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ma soprattutto sull’esempio vivente di uomini e di donne nei quali dimora lo Spirito Santo.
Dal tempo della Riforma fino alla fine del secolo XIX, la storia delle chiese evangeliche rivela un progressivo ritorno all’integrità dell’Evangelo.
Nel 1859 si scatenò un’autentica disputa scientifica e teologica. In quell’anno il mondo cristiano venne scosso dalla teoria dell’evoluzione propugnata da Charles Darwin e fu ancora più sorpreso
quando il mondo scientifico ne accettò i principi ispiratori.
Oltre al conflitto sull’origine dell’uomo il cristianesimo dovette reagire alle nuove argomentazioni sulla natura dell’uomo. Sigmund Freud annunciò le sue rivoluzionarie teorie psicoanalitiche,
che misero in dubbio perfino l’esistenza del peccato. Queste definivano la “condotta umana” come “spinta inconscia”, conseguenza degli eventi della prima fanciullezza.
L’immediata popolarità di queste teorie ebbe un effetto negativo sul protestantesimo, perché la maggioranza delle chiese cadde in una profonda depressione che gettò ombre di dubbio sulla
ispirazione divina della Bibbia, giungendo, così, alla conclusione che la missione della chiesa era soltanto il miglioramento sociale. “L’Evangelo sociale” prendeva il posto del puro Evangelo,
considerato ormai antiquato e non più degno di fede. Questa rapida degenerazione della vocazione evangelica creò una corrente di opposizione. Verso la metà dell’Ottocento si diffuse in America un
movimento di Risveglio tra gli evangelici, soprattutto di estrazione metodista, che prese il nome di Movimento di Santità.
I sostenitori del Movimento di Santità abbandonarono totalmente l’inutile scontro con la scienza e cominciarono a predicare con zelo contro l’indifferenza e il formalismo prodotti dal liberalismo
esistente nelle chiese. Insegnarono che la salvezza personale era un requisito per ottenere la vita eterna e che, per mantenere uno stato di grazia, era necessaria una quotidiana esperienza di
santificazione. Il Movimento di Santità era composto da migliaia di comunità, autonome le une dalle altre e costituite da cristiani evangelici il quali, piuttosto che impantanarsi in sterili
discussioni teologiche, dinanzi alle tristi condizioni spirituali del protestantesimo, avevano preferito consacrarsi alla preghiera, ad una vita di santità e alla predicazione dell’Evangelo nella
sua semplicità. Attendevano così un altro grande “Risveglio” evangelico. Nonostante che alcuni campi della rivoluzione scientifica dell’ultima metà del XIX secolo contribuirono al dilagare del
liberalismo teologico, nell’ambito di alcune chiese essa spinse i credenti ad una più attenta e consapevole ricerca dottrinale, fedele alla Scrittura la quale promosse un maggior sviluppo
spirituale. Tra la gente comune la combinazione tra una nuova visione del mondo e una più ampia conoscenza della storia produsse da parte dei cristiani un risveglio nella lettura della Bibbia ed
un nuovo interesse di ricerca nelle Scritture.
Andò così delineandosi un nuovo modo di accostarsi alla Bibbia, poiché i lettori poterono considerare le Scritture alla luce delle nuove conoscenze storiche. Questo approccio storico, culturale e
letterale dell’interpretazione biblica, è stata una delle ragioni più importanti della nascita del Movimento pentecostale, perché i credenti, leggendo le loro Bibbie con rinnovato interesse e
migliore comprensione, trovavano la descrizione di un tipo di cristianesimo molto diverso da quello delle loro chiese. A questo punto era inevitabile che qualche gruppo reclamasse un ritorno
all’Evangelo così come veniva predicato e vissuto dagli apostoli e dai credenti della Chiesa primitiva.