testo in Luca. Maria 
ricevette molta grazia da Dio quando fu scelta come madre del nostro Signore. 
Esamineremo meglio questa grazia data a Maria in seguito, nel nostro studio di 
Luca 1:30. 
 Dio. «Il Signore è teco». Che grande benedizione per Maria! Puoi essere povero 
e sconosciuto nel mondo, ma se «il Signore è teco», hai le più grandi 
benedizioni. Fu così per Maria, che visse in «bassezza» (Luca 1:48). Meglio 
essere povero e oppresso quando «il Signore è teco» che avere fama, fortuna e 
divertimenti in questo mondo senza la presenza del Signore. Giuseppe, 
nell'Antico Testamento, fu uno schiavo e un carcerato, ma non fu mai senza 
Dio, perché «l’Eterno fu con Giuseppe» (Genesi 39:2,21), rendendolo più 
onorato di chi occupava alte cariche in Egitto. Mosè stimava tanto la presenza 
di Dio che gli disse che senza quella presenza non avrebbe voluto guidare oltre 
gli Israeliti (Esodo 33:14,15). Com'è diversa la maggior parte della gente, che 
sembra odiare la presenza di Dio, preferendo la presenza di chiunque altro! 
Evita Dio come la peste, ma così facendo perde le più grandi benedizioni, 
perché la Bibbia dice di Dio: «Vi son gioie a sazietà nella tua presenza; vi son 
diletti alla tua destra in eterno» (Salmi 16:11). La maledizione del peccato ci 
rende «senza Dio nel mondo» (Efesini 2:12), la situazione peggiore in cui ci si 
possa trovare. Cercate ferventemente la presenza di Dio. Potete fare a meno di 
tutto tranne di quella. 
 
La gloria: «benedetta tu sei fra le donne» (Diod., LND). Questa parte del saluto 
di Gabriele è ripetuta nel saluto di Elisabetta (Luca 1:42) quando Maria arrivò a 
casa sua per rimanervi tre mesi (Luca 1:56). Dato che il termine tradotto 
«benedetta» nel nostro testo è un termine di lode, significa che Gabriele disse 
a Maria che sarebbe stata onorata tra le donne. Maria sarebbe stata molto 
lodata per il suo ruolo nella nascita di Gesù Cristo. 
 
Quando si parla di onorare Maria, i protestanti si preoccupano subito, per 
buoni motivi. La chiesa cattolica romana ha infatti dato a Maria molto indebito 
onore, un onore che dev'essere dato solo a Gesù Cristo. «La Chiesa cattolica 
romana ha dichiarato formalmente che [lei stessa] è stata "concepita senza 
peccato". I cattolici romani la innalzano come oggetto di adorazione e la 
pregano come mediatrice tra Dio e l'uomo, potente quanto Cristo stesso. 
Ricordiamoci comunque che tutte queste dichiarazioni non sono minimamente 
avvalorate dalle Scritture: né da questi versetti, né da nessun'altra parte della 
Parola di Dio. Allo stesso tempo, dobbiamo giustamente ammettere che 
nessuna donna fu mai onorata [da Dio] quanto la madre del nostro Signore» 
(Ryle). Anche se i cattolici hanno quindi dato indebito onore a Maria, non 
dobbiamo andare all'estremo opposto e non renderle l'onore che le Scritture le 
concedono. «La chiesa protestante ha fatto torto, troppo a lungo, alla Vergine 
Madre. La Mariolatria è idolatria. Nel nostro abbandono della falsa posizione 
della Chiesa di Roma riguardo alla madre del nostro Signore, noi l’abbiamo 
però spesso trascurata, trattata ingiustamente e gettata nell'oblio» (Morgan). 
 
2. Il turbamento che genera 
 
«Ed ella, avendolo veduto, fu turbata delle sue parole; e discorreva in sé stessa 
qual fosse questo saluto» (Luca 1:29). Nell'esaminare il turbamento provato da 
Maria durante questo incontro con Gabriele, notiamo la natura del 
turbamento, la causa del turbamento e la riflessione nel turbamento.  
La natura del turbamento. Ryle scrive: «Il termine greco usato qui è molto 
forte e intenso e non si trova in altri brani del Nuovo Testamento». Indica che 
Maria era fortemente sconvolta, terrorizzata, turbata e perplessa in questo 
incontro improvviso e inaspettato con l'angelo Gabriele. 
 
Questa è la terza volta che l'angelo Gabriele spaventa la persona che visita. 
Aveva spaventato molto Daniele, la prima volta che lo visitò per dichiarargli gli 
eventi futuri (Daniele 8:17). Spaventò molto anche Zaccaria quando gli apparve 
nel Tempio per annunciargli la nascita di Giovanni Battista (Luca 1:12). Nel 
nostro testo, turba molto Maria. 
 
I ministri del Vangelo possono trarne incoraggiamento, perché anche loro 
spesso non sono benvenuti. I messaggeri di Dio non sono sempre ricevuti bene. 
Al contrario, spesso incontrano ostilità. Devono però ricordare che non si 
presentano agli altri per essere onorati, ma per dichiarare il messaggio divino, 
in modo che Dio possa ricavarne onore. Il messaggio è più importante del 
messaggero. 
 
La causa del turbamento. «Avendolo veduto, fu turbata delle sue parole». Sia 
l'apparizione che le parole di Gabriele turbarono Maria. 
 
Primo, l'apparizione di Gabriele. Il timore di Maria all'apparizione dell'angelo 
non era insolito. Le apparizioni di esseri soprannaturali spaventavano sempre 
gli Ebrei devoti, che credevano solitamente che vedere Dio voleva dire morire. 
Per tutte le Scritture vediamo questa reazione. Per esempio, Giacobbe ebbe lo 
stesso timore dopo aver lottato con l'angelo, prima di incontrare Esaù. Chiamò 
infatti il luogo di quella lotta «Peniel, "perché," disse, "ho veduto Iddio a faccia 
a faccia, e la mia vita è stata risparmiata"» (Genesi 32:30). Gedeone confessò lo 
stesso timore dopo il suo incontro con «l'angelo del Signore» (Giudici 6:22,23). 
Isaia esclamò: «Ahi, lasso me, ch’io son perduto! Poiché [...] gli occhi miei han 
veduto il Re, l’Eterno degli eserciti!» (Isaia 6:5). Quando l'affermazione di Dio a 
Mosè: «L’uomo non mi può vedere e vivere» (Esodo 33:20) è usata fuori 
contesto, sembra confermare la legittimità di questo timore. Alla luce di questo 
timore innato della vista di Dio e del fatto che anche dei grandi uomini avevano 
temuto l'incontro con Gabriele, non ci sorprende che Maria si fosse spaventata 
nel vederlo. 
 
Secondo, le parole di Gabriele. Abbiamo studiato i termini usati nel saluto di 
Gabriele. Anche se le sue parole non fecero che onorare Maria, senza 
espressioni ostili o avverse, la spaventarono. Perché? Perché improvvise 
espressioni di onore spesso innervosiscono anche le persone migliori. Maria 
viveva una vita molto umile (Luca 1:48), come abbiamo già notato. Ciò 
accrebbe il suo timore e la sua innocente timidezza di fronte ai grandi onori 
ricevuti. Questo timore ha però un grande valore. Dobbiamo temere gli onori, o 
ci distruggeranno. L'onore può essere una rovina e non solo una ricompensa. Ci 
vuole molta forza di carattere per riceverlo bene. Maria aveva quella forza di 
carattere, che giustifica il «non temere» (Luca 1:30) di Gabriele.  
La riflessione nel turbamento. Maria «discorreva in sé stessa qual fosse questo 
saluto». La parola tradotta «discorreva in sé stessa» significa ragionare. 
Secondo Vine è «una combinazione di due termini greci che significano 
"ragionare" "attraverso"», quindi, ragionare diligentemente. Indica che Maria 
rifletté a lungo sul saluto. Lo stesso termine appare circa sedici volte nel Nuovo 
Testamento ed è tradotto anche "ragionare". Solo qui è tradotto «discorreva in 
sé stessa». 
 
Maria rifletté spesso sugli eventi della sua vita in relazione a Gesù Cristo. Lo 
vediamo qui e in Luca 2:19 e 51. Dobbiamo meditare su ciò che riguarda Cristo 
e la nostra relazione con lui. Alla maggior parte delle persone non piace 
riflettere su cose spirituali e quella mancanza non fa che maledirle 
eternamente. Dobbiamo dar credito a Maria per aver riflettuto tanto e 
imparare dal suo esempio a riflettere maggiormente sulle questioni spirituali. 
Meditate molto sulla Parola di Dio e pensate molto a Gesù Cristo e otterrete 
dei benefici eterni. 
 
3. La tranquillità che ispira 
 
«E l’angelo le disse: Non temere, Maria, perciocché tu hai trovata grazia presso 
Iddio» (Luca 1:30). Notando il timore di Maria, Gabriele tranquillizzò subito il 
cuore e la mente di lei riguardo al saluto dicendole due cose: una riguardante la 
rimozione del timore e una la dichiarazione di grazia. 
 
 La rimozione del timore. «Non temere». Che parole gioiose quando sono 
pronunciate dal Cielo. Quando il Cielo dice di non temere, non si deve temere. 
Quando lo dicono gli uomini, può non voler dire niente, perché spesso gli 
uomini ci dicono di non temere quando dobbiamo farlo. Spesso ci dicono di 
non temere le conseguenze delle cattive azioni, quando invece dobbiamo 
provarne un forte timore. Chi ama il Signore quanto lo amava Maria non deve 
temere la sua presenza e le sue benedizioni. Per gli empi, le cose sono diverse. 
 
La dichiarazione di grazia: «tu hai trovata grazia presso Iddio». Nell'esaminare 
queste grandi notizie date a Maria, notiamo il significato della grazia, i mezzi 
della grazia, il modo in cui fu data la grazia e il dolore a causa della grazia. 
 
Primo, il significato della grazia. La grazia ci fa pensare soprattutto alla 
salvezza. «Poiché gli è per grazia [stesso termine] che voi siete stati salvati» 
(Efesini 2:8). Era lo stesso per Maria, che ricevette in gran misura la grazia 
divina in quanto madre del nostro Signore. La frase «tu hai trovata grazia 
presso Iddio» è come «Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno» (Genesi 6:8). Sia 
Noè che Maria trovarono grazia presso Dio ricevendo Cristo nella loro vita 
(l'arca era un tipo di Cristo nel caso di Noè). Avere Cristo nella propria vita è 
un'opera esclusiva della grazia. 
 
Secondo, i mezzi della grazia. «Tu hai trovata grazia presso Iddio». Dio era il 
mezzo della grazia. È il miglior genere di grazia. Gli uomini possono favorirci, ma la grazia migliore è di Dio. Tutti possono guardarvi storto, ma non importa 
se avete il favore di Dio. Al contrario, se tutti gli uomini vi favoriscono mentre 
Dio vi disapprova, tutto il favore del mondo non compenserà la 
disaprovvazione divina. Cercate il suo favore più di quello di chiunque altro. 
 
Terzo, il modo in cui fu data la grazia. Come trovò grazia Maria presso Dio? La 
grazia di cui parla il nostro testo consiste nel fatto che Cristo sarebbe nato da 
lei. La grazia che Maria trovò presso Dio rappresenta la più grande grazia che si 
possa ricevere da Dio, cioè, Gesù Cristo nella propria vita. La gestazione di 
Maria che aveva Cristo in sé in senso fisico rappresentava la salvezza dell'anima 
che riceve Cristo spiritualmente. Dio ci conferisce molte grazie, ma nessuna è 
grande quanto quella che, tramite Cristo, ci salva eternamente dalle 
conseguenze del peccato. 
 
Quarto, il dolore a causa della grazia. Il diavolo odia chi Dio favorisce. Si può 
esserne certi! La grande grazia che Maria ricevette da Dio le provocò grandi 
afflizioni. Simeone le predisse nel tempio, poco dopo la nascita di Cristo: «a te 
stessa una spada trapasserà l’anima» (Luca 2:35). Anzi, l'afflizione iniziò prima 
ancora della nascita di Cristo, con il disonore di una gravidanza prenuziale, che 
macchiò la sua reputazione per sempre (ancor oggi molti teologi la accusano di 
infedeltà morale). L'afflizione continuò poco dopo la nascita di Cristo quando, a 
causa della crudeltà sanguinaria di Erode, dovettero fuggire in Egitto per 
salvare la vita del Cristo bambino. E che dolore atroce provò Maria 
nell'assistere agli eventi al Calvario! Maria soffrì molto a causa della grande 
grazia ricevuta da Dio, e sarà sempre così anche per gli uomini pii. Capiremo 
però nella vita futura, se non in questa, che la grazia di Dio compensa più che 
equamente qualunque afflizione che può causare. 
 
C. I DETTAGLI DELL'ANNUNCIO 
 
In questo fondamentale terzo punto del nostro capitolo sull'annunciazione, 
osserveremo i dettagli importanti che Gabriele diede a Maria e che riguardano 
la concezione, la chiamata, il carattere e il regno di Cristo. 
 
1. La concezione di Cristo 
 
«Ed ecco tu concepirai nel seno, e partorirai un figliuolo» (Luca 1:31). In questo 
versetto, notiamo tre cose riguardo alla concezione di Cristo: la sua grandezza, 
la sua innocenza e il sesso del figlio. 
 
La sua grandezza. La parola «ecco», nel contesto di questo versetto, attira 
l'attenzione a un annuncio realmente importante. La concezione di Gesù Cristo 
in seno a Maria fu un'esperienza e un evento eccezionale, quindi Gabriele fece 
precedere ai dettagli del suo annuncio un «ecco». Fu un grande evento perché 
influenzò il destino eterno di ogni anima. Non c'è niente di più importante del 
destino eterno di un'anima. Le questioni spirituali sono le più importanti. 
 Dobbiamo mettere un «ecco» di fronte alle questioni spirituali della nostra vita. 
Dio lo fa, ma gli uomini raramente. Gli uomini mettono un «ecco» di fronte a 
cose di poco valore. Gli «ecco» della nostra vita hanno molto a che fare con il 
successo o il fallimento della nostra vita agli occhi di Dio. Il primo «ecco» della 
nostra vita deve puntare alla nostra relazione con Gesù Cristo. 
 
La sua innocenza: «tu concepirai nel seno». È un altro riferimento alla nascita 
virginea di Cristo che dimostra e sottolinea il carattere innocente della sua 
concezione. Notiamo qui l'enfasi sulla nascita virginea e l’essenzialità di questa. 
 
Primo, l'enfasi sulla nascita virginea. Abbiamo già notato al versetto 27 che la 
nascita virginea è stata messa in luce dalla ripetizione della parola «vergine». 
Qui, al versetto 31, è evidenziata nel fatto che Maria, una vergine, avrebbe 
concepito. Al versetto Luca 1:35 vedremo la nascita virginea sottolineata 
ancora una volta nella spiegazione di Gabriele sul modo in cui Maria, pur 
essendo vergine, avrebbe concepito. Con dei resoconti così chiari di Luca e 
Matteo, gli scettici della nascita virginea non hanno fondamento scritturale su 
cui basare il rifiuto di quella verità. 
 
Secondo, l'essenzialità della nascita virginea. Un motivo importante della 
nascita virginea era il sangue. Per una concezione immacolata, il sangue non 
poteva essere corrotto. La maledizione del peccato influiva sul sangue, che è la 
vita della carne (Levitico 17:11). Se il sangue è corrotto, l'uomo è corrotto. Per 
essere nostro Salvatore, Cristo doveva quindi avere un sangue puro e 
immacolato. La Bibbia dice che il sangue di Cristo è «sangue innocente» 
(Matteo 27:4), per niente contaminato: «non con cose corruttibili [...] siete 
stati riscattati [...] ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza 
difetto né macchia» (1Pietro 1:18,19). Il sangue di Cristo purifica, quindi non 
può essere corrotto: «Il sangue di Gesù [...] ci purifica da ogni peccato» 
(1Giovanni 1:7). Come ebbe sangue puro Gesù Cristo? Mediante la nascita 
virginea. «Dal momento della concezione a quello della nascita, non una sola 
goccia di sangue passò da madre a figlio. [...] Tutto il sangue che è nel bambino 
è prodotto nel bambino stesso come conseguenza dell'introduzione dello 
sperma. La madre non contribuisce sangue. [...] In che modo stupendo Dio ha 
preparato la nascita virginea di suo Figlio! Creò la donna in modo tale che il suo 
sangue non passi ai figli. Il sangue è ereditato dal maschio. Dato che Adamo era 
il capostipite dell'umanità, è il suo sangue che trasmette il suo peccato. Per 
produrre un uomo senza peccato che sia tuttavia figlio di Adamo, Dio dovette 
far sì che quest'uomo avesse un corpo umano derivato da Adamo senza una 
goccia del sangue peccaminoso di quel progenitore. Questo è il motivo 
scientifico e biologico della mancanza di peccato nell'uomo Cristo Gesù» (M. R. 
DeHaan). Per avere sangue puro, Cristo doveva quindi essere concepito da una 
vergine. Non poteva essere coinvolto lo sperma maschile, e non lo fu. 
 
Il sesso del figlio. «Tu concepirai [...] e partorirai un figliuolo» (Luca 1:31). La 
dichiarazione del sesso del figlio avrebbe dato a Maria una prova della validità 
del messaggio dell'angelo. Al contrario dei ciarlatani, Dio è sempre pronto a 
dare ampie prove dell'integrità del suo messaggio. La dichiarazione del sesso non sarebbe benaccetta nella nostra atmosfera moderna unisex e 
omosessuale, ma se si eliminano questi riferimenti dalle Scritture, si finisce per 
corromperle! Gesù era decisamente uomo! 
 
2. La chiamata di Cristo 
 
«E gli porrai nome GESÙ» (Luca 1:31). Il nome che Maria doveva dare al Figlio e 
la vocazione di quel Figlio erano inseparabilmente collegati. Il nome era Gesù, 
che significa "Yahweh è salvezza" o "Yahweh salva". Il significato di quel nome 
parla del ministero di Cristo, che avrebbe salvato il suo popolo dai loro peccati. 
Quando un angelo visitò Giuseppe per fargli sapere come Maria era rimasta 
gravida, gli disse specificamente che sarebbe stato chiamato «Gesù» a causa 
del suo compito salvifico: «Tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il 
suo popolo dai loro peccati» (Matteo 1:21). 
 
La chiamata di Cristo era ed è ancora il più grande bisogno umano. Non c'è 
necessità più grande di quella di essere salvati dai propri peccati. Esamineremo 
più a fondo questo argomento quando, in uno dei capitoli seguenti, studieremo 
il brano delle Scritture che descrive la visita di un angelo al Giuseppe per 
parlargli della gravidanza di Maria. 
 
3. Il carattere di Cristo 
 
«Esso sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo» (Luca 1:32). 
Leggiamo due specificazioni distinte sul carattere di Cristo: è grande ed è Dio. 
 
Cristo è grande: «sarà grande». In verità, Cristo era già grande prima di essere 
concepito, ma l'angelo Gabriele non aveva torto nel dire: «sarà grande», 
perché la grandezza di Cristo continua per sempre. 
 
Cristo è grande «prima di tutto, in santità, la vera grandezza agli occhi del 
Cielo» (Godet). Il Cielo giudica le cose molto diversamente dal genere umano. Il 
genere umano vede la grandezza generalmente come un conseguimento 
sportivo, politico, economico o intellettuale. La santità non appare grande 
nemmeno tra i Cristiani professanti, eppure è la base della vera grandezza. Più 
grande la santità, più grande la persona. Dato che Cristo, al contrario di un 
essere umano, è senza peccato, è il più grande di tutti e la sua grandezza è la 
misura di ogni grandezza. Quanto è grande una persona oggi? Misurate il suo 
carattere e comportamento secondo il carattere e comportamento di Cristo, e 
vedrete che la grandezza umana non è niente al confronto. 
 
Cristo è grande anche in molti altri sensi. Qui ne notiamo alcuni, oltre alla 
santità, così come sono descritti nelle Scritture. Iniziamo dalla salvezza. Cristo 
portò una salvezza veramente grande agli uomini, e «come scamperemo noi se 
trascuriamo una così grande salvezza?» (Ebrei 2:3). È il «Sommo Sacerdote» 
(Ebrei 4:14) i il «gran Pastore delle pecore» (Ebrei 13:20). È «più che Giona» 
(Matteo 12:41) e «più che Salomone» (Matteo 12:42). La sua grandezza è ineguagliabile e insuperabile (Filippesi 2:9). Egli è «il Signor dei signori e il Re 
dei re» (Apocalisse 17:14, 19:16). 
 
Se non si riconosce la vera grandezza di Cristo, non gli si può dare il giusto 
onore, e chi non gli rende il giusto onore subirà tremende conseguenze per 
l'eternità. Il nostro mondo non dà certamente il giusto onore a Cristo. Al 
contrario, lo deride. Come è sempre nel caso della vera grandezza, la grandezza 
di Cristo non è ostacolata dalla derisione umana. Nonostante le derisioni, alla 
fine tutti la riconosceranno (Filippesi 2:10). Nella maggior parte dei casi, però, 
sarà a loro eterna dannazione e non a salvezza eterna, perché essi avranno 
riconosciuto la sua grandezza troppo tardi. 
 
Cristo è Dio. L'espressione «Figliuol dell’Altissimo» parla della divinità di Cristo. 
In alcuni studi precedenti abbiamo visto la divinità di Cristo messa in luce 
ripetutamente. Questo enfasi continua nell'annuncio a Maria della nascita di 
Gesù Cristo. Si noti che, come abbiamo già visto, la divinità e l'umanità di Cristo 
sono parallele in questo annunciazione. Gabriele disse a Maria: «Tu concepirai» 
(Luca 1:31), mostrando la natura umana di Cristo. Poco dopo, chiamò il 
bambino «Figliuol dell’Altissimo», mostrando la sua natura divina. Maria non 
avrebbe concepito un bambino come tutti gli altri, ma l'eterno Figlio di Dio che 
venne nel mondo in forma umana per salvare i peccatori. 
 
4. Il regno di Cristo 
 
«E il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre. Ed egli regnerà sopra la 
casa di Giacobbe, in eterno; e il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1:32, 33). 
Gabriele incluse nel suo annuncio alcune profezie messianiche riguardo al 
regno di Cristo. Nel nostro testo notiamo il trono, le tribù e il termine di quel 
regno. 
 
Il trono del regno. Il trono del regno era «il trono di Davide, suo padre». Davide 
è citato due volte (Luca 1:27,32) in questo annuncio. Ciò evidenzia il fatto che 
Gesù Cristo è il Messia promesso che adempierà la promessa fatta a Davide. 
«L’Eterno ha fatto a Davide questo giuramento di verità, e non lo revocherà: Io 
metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere» (Salmi 132:11). «E la tua casa 
e il tuo regno saranno saldi per sempre, dinanzi a te, e il tuo trono sarà reso 
stabile in perpetuo» (2 Samuele 7:16). Queste promesse riguardo al regno di 
Cristo sul trono di Davide confermano «chiaramente [...] che Maria stessa era 
di stirpe regale» (Spence) e non solo Giuseppe. Altrimenti, Cristo non sarebbe 
stato discendente di Davide, dato che era soltanto della stirpe di Maria. 
 
Questa promessa è un'altra promessa divina che non sembrava esaudibile nel 
corso dei secoli. Le circostanze sembravano del tutto avverse. Niente può però 
impedire l'adempimento delle promesse di Dio. Una volta fatte, sono 
irrevocabili! Al contrario, le circostanze saranno semplicemente mutate dal 
potere di Dio quando egli deciderà di conformarle al suo volere. 
 Le tribù del regno. «Egli regnerà sopra la casa di Giacobbe, in eterno» (Luca 
1:33). È una predizione dei giorni più grandi d'Israele. La nazione ebraica ha il 
più grande futuro di ogni nazione terrena, perché Gesù Cristo sarà un giorno al 
capo di quel governo. Alcuni vogliono spiritualizzare questa promessa e 
applicarla alla Chiesa, come hanno fatto molti nel passato, ma «stiamo attenti a 
non spiritualizzare il pieno significato di queste parole. La "casa di Giacobbe" 
non comprende tutti i Cristiani. Il "trono di Davide" non indica la carica di un 
Salvatore a tutti i credenti pagani» (Ryle). «Il trono di Davide non deve essere 
interpretato qui come simbolo del trono di Dio, né la casa di Giacobbe come 
descrizione figurativa della Chiesa. Queste espressioni pronunciate dall'angelo 
mantengono il loro senso naturale e letterale» (Godet). Questi commenti di 
Ryle e Godet sono lodevoli, perché risalgono a un periodo prima della nascita 
dello stato di Israele nel 1948. Oggi non è altrettanto difficile applicare queste 
promesse a un Israele letterale, che esiste davvero, ma prima, quando gli 
Israeliti erano dispersi per tutta la terra, molti, anche diversi uomini pii, 
applicavano queste promesse alla Chiesa. 
 
Il termine del regno. «Il suo regno non avrà mai fine» (Luca 1:33). I nostri 
presidenti arrivano a mala pena al termine del loro incarico. Uzzia regnò su 
Giuda cinquantadue anni e Manasse cinquantacinque, ma Cristo regnerà per 
mille anni su Israele (Apocalisse 20:6) e poi per sempre su tutto il genere 
umano, Ebrei e non Ebrei. Non ci saranno più elezioni, uomini politici e 
cambiamenti di governo, ma solo Cristo per sempre. Non potrebbe esserci 
niente di meglio per i suoi sudditi! 
 
D. LA DOMANDA RIGUARDO ALL'ANNUNCIO 
 
Dopo aver udito questo grande annuncio di Gabriele, Maria gli chiese delle 
informazioni. Nell'esaminare questa richiesta, notiamo l'atteggiamento di 
Maria e la risposta di Gabriele. 
 
1. L'atteggiamento di Maria 
 
«E Maria disse all’angelo: Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?» 
(Luca 1:34). Questa domanda di Maria assomiglia a quella di Zaccaria quando 
Gabriele gli annunziò la nascita di Giovanni Battista. Eppure, le due domande 
sono diverse come notte e giorno per quanto riguarda l'atteggiamento che sta 
dietro. La domanda di Zaccaria: «A che conoscerò io questo?» (Luca 1:18) rivela 
che voleva un segno per poter credere. Chiedere un segno è una 
manifestazione di incredulità (Matteo 12:38,39). La domanda di Maria: 
«Come?» cerca semplicemente più informazioni. «Come» significava «in che 
modo» (Strong). Zaccaria dubitava che la cosa avvenisse. Maria credette che 
sarebbe accaduto e chiese semplicemente come. La sua domanda manifestò 
fede, perché riconobbe che sarebbe accaduto. La fede di Maria è confermata 
nell'"adorazione" di Elisabetta, quando disse di lei: «beata è colei che ha 
creduto» (Luca 1:45). Gabriele concesse un segno a Zaccaria, ma in forma di 
punizione per la sua incredulità: «Tu sarai muto, e non potrai parlare fino al 
giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo» (Luca 1:20). Diede anche a Maria le informazioni 
che chiedeva come ricompensa per la sua fede. La fede conosce sempre di più, 
ma non l'incredulità. 
 
L'apparente somiglianza delle due domande, molto diverse nella sostanza, 
evidenzia una situazione comune nelle nostre chiese, dove tra molte persone 
che hanno lo stesso aspetto e parlano allo stesso modo alcune hanno una fede 
sincera e altre no. Non è sempre facile distinguerle, ma Dio lo fa certamente. 
Alla fine, l'incredulità sarà riconosciuta e punita e la fede rivelata e 
ricompensata. 
 
2. La risposta di Gabriele 
 
La risposta di Gabriele a Maria fornisce sia una spiegazione della concezione, 
sia un incoraggiamento riguardo alla concezione stessa. Chi chiede con fede 
non rimarrà ignorante o scoraggiato. 
 
La spiegazione della concezione. «E l’angelo, rispondendo, le disse: Lo Spirito 
Santo verrà sopra te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà; per tanto ancora ciò 
che nascerà da te Santo sarà chiamato Figliuol di Dio» (Luca 1:35). Questa 
rappresenta la descrizione scritturale più dettagliata della concezione di Gesù 
Cristo in seno alla vergine Maria. È interessante che fu riportata da Luca, un 
medico. 
 
Il linguaggio usato in questa spiegazione è maestoso e descrive un evento 
delicato con termini più che mai nobili. È un'immagine sia letterale che 
figurativa che mette in luce l'impossibilità di descrivere adeguatamente con 
parole umane l'opera divina in atti meravigliosi e miracolosi come la 
concezione di Gesù Cristo, l'eterno Figlio di Dio, in seno a Maria. 
 
Possiamo notare quattro parti di questa spiegazione della concezione di Maria: 
chi presiede alla concezione, la virtù nella concezione, la santità della 
concezione e la Persona concepita. 
 
Primo, chi presiede a questa concezione. «Lo Spirito Santo verrà sopra te». 
Questo linguaggio indica che fu lo Spirito Santo a presiedere su questa 
miracolosa concezione di Cristo in seno a Maria. Alcuni lo hanno erroneamente 
interpretato come se lo Spirito Santo fosse il Padre di Cristo. È un'ipotesi 
assolutamente falsa che questo linguaggio non sostiene. Qualche anno fa, 
parlando in una chiesa che mi stava prendendo in considerazione come 
pastore, protestai presso il comitato riguardo alla loro dichiarazione dottrinale. 
Il punto che contestai era un goffo tentativo di spiegare la nascita virginea di 
Cristo dicendo che lo Spirito Santo era il Padre di Gesù. I membri del comitato 
non sembravano abbastanza istruiti spiritualmente da comprendere la mia 
protesta (com'è purtroppo tipico di molti capi delle chiese odierne). Ci sono tre 
Persone nella Trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Lo Spirito Santo 
non è il Padre, ma presiedette semplicemente sulla concezione. Non è il Padre di Gesù Cristo così come un dottore che impianta chirurgicamente lo sperma di 
un uomo nel ventre di una donna non è il padre del bambino. 
 
Secondo, la virtù nella concezione. «La virtù dell’Altissimo ti adombrerà». La 
virtù e il potere di Dio dovettero certamente contribuire a questo stupendo 
miracolo! Per molti è difficile credere alla nascita virginea di Cristo, ma quando 
si pensa al potere di Dio, ogni difficoltà svanisce. Esamineremo più a fondo il 
suo potere quando leggeremo l'incoraggiamento dell'angelo a Maria sul modo 
in cui avrebbe concepito. 
 
Terzo, la santità della concezione. «Ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato 
Figliuol di Dio». Era una concezione santa, al contrario di tutte le altre. Davide 
disse: «La madre mia mi ha concepito nel peccato» (Salmi 51:5). È così per ogni 
nascita tranne la nascita di Cristo, che era diverso. Non fu concepito nel 
peccato, altrimenti non sarebbe stato «il santo che nascerà». Gesù Cristo è 
senza peccato e senza macchia, puro e assolutamente santo in ogni senso. È 
«santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori» (Ebrei 7:26). Se non 
fosse stato senza peccato, non avrebbe potuto morire al nostro posto per i 
nostri peccati, perché avrebbe dovuto morire per i suoi. 
 
Quarto, la Persona concepita. «Ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato 
Figliuol di Dio». Qui l'angelo dichiara chiaramente la natura divina di Cristo. 
Cristo era uomo, ma anche vero Dio. Maria non comprese tutto ciò che le fu 
detto. Chi avrebbe mai capito? Era un messaggio alieno alla mente umana, e lei 
non aveva il Nuovo Testamento come noi per comprendere l'incarnazione. Era 
tutto nuovo per lei. Noi troviamo difficile capire come queste cose siano 
avvenute e come Dio sia diventato uomo rimanendo Dio. Non dobbiamo quindi 
stupirci se Maria non comprese tutto e poté solo riflettere di tanto in tanto. 
Nonostante questo, credette a Dio. Avessimo tutti una fede così grande! 
 
L'incoraggiamento per la concezione. Dopo aver dato una spiegazione sul 
modo in cui Maria avrebbe concepito, Gabriele la incoraggiò riguardo alla 
concezione stessa. Fu un ottimo e duplice incoraggiamento. Riguardava infatti 
la gravidanza di Elisabetta e le possibilità di Dio. 
 
Primo, la gravidanza di Elisabetta. «Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha 
concepito anche lei un figliuolo nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese per 
lei, ch’era chiamata sterile» (Luca 1:36). La concezione di Maria non fu l'unica a 
stupire la mente umana. Maria aveva una parente («cugina» qui non significa 
necessariamente cugina) che era rimasta gravida in maniera miracolosa. 
Gabriele diede a Maria un esempio di un altro miracolo divino per incoraggiarla 
riguardo al miracolo che sarebbe avvenuto in lei. Dio lo fa anche per noi, 
riempiendo le Scritture con esempi che incoraggiano la nostra fede. Se 
studierete diligentemente le Scritture, troverete continuo incoraggiamento per 
proseguire il cammino della fede. 
 
Secondo, le possibilità di Dio. «Poiché nulla è impossibile a Dio» (Luca 1:37). 
Gabriele ricorda a Maria l'onnipotenza di Dio che gli permette di fare qualunque cosa. Dobbiamo ricordarci spesso questa verità. Quando Dio agisce, 
niente dev'essere considerato impossibile. Le leggi della natura non limitano 
Dio, che le ha fatte e può alterarle o annullarle quando vuole. Non lo 
controllano, ma è lui che controlla loro! Le circostanze non sono ostacoli per 
Dio. Possono ostacolare gli uomini, ma non Dio. Dio è il Dio delle circostanze, e 
non viceversa. Dio può fare ciò che vuole, quando vuole, dove vuole e a chi 
vuole! Al contrario dell'uomo, per Dio non ci sono cose impossibili. 
 
E. LA SOTTOMISSIONE ALL'ANNUNCIO 
 
La risposta di Maria all'annuncio di Gabriele riguardo alla concezione e nascita 
di Cristo fu ammirevole. Non dubitò, né si lamentò, ma si sottomise. 
Nell'esaminare questa sottomissione, notiamo la sua rapidità, il servizio offerto 
e il suo accordo. 
 
1. La rapidità della sottomissione 
 
«E Maria disse: Ecco la serva del Signore; siami fatto secondo le tue parole» 
(Luca 1:38). Maria pronunciò queste parole appena Gabriele smise di parlare. Si 
sottomise al messaggio dell'angelo appena egli finì di annunciarlo. Non chiese 
di poterci pensare. Non cercò di apportare modifiche. Non ci sono vantaggi nel 
rimandare la sottomissione a Dio, né nel negoziare la sua volontà. Quando ce la 
rende evidente, la cosa migliore è sottomettersi immediatamente. Prima vi 
sottomettete alla volontà di Dio, prima riceverete le sue benedizioni. 
 
2. Il servizio nella sottomissione 
 
«E Maria disse: Ecco la serva del Signore». Sottomettendosi, Maria offrì il suo 
servizio («ancella») a Dio. La parola «ancella» è la traduzione del termine greco 
doulos che significa «legare» e «schiava» (Vine). È il livello più basso di 
schiavitù. Dal significato di questa parola, notiamo due importanti lezioni. Una 
riguarda la priorità del servizio e l'altra il periodo del servizio. 
 
Primo, la priorità del servizio. Il termine greco doulos «si riferisce a una 
persona che conforma la propria volontà a quella di un'altra» (Wuest). Maria 
mise da parte i suoi desideri e le sue ambizioni per fare la volontà di Dio. Ciò 
richiese dei sacrifici, perché questo programma di Dio avrebbe cambiato i suoi 
progetti di nozze. Come vedremo studiando l'effetto di questa concezione su 
Giuseppe, il matrimonio avvenne quando Maria era chiaramente gravida. Ciò 
alterò ovviamente molte cose, ma era il piano di Dio e Maria accettò la sua 
volontà al di sopra della propria. 
 
Secondo, il periodo del servizio. La parola doulos si riferisce anche «a una 
persona unita a un'altra da un rapporto che solo la morte può interrompere» 
(Wuest). Una doulos era una schiava a vita del suo padrone. Assumendo questa 
posizione di fronte a Dio, Maria si arrende totalmente al Signore, dichiarando 
che sarà la sua ancella per tutta la vita. Prese un impegno a vita. Che decisione 
eccellente e lodevole! È difficile trovare delle persone che vogliano servire in chiesa per un breve tempo, tanto meno per tutta la vita, ma se non si dedica 
tutta la vita al Signore, non gli si recherà un gran servizio. 
 
3. L'accordo nella sottomissione 
 
«Siami fatto secondo la tua parola». Maria esprime il suo accordo. Non discute 
con il Signore, né cerca di alterare le cose. Concorda semplicemente con le 
condizioni dell'annunciazione, chiedendo che la sua sottomissione possa essere 
in accordo con l'annunzio. Esaminando i dettagli, vedremo che l'accordo 
riguarda sia il momento che il mandato. 
 
L'accordo per quanto riguarda il momento. Le parole «siami fatto» all'inizio di 
questa stipulazione sono la traduzione di un verbo greco che è espresso nel 
tempo aoristo. Godet fa notare che, se fosse stato al presente, avrebbe 
significato: «Siami fatto in questo istante!». Invece, «l'aoristo lascia la scelta del 
momento a Dio» (ibid.). «Maria si mette a disposizione di Dio» (ibid.). Lascia 
che Dio determini il momento. La sua sottomissione fu quindi realmente 
nobile. 
 
Com'è difficile sottomettersi all'orario di Dio! Eppure dobbiamo farlo se 
vogliamo sottometterci pienamente. L'orario è molto importante e Dio conosce 
il momento migliore. Siamo pronti a lasciare che Dio agisca quando vuole, ma 
dobbiamo lasciare che sia lui a determinare l'ora. 
 
L'accordo per quanto riguarda il mandato. «Siami fatto secondo la tua parola». 
La parola di Gabriele era ovviamente la Parola di Dio, perché portava il 
messaggio di Dio. Quindi, con questa espressione di sottomissione, Maria si 
sottomise alla Parola di Dio, desiderando agire secondo quella Parola. Si offrì 
come «ancella» del Signore. Chi vuole essere un vero servitore di Dio, deve 
mettere la Parola di Dio al primo posto nella sua vita. Il buon servitore rispetta 
ogni parola del padrone. 
 
Molti sono occupati nell'opera della Chiesa senza provare un grande interesse 
nella Parola di Dio. Il loro servizio diventa quindi difettoso e non è rivolto a Dio, 
ma a loro stessi, perché lo svolgono per essere notati e lodati dagli altri. Non 
sono guidati dalla Parola di Dio, ma dalla parola degli uomini e quindi non 
servono Dio. La gran mancanza di enfasi sulla Parola di Dio nelle chiese non fa 
che diminuire il vero servizio al Signore. Non si può incoraggiare il servizio a Dio 
senza la sua Parola. Come si può essere buoni servitori se non si prova 
interesse nella parola del padrone che determina il servizio? Non si servirà mai 
molto o bene il Signore se la sua Parola non ha il primo posto nella nostra vita. 
Molti fallimenti nel servizio cristiano sono il risultato di una mancanza di 
interesse, attenzione e devozione alla Parola di Dio.