"Beati i
poveri"
Matteo
5:1-3
Il sermone sul monte è stato predicato dai più grandi predicatori di tutti i
tempi. La parola di Dio incarnata annunciava i principî del regno dei cieli. Il Padre celeste ci offre una testimonianza sul suo conto. Matteo
17:5.
Non c’è privilegio migliore se non quello di ascoltare le parole del Signore. Non siamo stati presenti per sentirLo di persona ma un giorno sul monte di Sion la Sua voce sarà
sentita da ciascuno di noi. Isaia 2:3.
Secondo le usanze della cultura orientale, come gli insegnanti giudei, Gesù, in mezzo ad un anfiteatro naturale, si siedeva per ammaestrare le moltitudini. Cristo inizia il suo sermone parlando di beatitudini. Infatti, Egli è, venuto sulla terra per benedire, non solo per acquistarci ma di versare benedizioni su di noi. |
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La meditazione si limiterà a considerare questa prima beatitudine riservata ai
poveri di spirito.
Il termine
beato
La parola letteralmente significa felice, più di un sentimento basato su circostanze, ma un senso profondo di soddisfazione e
contentezza.
L’intento di Gesù è di dimostrare che la felicità, che è la meta di tutti gli
uomini, non risiede nell’opinione generale della gente, cioè nelle ricchezze, nel lusso, nell’abbondanza o nei piaceri.
Egli vuole correggere questa mentalità errata. All’esterno l’uomo può avere
tutto, ma dentro soffrire di una tremenda angoscia e profonda tristezza.
Significato di
poveri
La parola poveri qui usata non è necessariamente collegata alla povertà
materiale, anche se l’uomo deve essere disposto ad accettare anche la povertà, se ciò è permesso da Dio.
Saremo felici se ci accontentassimo di ciò che Dio e la sua sapienza ha voluto
per la nostra vita. D’altro canto, non è accettabile pensare come alcuni, che Dio vuole che noi volutamente gettiamo via la Sua provvidenza, facendo qualche voto di povertà. Essere poveri non è
in sé una benedizione come non è una maledizione essere ricchi.
Essere poveri in spirito è
essere consci del nostro bisogno di Dio, invece di un senso
d’autosufficienza. Noi riconosciamo umilmente di essere dei peccatori privi di una nostra giustizia.
Siamo disposti a ricevere le ricchezze della grazia di Dio e la sua
misericordia come unico mezzo per la nostra salvezza.
Ci svuotiamo davanti a Dio in attesa che Lui ci riempia delle Sue virtù.
Facciamo affidamento ai meriti di Cristo per la nostra giustificazione. Esempi di questo sentimento sono nel pubblicano che pregò nel tempio, e nella reazione del profeta Isaia, quando nel tempio
ebbe la visione della santità di Dio .
A volte, nell’antico testamento, il popolo di Dio veniva descritto con gli
aggettivi di poveri e umili per sottolineare la loro debolezza e insufficienza ma allo stesso tempo in questa condizione erano oggetto del favore e della benedizione di
Dio. Salmo 40:17; Isaia 41:17; Sofonia 3:11-12.
La chiesa di Laodicea è un esempio di chi è ricco nello spirito però
spiritualmente povero Apocalisse
3:17.
In contrasto a ciò, abbiamo l’apostolo Paolo spiritualmente ricco, abbondava in
doni spirituali e virtù cristiane però povero nello spirito; si considerava l’ultimo degli apostoli, si è definito: l’aborto, il primo dei peccatori. Di fronte alla grandezza e alla santità di
Dio, Paolo sapeva di essere indegno e immeritevole.
Poveri in Spirito collegato
con la convinzione del peccato.
Per ricevere la salvezza occorre sentirsi convinti di peccato. La convinzione è
un’evidenza dell’amore di Dio. Se Egli avesse voluto che tu ed io ci saremmo perduti, ci avrebbe lasciato andare per conto nostro, invece Lui, per mezzo dello Spirito Santo ci fa sentire la
nostra inadeguatezza spirituale. Questa povertà di spirito ci spinge a cercare il Suo regno.
Il povero in spirito può essere felice perché la grazia di Dio è abbondante ed
è sufficiente per perdonare i nostri peccati e cancellare ogni colpa. Il Signore provvederà quella vita esuberante che l’uomo così tanto brama.
I poveri in spirito già
godono del regno di Dio.
Gesù ha incoraggiato i Suoi dicendo: "Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è
piaciuto darvi il regno". Luca
12:32. In Cristo, al presente, siamo beneficiari del nuovo
patto: arricchiti dalla presenza di Gesù nella nostra vita.
La Sua pace e la gioia c’è stata data: "Io vi lascio la mia pace non come la pace che il mondo
vi dà, la mia gioia sia in voi completa". Viviamo oggi nel regno
della grazia di Dio nell’attesa del suo regno di gloria che sta preparando per noi.
Beati quelli che non cercano nei regni di questo mondo la fonte della loro
soddisfazione, che non fondono la loro esistenza sui valori del presente secolo, ma riconoscono la necessità e il gran valore del vangelo di Cristo e della Sua parola.
Quando l’uomo scopre la sua
povertà spirituale, ha imboccato la strada che conduce alla sorgente: la presenza di
Dio dove c’è gioia a sazietà.