L’ultima delle esortazioni che l’apostolo Pietro indirizza ai credenti è anche l’ultimo verso del capitolo tre della sua seconda epistola. Questo capitolo è dedicato agli avvenimenti degli ultimi tempi e al ritorno del Signore. Nell’attesa del suo ritorno, Pietro esorta a stare fermi nella fede e ad aspettare queste cose facendo in modo da “essere trovati da lui immacolati e irreprensibili, in pace”. Esortando alla vigilanza sui tentativi del nemico di sedurre i figli di Dio con dottrine che Pietro definisce“errori degli empi” egli conclude la sua breve lettera raccomandando: “Crescete nella grazia e nella conoscenza…” .
Tutta l’opera della salvezza è basata sulla grazia. Siamo salvati per grazia, mediante la fede, e questo è il dono di Dio. Quindi non per ciò che abbiamo fatto o possiamo fare, ma per l’Opera di Cristo al Calvario. Redenti dal sangue dell’Agnello, vivificati da Cristo; ecco il miracolo della nuova nascita, cioè una nuova vita che comincia e che quindi deve, attraverso un processo a volte lento, a volte più solerte, crescerefino a raggiungere dal punto di vista spirituale, la statura di uomini fatti, la statura di Cristo. Questo è quello che teologicamente definiamo “santificazione”.
Questo processo non è determinato dall’impegno e dallo sforzo umano di perfezionarsi e agire secondodeterminate regole e canoni religiosi, ma piuttosto dall’opera dello Spirito Santo nella vita del credente in proporzione a quanto il credente stesso si arrende e si lascia modellare e trasformare. Inizialmente avviene una liberazione completa dai vizi e dai peccati più grezzi e poi con un’opera di “finitura” dai difetti e dalle debolezze del “vecchio uomo”, cioè della natura umana corrotta.
Gli aspetti positivi e le qualità del temperamento e del carattere possedute prima della salvezza, vengono valorizzate e perfezionate, e la crescita spirituale non è altro che la progressiva manifestazione nella vita del credente di quelle virtù che la Parola di Dio definisce il“frutto dello Spirito”.
Dio vuole farci crescere. Le evidenze di un cristiano che cresce sono:
1. – LA MATURITA’ . Un bambino quando cresce è in grado di affrontare le battaglie della vita. Così spiritualmente un cristiano che cresce non sarà mai dominato dal peccato e può affrontare, con l’aiuto del Signore, ogni tentazione e superare ogni prova.
2. – FRUTTO. - Un cristiano che cresce è un cristiano che porta frutto. Il frutto è la capacità di portare anime a Cristo, testimoniando ed evangelizzando, e come già detto, il frutto dello Spirito, quindi dimostrando quotidianamente una vita di amore, pace, gioia…. ecc.ecc.
3. – RESPONSABILITA’. Un cristiano che cresce è uno che lavora. Naturalmente ci riferiamo al lavoro nelle attività e nel servizio spirituale. Il lavoro per il Regno di Dio. Egli comincia con le piccole cose… e la dimostrazione che sta crescendo è la “fedeltà” nelle piccole cose…come potrà fare grandi cose se non è fedele nelle piccole cose? Grandi servitori di Dio hanno cominciato svolgendo nel campo del Signore umili servizi. Stefano, il primo martire cristiano, Filippo il grande evangelista, cominciarono a lavorare nella chiesa servando nelle mense. (Atti 6)
4. – GENEROSITA’ . Un cristiano che cresce impara a dare con generosità per l’opera di Dio. Egli è generoso con ogni sua risorsa o capacità: tempo, denaro, disponibilità… Questo è un principio che viene da Dio. La Bibbia dice che “Egli ha dato il Suo Figliuolo…” e Gesù ci ha insegnato che è cosa migliore il dare che il ricevere.
5. – STABILITA’ - Un cristiano che cresce non crollerà in tempi difficili che sopraggiungono nella vita: malattie, crisi finanziarie, problemi familiari, ma in tutte queste cose si fortificherà.
La crescita spirituale non può essere determinata solamente ascoltando il sermone domenicale o da qualche occasionale studio biblico. Non si può crescere se mancano i requisiti necessari che determinano lo sviluppo e la crescita, come lo studio della Parola, la preghiera, la comunione con Dio, la comunione con i fratelli.
Esemplificando, possiamo fare un paragone con la crescita fisica e quindi affermare che ci sono quattro regole d’oro per una crescita sana e completa:
1. Una buona Dieta;
2. Un giusto Riposo.
3. Una costante Profilassi.
4. Un Esercizio quotidiano.
1 – Dieta: “Il puro latte della Parola” per cominciare, (Salmo 1:1-3), e poi la preghiera, la testimonianza personale dell’opera della grazia, la frequenza assidua della comune radunanza e la comunione fraterna e lo studio personale delle scritture garantiranno uno sviluppo omogeneo e costante nella crescita del credente.
2 - Riposare nel Signore: Avere fede e contare sulle Sue promesse. Essere disposti a imparare a ringraziare Dio sempre, per ogni cosa; lodarlo e adorarlo in tutte le circostanze. Egli ha detto: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò. (Ebrei 13:5) Gesù dice: “Io vi darò riposo.” (Matteo 11:28) Nella Sua presenza troviamo il giusto riposo. Cioè quella pace e quella gioia che sopravanzano ogni conoscenza…
3 – Profilassi. Significa evitare malattie. Prevenire piuttosto che curare. Molte malattie sono dovute ainfezioni da batteri o da virus…. Ma anche a dieta scorretta, a mancanza di riposo… Spiritualmente è possibile con l’aiuto dello Spirito Santo non ammalarsi. Nel Salmo 19:14 è scritto: “Siano gradite davanti a Te le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore.” Controllare i propri pensieri, non indugiare in sentimenti deleteri per l’anima, come risentimento, amarezza, gelosia… e poi mantenersi puri dalla sporcizia e dalla contaminazione di questo mondo.
“O Dio crea in me un cuore puro. . . (Salmo 51: 10)
4 – Esercizio fisico. Esprimendosi in senso spirituale l’esercizio della pietà è raccomandato da Paolo a Timoteo (1 Tim. 4:8) come migliore dell’esercizio fisico. Come credenti dobbiamo impegnarci a lavorare per il Signore nei molteplici impegni della comunità per evangelizzare, testimoniare, assistere i bisognosi, incoraggiare, esortare.
Se andiamo all’inizio di questa stessa lettera di Pietro, troviamo nel capitolo 1:5-9: “… aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’auto-controllo, all’auto-controllo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore. Perché, se queste cose si trovano in voi abbondantemente, non vi renderanno pigri né sterili nella conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo”.
Il cristianesimo non è passività, parole, proclami verbali, sotto l’etichetta della “grazia mistificata”, ma una vita pratica di opere e frutti spirituali.
Abramo per fede ottenne le promesse di Dio…, ma Abramo era un uomo che per fede ”uscì fuor da Ur dei caldei”, che per fede “offrì “, che per fede disinteressatamente “divise“, che per fede diede la decima. Abramo era un uomo d’azione. Un facitore “per fede”.
Non ignoriamo quindi il fatto che dobbiamo prima essere, per poi poter fare, ma dobbiamo ricordare anche che ciò che facciamo è il segno e la misura di ciò che veramente siamo.