E Gesù, sbarcato, vide una grande folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore senza pastore, e prese a insegnare loro molte cose. (Marco 6:34)
La visione che si prospettò davanti al Signore quando discese dalla barca in questo passo dell’evangelo di Marco è simile a quella che si presenta davanti ai nostri occhi ogni giorno: folle immense di uomini che vanno e vengono, corrono, si affannano, cercano, bramano…
sembra che tutti abbiano fretta. Specialmente nelle grandi città questo fenomeno è particolarmente evidente. E’ vero, il contesto sociale è molto diverso da quello di allora, in quanto oggi c’è benessere, prosperità, belle vetrine, macchine, vestiti; ma la metafora usata dall’evangelista Marco sembra calzante e attuale anche per i nostri giorni: “come pecore senza pastore”.
La reazione di Gesù ci esorta a considerare il nostro compito di credenti e di figli di Dio chiamati a “predicare l’evangelo ad ogni creatura”, ad andare e portare frutto per il Regno di Dio. Ma nello stesso tempo ci ricorda che tutto questo deve essere motivato non solo dal senso del dovere, ma ancor più dalla “compassione”.
Cosa suscita in noi la vista di moltitudini di persone che senza rendersene conto corrono verso la perdizione? Siamo come il divino Maestro toccati nella sensibilità della nostra anima e provare quella profonda afflizione per la sofferenza altrui, mista al desiderio di lenire e alleviare quel dolore? Quando questo avviene allora non è solo un senso di ubbidienza al grande mandato che ci spinge, ma l’amore di Dio, sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci porta ad esclamare insieme al grande apostolo “guai a me, se non evangelizzo!.. necessità me n’è imposta.
La compassione che Gesù sentiva per le masse lo portò a piangere su Gerusalemme prevedendo la sua imminente rovina; la Sua compassione è evidente in quell’appassionato invito che ancora oggi Egli rivolge all’intera umanità: Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime. (Matteo 11:28-29)
E’ per la Sua compassione che “il buon pastore depone la sua vita per le pecore”(Giov.10:11); e quando vede una vedova che porta a seppellire il suo unico figlio “ebbe compassione e le disse: “Non piangere!”(Luca 7:13) e subito risuscitò quel ragazzo.
Dio ancora oggi mostra la Sua compassione per noi; molti pensano che Egli sia lontano e indifferente alle sorti dell’umanità, ma il Suo amore non è venuto meno col passare degli anni; Egli vede e soffre insieme a ogni sofferente… poveri, diseredati, malati, bambini violentati, profughi, barboni, derelitti, genitori che perdono i figli, figli abbandonati dai genitori…. violenza, prostituzione, droga, malattia e tutto ciò che fa soffrire l’uomo fa soffrire anche il cuore di Dio.
La Bibbia dice che Dio ama tutti gli uomini, indifferentemente dal sesso, razza, religione, ceto sociale o culturale: Dio ama ogni peccatore e “le Sue compassioni non sono esaurite, ma si rinnovano ogni mattina”(Lament. 3:22-23); per ogni uomo o donna in questo mondo c’è speranza nelle compassioni di Dio. Dobbiamo crederlo, dobbiamo gridarlo ad ogni uomo. Non importa che sia un ladro, una prostituta, un omosessuale, un terrorista, un banchiere, un politico o un industriale… Dio mostra la grandezza delle Sue compassioni per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Romani 5:8)
Dio ci conosce profondamente più e meglio di noi stessi. Quando nessuno ci può capire, se nulla può aiutarci, se a volte la nostra fede è debole e vacillante sotto il maglio del dubbio…. Dio conosce la nostra difficoltà; Dio vede il nostro dolore. E non ci condanna…. Ma ha compassione per noi.
A volte, forse non abbiamo abbastanza forza per pregare, ci sentiamo accusati, pieni di rimorsi… abbiamo sperato che con il trascorrere dei giorni si attenuasse la nostra pena e invece la situazione è peggiorata e ci ritroviamo sull’orlo dello scoraggiamento… senza sapere cosa fare. Dobbiamo alzare lo sguardo verso l’alto e ricordarci che c’è una speranza che mai verrà meno, una fonte di aiuto inestinguibile: Dio, che è sempre pronto ad ascoltare il nostro grido di aiuto e venire in nostro soccorso. Perché le Sue compassioni sono per noi… possiamo parlare con Lui, mettere tutta la nostra fiducia nelle Sue parole e nelle Sue promesse. Un vecchio inno recita così: “O qual grazia andare a Dio ogni cosa a raccontar!”
Forse qualcuno che leggerà queste righe non lo hai mai fatto prima d’ora. Non vergognarti di farlo oggi stesso; il Signore vuole liberarti dalla schiavitù del peccato e fare di te una persona nuova. Confessa a Lui i tuoi peccati, i tuoi fallimenti passati; chiedi il Suo perdono e ricevi il Suo amore che trasforma e cambia la tua vita.
Il peccato assicura un futuro di morte e di disperazione, ma il ravvedimento, il tornare a Dio, assicura un futuro di gloria e di benedizione. Il profeta Michea, un contemporaneo di Isaia esclamava: Egli avrà nuovamente compassione di noi, calpesterà le nostre iniquità. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati. (Michea 7:19)
La Bibbia dichiara che Dio è amore. Abbiamo visto, esperimentato e toccato con mano questa meravigliosa realtà. Lui ci ha colmato di benedizioni e tutto è frutto della Sua grazia. Le Sue compassioni si rinnovano continuamente in nostro favore, affinché noi possiamo condividerle con quanti ancora non lo conoscono, per far arrivare il Suo amore in quei luoghi dove ancora è ignorato, per far brillare la luce dell’Evangelo in quelle coscienze ancora ottenebrate dal vizio e dal peccato.
Preghiamo che lo Spirito Santo operi in noi per darci quella sensibilità necessaria a vedere i bisogni delle moltitudini che sfilano ogni giorno davanti ai nostri occhi, e ci faccia avvertire l’urgenza di aprire loro il nostro cuore, così come faceva Gesù, perché quanti più possibile siano strappati dal fuoco e introdotti dal nostro amato Padre celeste nel Regno del Suo amato Figlio.
A Lui sia la gloria!