Io non vi chiamo più servi, perché il servo non
sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. (Gv. 15:15)
Cari nel Signore, se non impariamo a
sottometterci a Dio, in ogni particolare della
nostra vita, non conosceremo mai la gioia del sacrificio di sé. Rinunziare al nostro "IO", a se stessi, è l’atto più difficile che possiamo compiere.
Appena ci sottomettiamo a Dio, lo Spirito Santo ci dà subito segni di conferma della gioia di Gesù. Scopo finale del sacrificio di sé è di mettere la propria vita per il nostro Speciale Amico;
quando lo Spirito Santo entra in noi, il maggior desiderio che abbiamo è appunto quello di mettere la vita per Gesù; l’idea del sacrificio non ci sfiora nemmeno, perché non ci riguarda; il
sacrificio è la sofferenza d’amore dello Spirito Santo.
Gesù è l’esempio perfetto di una vita che si dona interamente. “Io prendo piacere, o Dio, nel fare la Tua volontà.” Egli camminò per la via del sacrificio con gioia esuberante. Ora la domanda
sorge spontanea....Mi sono mai arreso a Gesù con sottomissione assoluta? A nulla serve il sacrificio se Gesù non è la stella polare; ma se esso è fatto con lo sguardo rivolto a Lui, lenti ma
sicuri cominciano a vedersi gli effetti di quell’influenza che plasma e modella.
Amare il Signore non ha niente di sentimentale; amare come Dio ama è un fatto pratico, il più pratico che il credente debba affrontare.
Io vi ho chiamati amici”, un’amicizia basata sulla nuova vita creata in noi, che non ha nessuna affinità con la nostra vecchia vita, ma ne ha solo con la vita di Dio; un’amicizia indicibilmente
umile, di purezza immacolata ed assolutamente devota a Dio.
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