Ma io so che il mio Redentore, vive e che alla fine si leverà sulla terra. Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, nella mia carne vedrò Dio. Lo vedrò io stesso; i miei occhi lo contempleranno, e non un altro. Il mio cuore si strugge dentro di me. (Giobbe 19:25-27)
i. – Giobbe, un uomo provato, in estrema difficoltà, prigioniero
della sofferenza.
1. – Il libro di Giobbe si apre con la testimonianza di
Giobbe: Quest’uomo era integro e retto, temeva DIO e fuggiva il male. (1:1)
2. – Sappiamo che satana volle accusarlo e provare a Dio che la sua
devozione era dettata
dalla convenienza. Così Giobbe subì delle tremende prove… dalla morte di tutti i suoi figli a malattie terribili e penose… ma in tutto questo rimase fermo nella fede.
3. – Egli è ricordato ancora come l’emblema della pazienza. Anche nel Nuovo Testamento leggiamo: Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la sorte finale che il Signore gli riserbò, poiché il Signore è pieno di misericordia e di compassione. (Giacomo 5:11)
4. – In Ezechiele il Signore parla di lui e lo mette insieme a Noè e Daniele come esempi di giustizia e di rettitudine.
IO SO… che il mio redentore vive.
A. – IO SO…, NONOSTANTE LE CIRCOSTANZE
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1. – Ci sono cose che si sperano… Ci sono cose che si pensano… Ci sono cose che si desiderano…
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2. – Ma ci sono cose che bisogna “sapere”, “conoscere”, avere certezze.
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3. – Cosa “sappiamo”, che tipo di affermazione possiamo fare noi a
riguardo oggi?
4. - Dobbiamo avere quella fede forte, quella visione, quella certezza di Giobbe: “IO
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so che il mio Redentore vive.”
5. - Anche se intorno a noi non abbiamo segni o evidenza, la fede è certezza e dimostrazione.
6. – Anche nel dolore e nella sofferenza estrema la fede rimane l’arma
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vincente.
B. – IO SO…, AL DI LA’ DELLE CIRCOSTANZE
1. – La visione di Giobbe andava oltre il temporale e l’immediato. Giobbe, che pur non aveva la Bibbia, seppe cogliere l’essenza della speranza cristiana: la vita eterna.
2. – Perciò noi non ci perdiamo d’animo; ma, anche se il nostro uomo esteriore va in rovina, pure quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti la nostra leggeraafflizione, che è solo per un momento, produce per noi uno smisurato, eccellente peso eterno di gloria; mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne. (2 Cor. 4:16-18)
3. – E Paolo, nei versi precedenti, più precisamente al vs. 13-14 aveva espresso lo stesso concetto di Giobbe: IO so… Ma pure, avendo noi lo stesso spirito di fede, come sta scritto: “Io ho creduto, (e io so in chi ho creduto) perciò ho parlato”, anche noi crediamo e perciò parliamo, sapendo che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi per mezzo di Gesù e ci farà comparire con voi.
4. – Tutti costoro (e in essi possiamo includere Giobbe) sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. (Ebrei 11:13)
5.– Giobbe non ha la conoscenza di Paolo, non ha la sua statura teologica, non possiede lo stesso acume dottrinale, ma ha la stessa fede, la stessa certezza, la stessa rivelazione.
6. – Infatti quel che ci meraviglia in questa dichiarazione di Giobbe è la visione anticipata dell’opera del Signore Gesù. Egli vede il cielo, egli vede la gloria, la gloria del suo corpo resuscitato, la gloria del suo Redentore: Cristo.
II. – IL MIO REDENTORE…
A. – E’ UNA QUESTIONE PERSONALE…
1. – Giobbe è angosciato, afflitto, umiliato. Il suo grido è commovente: Pietà di me, pietà di me, almeno voi amici miei, perché la mano di Dio mi ha colpito… Ha bisogno di una parola di conforto, di un aiuto spirituale che lo sostenga nel travaglio della prova. Ed ecco che arriva ciò di cui ha bisogno: ma non dagli amici, non dalla moglie, non dai parenti… arriva da Dio stesso; infatti è lo Spirito che suggerisce a Giobbe questo pensiero meraviglioso: Io so che il mio Redentore vive…
2. – E’ un sussulto dell’anima, un fulmine improvviso che rischiara ed illumina la sua mente, un provvidenziale acquazzone sul terreno inaridito… la scena cambia repentinamente, e il suo cuore ora è ristorato e consolato… neanche lui si rende conto di cosa stia accadendo, ne comprende l’immensità della sua dichiarazione… ora SA! E questa conoscenza fa esultare il suo spirito. Nonostante il corpo sia ancora piagato, il dolore intenso e il fisico indebolito, ora sente una forza straordinaria rinvigorire la sua anima… IO, io so…
3. – Non gli altri intorno a lui, non i moralisti o i religiosi, ma egli sa…. io so.
Non è un “io” intriso di superbia, non è l’”io” dell’arroganza, e neanche quell’”io” parente stretto dell’egoismo e dell’orgoglio del sapere umano: NO, e l’IO della consapevolezza che viene dall’alto, della coscienza illuminata dalla luce dello Spirito santo, della comprensione delle realtà dello Spirito.
4. – E’ l’io
dell’esperienza personale. Dell’acquisizione di una certezza granitica: io so… che Egli è
il MIO Redentore. Gesù Cristo è il mio Redentore. E’ il mio Salvatore, è il mio Dio.
In questa sera che ci accostiamo alla cena del Signore noi non facciamo altro che “testimoniare” ed affermare come Giobbe: EGLI E’ IL MIO REDENTORE… Giobbe sa ora che ha un Redentore, qualcuno che lo libererà dal laccio della morte; una cosa è sapere che c’è un redentore… un’altra cosa è dire il “nostro” Redentore, e ancora meglio e poter gridare “il mio Redentore”. Chi è Gesù per te oggi? E’ il TUO Redentore? Puoi dire che è il tuo Signore?
B. – PERCHE’ UN REDENTORE
1. – Perché è il mio Redentore? Il pane ed il vino che stanno davanti a noi danno una risposta più che esauriente a questa domanda. Il redentore era colui che “riscattava” un parente pagando un prezzo a suo favore, per evitare che perdesse una proprietà o che lui stesso diventasse schiavo. “Se un tuo fratello diventa povero e vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il suo fratello ha venduto.” Il redentore era il parente più stretto; ricordiamo Ruth e Naomi: Boaz aveva il diritto di riscatto… e lo usò. Il redentore era colui che pagava il riscatto. Oggi, che i sequestri di persona sono alla ribalta delle cronache comprendiamo lo stesso il concetto: il sequestrato è destinato alla morte (e questa è la sorte di chi rifiuta la redenzione) se qualche parente non paga il prezzo del riscatto. Pagando si ottiene la liberazione del prigioniero. Gesù è Colui che ha pagato interamente il prezzo della nostra redenzione. Un bellissimo inno recita: “prigioniero del peccato… ma Gesù mi ha liberato allor che la Sua mano mi toccò.
2. – Come nostro fratello maggiore, Gesù, è venuto e ha saldato il conto del nostro riscatto; eravamo schiavi del male e del peccato, lontani da Dio e perduti per sempre.
Ma Egli il Signor nostro Gesù Cristo, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Possiamo testimoniare e proclamare con forza e vigore, con commozione e trasporto che non siamo stati riscattati con oro e con argento, ma il nostro Redentore, l’Agnello di Dio senza difetto né macchia, ci ha riscattaticol Suo preziosissimo sangue. Gloria al nome del Signore!
3. – Il canto che sgorga dal nostro cuore questa sera, mentre celebriamo la cena del Signore è il canto dei 24 anziani del libro dell’apocalisse: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati (riscattati) a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ci hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio, e regneremo sulla terra”. Alleluia!
C. – E’ UN REDENTORE VIVENTE
1. – Molti, come le donne che si recarono al sepolcro, cercano il Vivente tra i morti. La religione ha creato un dio morto… sono innumerevoli le moltitudini che hanno questo dio: un dio fatto a misura di uomo. Un dio astratto e disinteressato dell’uomo e delle sorti dell’umanità. Un dio per la domenica. Molti hanno un “redentore” che giace in una tomba, meta di pellegrinaggi e di idolatria.
2. – Ma il mio Redentore è Colui che, “vive nei secoli dei secoli. ” E’ vero, Egli un giorno morì, e stasera noi ricordiamo la Sua morte sul duro legno della croce, ma ricordiamo anche che la tomba non ha potuto trattenere il Vivente…. EGLI E’ RISORTO! Colui che è la vera vita, e proprio perché è la vita può dare vita. Sei morto? Gesù Cristo ti risuscita e ti da vera vita. Il mio Redentore vive… ma posso dire con Paolo e con tutti i santi che Egli vive IN ME…IN ME…IN ME. Alleluia!
3. Non saprei che farmene di un dio morto; non giova a nulla una religione morta. Il mio Redentore è vivente qui proprio ora; e non solo è vivente ma è ONNIPOTENTE. Può fare ogni cosa… salvare, dare la vita, benedire, guarire, liberare e battezzare con lo Spirito Santo. A questo meraviglioso e benedetto Redentore offriamo il nostro culto, la nostra lode, l’adorazione sincera dell’anima nostra… EGLI E’ DEGNO, perché Egli è stato immolato per noi, di ricevere la gloria, la potenza e l’onore per sempre in eterno! Amen.
D. CHE SI LEVERA’ SULLA TERRA
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- Giobbe sta profetizzando della venuta del Redentore: si leverà sulla terra. Come commenta un servo di Dio è una parola dal significato esteso e glorioso. Il Redentore si eleva sulla terra perché nasce come uomo, ed è un riferimento alla sua incarnazione… mistero sublime e insondabile con il quale niente ha a che fare lo sfarzo e il lusso appariscente del natale religioso di oggi. Dio manifestato in carne…
E’ riferibile alla sua crocifissione: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi (poiché sta scritto: “Maledetto chiunque è appeso al legno”), (Gal 3:13)
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“Giov 12:32 Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me”.
“E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato”
E’ indicata la Sua resurrezione, e alla Sua Ascensione.
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E ancora quando Egli si leverà sopra i popoli e le nazioni per regnare con i santi: il Suo ritorno e il Suo Regno. E allora la morte sarà definitivamente sconfitta; i santi di Dio riceveranno un corpo glorificato, e Giobbe sta dicendo: IO sarò lì… IO e non un altro al posto mio vedrò tutto questo….
IV. CONCLUSIONE
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– Giobbe arriva alla conclusione del suo dire: io vedrò Dio. Il vs. 26 è tradotto in modo differente dai vari traduttori. Sembrano in contraddizione le varie traduzioni, ma in realtà possiamo affermare con Diodati: “Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, nella mia carne vedrò Dio”. E possiamo accettare altri traduttori che dicono “senza la mia carne, vedrò Dio.”
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In Ebraico la parola “basar” (carne) significa anche “corpo”; senza arzigolati ragionamenti teologici, e senza ingarbugliati ragionamenti dottrinali, possiamo concludere che Giobbe vede Dio senza il corpo, ma un giorno riceverà un corpo nuovo, e allora con il corpo lo contemplerà e lo servirà.
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Il mio Redentore vive: a causa di ciò viviamo anche noi. Viviamo su questa terra con la gioia di appartenergli, ma viviamo nella gloriosa speranza dei figli di Dio di un domani meraviglioso che EGLI ha preparato per coloro che lo amano.
Viviamo per il prezzo che Gesù ha pagato per noi e lo ricordiamo con il simbolo del pane, che ci parla del corpo di Gesù, spezzato sulla croce per i nostri peccati, e il vino, simbolo di quel sangue del nuovo patto che Dio ha stabilito con il Suo popolo. Siamo stati REDENTI per il sangue dell’Agnello; a Lui vogliamo dare la Gloria in eterno. Amen!