L'USO DEL VELO
Ma qual'è la posizione biblica al
riguardo?
All’insegna della libertà, dell’emancipazione e
dei tempi moderni, oggi, alcune donne cristiane, seguono l’es empio negativo di quelle di ieri a Corinto. Non era una questione locale e di costume, l’“antico” richiamo rivolto all’apostolo Paolo
è una sana esortazione della Parola di Dio valida anche ai giorni nostri, affinché i sani princìpi divini vengano attuati in un mondo
dove il significato di libertà subisce sempre continue alterazioni.
Gesù Cristo, il Grande Emancipatore, ha garantito vera libertà per tutti i credenti. L’Evangelo, con la sua potenza, ha abbattuto per sempre barriere sociali, di razza e di sesso. Dovunque, il
popolo di Dio, redento dal sacrificio di Cristo, ha goduto e gode di questa emancipazione. Non c’è “né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è maschio né femmina; poiché voi tutti
siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28). Questo verso è stato considerato la “magna charta” della libertà in Cristo. Se consideriamo, però, la storia del cristianesimo dalle origini fino ad oggi,
non possiamo fare a meno di notare che molto spesso si è abusato della libertà cristiana e i suoi privilegi sono stati utilizzati con tale eccesso da divenire “licenza”. Era questo il caso delle
donne cristiane di Corinto, le quali usavano la libertà ricevuta da Cristo per “rivendicare” la loro uguaglianza con gli uomini, manifestando così scarsa riverenza nel culto al Signore, creando
un’atmosfera irriguardosa, quando era necessario invece mantenere una profonda attitudine di umiltà. Qualcuno obietterà che si trattava di una questione di costume limitata alla comunità locale,
ma se consideriamo il richiamo dell’apostolo Paolo che, guidato dallo Spirito
Santo, esamina l’argomento in modo tanto ampio, dobbiamo obiettivamente ammettere che il problema non è soltanto locale e di costume. Nella prima lettera ai Corinzi, al cap. 11, i primi 16 versi
trattano questo soggetto da diversi punti di vista. Lasciamo l’aspetto spirituale e quindi più importante alla fine e notiamo prima di tutto che il capitolo contiene:
Un appello al decoro
“Giudicatene voi stessi: È egli conveniente…” (I Corinzi 11:13). È un principio quanto mai importante. Se i credenti si ponessero sempre questa domanda, prima di compiere determinate scelte, la
dignità cristiana verrebbe sempre salvaguardata. Quando le scelte che compiamo ci creano qualche perplessità, lasciamo al Signore il beneficio del dubbio piuttosto che svilire l’onore della
testimonianza cristiana per reclamare i nostri diritti, più o meno legittimi, acquisiti in base alla libertà individuale. Qualcuno obietterà che per le donne coprirsi il capo durante il culto al
Signore è
soltanto un formalismo, ma non si può negare che c’è un effetto salutare nell’aderire ad una forma esteriore ispirata al decoro. Determinate regole, anche di carattere sociale, sono
particolarmente giovevoli, soprattutto oggi quando sembra comunemente accettata la tendenza ad impoverire ogni principio etico. L’estraneo che entra in uno dei nostri locali di culto si
meraviglierà della semplicità del luogo, dell’assenza di immagini, di altari, ecc., ma rimarrà certamente colpito dall’attitudine di profonda riverenza delle donne cristiane che partecipano con
il capo coperto, come anche dal decoroso abbigliamento di tutti i partecipanti, uomini e donne.
Un appello alla natura
Dopo la domanda: “È decoroso?”, viene l’altro interrogativo: “È naturale?”. “La natura stessa non v’insegna ella che se l’uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna
porta la chioma, ciò è per lei un onore; perché la chioma le è data a guisa di velo” (I Corinzi 11:14, 15). Nell’ordine divino non v’è nulla che sia contro natura. Lo spirituale e il naturale si
armonizzano in modo perfetto, secondo il piano di Dio. Perciò, questa domanda ha la sua importanza. Quante volte noi tutti, uomini e donne, saremmo salvaguardati dalle esagerazioni delle nostre
scelte se fossimo pronti a lasciarci istruire dal meraviglioso esempio di equilibrio che ci fornisce la natura. Se in natura stessa la donna è dotata di una chioma più lunga, quasi come un velo
che abbellisce ed impreziosisce la figura femminile, perché allora le credenti stesse non vogliono apparire dinanzi a Dio con proprietà, decoro e delicata bellezza? Qualcuno, pur di sostenere la
propria intransigente posizione contro l’uso del velo da parte delle donne cristiane, afferma che se “la chioma le è data a guisa di velo” non occorre altro, perché il capo è coperto. Questo è il
classico caso del “testo tolto dal contesto che diventa pretesto”. Infatti, nello stesso capitolo è detto: “…ogni donna che prega o profetizza senz’avere il capo coperto da un velo, fa disonore
al suo capo, perché è lo stesso che fosse rasa. Perché se la donna non si mette il velo, si faccia anche tagliare i capelli!” (I Corinzi 11:5, 6). Il testo che fa appello alla natura, contiene
anche un richiamo anche gli uomini “capelloni”, considerandoli degli “effeminati e dei damerini”. Un notissimo commentatore biblico afferma a proposito di questo testo: “Il fanatismo sfida la
natura, il cristianesimo (vero) la rispetta, la perfeziona, la santifica... lo Spirito di Cristo sviluppa... ciascun individuo secondo la propria natura, non secondo quella degli altri. Rende
l’uomo più veramente uomo e la donna più veramente donna”.
Un appello alla consuetudine
Esistevano in Corinto, e purtroppo ve ne sono ancora, dei contestatori che non pensavano nemmeno lontanamente di condividere le ragioni esposte e per partito preso avrebbero cercato cavilli per
rifiutare il consiglio della Parola di Dio. Per questo Paolo si richiama alle regole attuate dagli apostoli e dalle chiese o “assemblee” di Dio, dichiarando perentoriamente che tale “usanza” non
era
comunemente accettata. Bisogna notare quanto sia importante questo appello agli usi, degni di rispetto, perché applicati dagli apostoli e dalle chiese dell’era apostolica, e se la Chiesa
cristiana fedele a tutto l’Evangelo desidera richiamarsi alla semplicità e alla potenza della Chiesa cristiana
dei primi secoli è doveroso accettare ed attuare questo uso che, per decoro e dignità, onora ogni comunità cristiana. Inoltre, autorevolmente, l’apostolo non consente alcuna replica
sull’argomento,
ricordando che né gli apostoli né le chiese hanno l’abitudine di perdersi in ragionamenti cavillosi proposti dai contestatori. È evidente che si deve tener conto dell’uso e della cultura del
paese in cui si vive, perché i cristiani non appaiano stravaganti nell’ambiente in cui vivono, ricordando tuttavia che la moda e gli usi vanno ripudiati quando contrastano con la natura stessa o
la distorcono e quando, ancora di più, infrangono le regole morali stabilite dalla Parola di Dio, riguardanti la modestia, la sobrietà e il decoro.
Un appello ai princìpi scritturali
Abbiamo lasciato quasi in fondo, ma questo non ne diminuisce certamente l’importanza. Stabilito il principio che “Dio è ordine”, di conseguenza tutto deve rimanere nel ruolo proprio assegnato
dalla legge divina. Se era vero che il velo rappresentava un segno di sottomissione, l’apostolo ispirato dallo Spirito Santo ricorda che, nei rapporti con Dio, la donna e l’uomo sono uguali, ma
nella sfera sociale ricoprono ruoli differenti. Differente non vuol dire inferiore o superiore, ma ognuno, nella sfera di servizio in cui Dio stesso l’ha posto, svolge fedelmente il proprio ruolo
nel riconoscimento dell’ordine divino. Tanto argomentare sull’uguaglianza dei sessi ignora che Dio li ha creati per essere di complemento e non in competizione l’uno con l’altro. L’uguaglianza in
senso giuridico e
sociale non può assolutamente ignorare l’ordine naturale stabilito dalle leggi divine. Mentre ognuno può ricordare uomini e donne che svolgono i propri ruoli con ostentata aria di sfida, può
anche apprezzare il ricordo gratificante di tanti uomini e donne che con gentilezza e squisita delicatezza compiono la loro opera al servizio degli altri.
Un appello all’equilibrio
Se Biblicamente la donna cristiana deve portare il capo coperto quando “prega o profetizza”, bisogna anche ricordare che c’è un richiamo per l’uomo cristiano che non “deve far disonore al suo
capo”. Quindi, anche lui deve assumere la giusta attitudine davanti al Signore, in un atteggiamento che manifesti dignità e riverenza. Infine, sarà utile mostrare sempre tatto e discrezione verso
le visitatrici che assistono alle riunioni a capo scoperto per ascoltare il messaggio dell’Evangelo, senza imporre loro obbligatoriamente l’uso del velo. Qualsiasi persona di buon senso ben
presto o
comprenderà la ragione di questo costume o chiederà spiegazioni! Incoraggiamo sempre l’attuazione dei princìpi biblici nelle nostre comunità, esortandoci a vicenda perché possiamo seguire i
“sentieri antichi”, liberandoci da tutte quelle forme di mancanza di cortesia che certamente non manifestano lo Spirito di Cristo.