La Colombia sale al 25° posto della lista dei paesi dove esiste persecuzione. L’antagonismo tribale e la corruzione organizzata sono le fonti primarie di persecuzione dei cristiani in questo grande paese cristiano.
Ana Silvia Secue è una donna indigena della comunità Nasa in Cauca (Colombia). Da tempo ha rifiutato il suo salario di insegnante perché guida un’organizzazione cristiana indigena che ha lo scopo di creare scuole cristiane dove i bambini non siano obbligati a imparare pratiche ancestrali legate alla stregoneria tipiche delle tribù di quelle zone. A causa del Vangelo e di questa sua attività dovette affrontare la vera e propria persecuzione da parte di leader delle autorità indigene locali, che minacciavano lei e la sua famiglia. Quando le minacce divennero molto serie (oltre 3 anni fa), chiese al Centro per bambini gestito da Porte Aperte in Colombia di ospitare i suoi figli. Tra loro c’era Fabio.
Fabio si è diplomato nel nostro Centro nel 2013 e il suo più grande desiderio è quello di tornare finalmente a vivere con la madre (i bimbi, proprio per le difficili situazioni vissute dai genitori, vivono nel centro) e condividere il Vangelo con le popolazioni indigene della sua comunità. Per le autorità indigene della zona, gli insegnamenti contenuti nel Vangelo si oppongono chiaramente ai costumi e tradizioni indigene. Questa forma di antagonismo tribale in alcune zone è una delle fonti della persecuzione dei cristiani in Colombia. Grazie alla nostra presenza nel territorio possiamo affermare che gli indigeni convertiti al cristianesimo nella regione (o dipartimento) di Cauca sono regolarmente esclusi dall’accesso ai servizi sociali di base e dal processo decisionale, rischiando addirittura torture e sfollamento. La stessa Ana Silvia, madre di Fabio, è stata picchiata per questa sua scelta di fede e impegno.
L’altra grave fonte di persecuzione dei cristiani in questo paese è il crimine o corruzione organizzata. In specifiche vaste aree della Colombia, i gruppi paramilitari anti-rivoluzionari e rivoluzionari, intimamente collegati al crimine organizzato, operano in un contesto di impunità, corruzione, anarchia, guerre di droga e violenza strutturale (a causa di questo la Colombia rimane da anni ai primi posti dei paesi più violenti al mondo). All’interno di questo contesto, i cristiani sono un gruppo vulnerabile che, con la sua stessa esistenza, costituisce una minaccia all’egemonia delle organizzazioni criminali. Il cristianesimo rappresenta un modo alternativo di comportarsi nella società di quelle vaste aree di influenza di questi criminali, soprattutto per i giovani, e ciò rende la Chiesa un’antagonista diretta delle attività di questi gruppi. La diffusione del Vangelo, le attività delle chiese e dei loro leader, di fatto, minano il profitto dei traffici illeciti perché spingono la popolazione locale ad abbandonare queste attività criminali per costruire una società migliore.
La Colombia nella nostra WWList 2014 è passata addirittura al 25° posto, denotando un peggioramento per quei cristiani che vivono in quelle specifiche aree toccate dall’antagonismo tribale e dalla corruzione organizzata. E’ altrettanto chiaro che, come chiunque può vedere recandosi in questo paese, nel resto del paese il cristianesimo sia libero di esprimersi.