Lahore: minorenne cristiana rapita, convertita e costretta a sposare un musulmano
di Jibran
Khan
Questa mattina la famiglia di Samariya Nadeem ha organizzato una protesta davanti al circolo della stampa. Da tre settimane la 16enne è nelle mani di un ricco proprietario terriero,
nell’inerzia di polizia e autorità. La Chiesa cattolica chiede giustizia per la famiglia. Religioso islamico: “non è reato” sequestrare e convertire non musulmani.
Lahore (AsiaNews) – Rapita da un proprietario terriero musulmano e costretta a sposarlo con la forza, convertendosi all’islam. È la drammatica vicenda che vede coinvolta una ragazzina minorenne pakistana originaria di Lahore (nel Punjab), per la quale oggi è scesa in piazza la famiglia chiedendo giustizia alle autorità civili. Le forze dell’ordine e la magistratura, sebbene interpellate, non sono finora intervenute per restituire la giovane ai genitori. Nel frattempo, accanto ai parenti si è schierata la Chiesa cattolica locale, che condanna la “pratica diffusa” di sequestri di giovani cristiane e indù costrette a sposare musulmani e poi ridotte “in stato di schiavitù”.
L’ultimo episodio vede coinvolta una ragazza di 16 anni, Samariya Nadeem (Masih), sequestrata di recente e poi costretta a sposare un ricco proprietario terriero. Il rapimento è avvenuto 22 giorni fa nel 270-TDA Layyah District (Lahore), mentre la giovane si stava recando a scuola.
La famiglia ha subito sporto denuncia alla polizia per il sequestro di persona (Fascicolo 14/14, in base al comma 365 B del Codice penale), riferendo che Samariya è stata prelevata con la forza e costretta a sposare l’uomo. Tuttavia, gli agenti non hanno promosso alcuna azione legale a causa dell’influenza esercitata dal ricco musulmano nella zona. La giovane, sotto shock e con segni di violenze, non è riuscita nemmeno a parlare con gli investigatori.
Fonti della polizia, dietro anonimato, confermano però che la ragazza è stata “rapita” e costretta “con la forza” a sposarsi; nella vicenda è coinvolto anche un leader religioso islamico, che ha dichiarato agli agenti che “non è reato sequestrare e convertire non musulmani”.
Questa mattina la famiglia ha promosso una manifestazione di protesta di fronte alla sede del Circolo della stampa di Lahore. Si tratta di una ragazza minorenne, che non può essere presa in sposa senza il consenso dei genitori secondo le norme dello Stato. Società civile e attivisti per i diritti umani lanciano appelli al Primo Ministro del Punjab, perché prenda provvedimenti e agisca in modo da restituire Samariya ai propri genitori e assicurare i colpevoli alla giustizia.
Il fenomeno dei sequestri e dei matrimoni forzati assume una valenza sempre più preoccupante, in particolare nella zona meridionale del Punjab e nella parte interna della provincia di Sindh. P. Haroon James, sacerdote e attivista di Lahore, parla di “pratica diffusa nella regione” nei confronti di giovane donne poi ridotte allo stato di “schiavitù”. Le persone sembrano sempre più “prive di speranza” e per questo la Chiesa interviene “chiedendo giustizia per lei e la famiglia”. “Nonostante sia stata fatta una regolare denuncia – conclude il sacerdote – le autorità non hanno mosso un dito per proteggere un soggetto debole”.
Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l’islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l’Indonesia. Circa l’80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, ma negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation e che ha investito soprattutto i musulmani sciiti e i cristiani. Decine gli episodi di violenze, fra attacchi mirati contro intere comunità – come avvenuto a Gojra nel 2009 o alla Joseph Colony di Lahore del marzo scorso – o abusi contro singoli individui, spesso perpetrati col pretesto delle leggi sulla blasfemia.