Repubblica Centrafricana: ucciso pastore e suo figlio
Un pastore e suo figlio sono tra le vittime delle ultime violenze in Repubblica Centrafricana. La transizione in atto è tutt’altro che pacifica.
Un pastore e suo figlio sono tra le vittime delle ultime violenze in Repubblica Centrafricana, violenze che continuano nonostante la recente nomina a presidente ad interim di Catherine Samba-Panza.
Il pastore Pierre-Séverin Kongbo e suo figlio Dieubéni sono stati uccisi alcuni giorni fa da ex membri di un gruppo Seleka presso l’edificio della Chiesa di Bégoua, nella parte nord della capitale Bangui. Un giorno prima della tragedia, circa 600 guardie presidenziali sono state trasferite dalle Forze Francesi e Africane dal centro città a una base militare nel nord della capitale, subito dopo le dimissioni dell’ex presidente Michel Djotodia, giunto al potere a marzo 2013 con un colpo di stato grazie all’appoggio dei ribelli Seleka. Questo ritiro di truppe, a quanto pare, ha determinato una recrudescenza di attacchi degli ex Seleka con varie vittime.
Il pastore era membro dell’Unione delle Chiese Battiste in Repubblica Centrafricana e ha lasciato moglie e altri 5 figli. Lui e suo figlio sono stati seppelliti nel terreno della Chiesa di Bégoua il 29 gennaio scorso. La moglie ci ha raccontato che i ribelli avevano fatto irruzione in casa sua due settimane prima della tragedia, chiedendo proprio di suo marito: lei aveva spiegato che non era in casa e aveva dato loro tutto il denaro che avevano. Il 28 gennaio 2014 i ribelli Seleka sono tornati e al grido “Allahu Akbar” hanno fatto irruzione e freddato il pastore e il figlio.
Questi fatti violenti dimostrano come la transizione in atto sia tutt’altro che pacifica e come la Chiesa in questo paese sia ancora sotto attacco da parte di questi estremisti.