La morte non è soltanto l'ultimo nemico, ma anche uno dei primi, il più tenace e duraturo. In ogni epoca gli uomini l'hanno temuta e hanno cercato di procrastinarne la venuta. In ogni paese e in ogni epoca si è fatto ricorso a metodi volti a eliminare o, perlomeno, a nascondere la sua manifestazione. Si è cercato di soddisfare gli spiriti maligni, sono stati bruciati soldi e si è offerto del cibo affinchè non mancasse nulla al morente o a colui che era già morto; eppure il lamento e il dolore hanno continuato a straziare il cuore quando la morte ha portato via uno dei propri cari.
Ora, però, nel Vangelo di Cristo tutto è
cambiato per colui che crede. La morte dei nostri cari non rappresenta che una temporanea separazione, perché, per chi è salvato, significa essere finalmente con Cristo, il che è una cosa di gran
lunga migliore. Pensando ai cari di cui siamo stati privati, ci rallegriamo della loro gioia futura, e scopriamo che le nostre lacrime sono più dolci.
La morte stessa, tuttavia, un giorno sarà abolita, allorché l'opera della redenzione sarà completa e il numero degli eletti di Dio sarà raggiunto. Allora il credente sfiderà la morte e l'inferno
per mostrar loro la vittoria di cui è stato reso partecipe. E, ancora di più, il nostro Signore Gesù Cristo, attraverso la Sua morte, ha già reso Satana impotente, e con lui il potere della
morte. Questo principe malvagio non è onnipotente; la sua forza è limitata, e comunque sottoposta alla potenza superiore di Dio.
Dovremmo pertanto affrontare con coraggio anche i giorni in cui la morte è all'opera, senza temere il male, poiché conosciamo Colui che ha vinto la morte e sappiamo che essa non è altro che la
porta d'accesso alla vita.
Altri riferimenti biblici: Ebrei 2:14; II Tim. 1:10; Isaia 25:8; II Tim. 1:7; Salmo 23:4
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